Marco Pacassoni, classe 1981, è uno dei più bravi e versatili vibrafonisti italiani. Un musicista completo, di quelli baciati dalla dea della musica. Vive a Fano, s’è laureato al conservatorio di Pesaro e quindi negli Stati Uniti alla mitica Berklee School of Jazz, in entrambe con lode. Continua a leggere
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Eugenia Canale, jazz e Risvegli, omaggio all’armonia
Quel do centrale ripetuto in modo apparentemente irregolare fa pensare alle prime gocce d’acqua che tintinnano annunciando l’imminente scroscio di pioggia. «L’ho composto un anno fa. Quella mattina si mise a piovere dopo mesi di siccità. Il brano mi è uscito di getto con una suggestione, la terra si stava risvegliando», mi racconta Eugenia Canale, che vedremo a Piano City Milano il prossimo 20 maggio (ore 12, alla Biblioteca Affori, via Affori 9).
Risvegli è il titolo del brano d’apertura e anche quello del suo nuovo lavoro pubblicato un mese fa. Nove tracce per un disco solido e sofisticato dove non c’è soltanto tecnica ma anche tanta passione e cultura. Il dialogo tra il pianoforte di Eugenia e l’armonica a bocca suonata da Max De Aloe richiama le atmosfere “latine”, accarezzate, alla Toots Thielemans. Alla parte ritmica ci pensano egregiamente Riccardo Fioravanti al contrabbasso (che in Cape riproduce il suono di un berimbau) e il fantasioso Marco Castiglioni alla batteria. Continua a leggere
Ludovica Burtone: le scintille della musica
Sparks, scintille, falischis nella lingua friulana, regione da dove Ludovica Burtone proviene. È il titolo del lavoro che la violinista ha pubblicato il 3 marzo scorso per l’americana Outside in Music. Sei brani, 45 minuti di ascolto, per un lavoro le cui definizioni di genere vestono stretto. Sono scintille, appunto. Scintille di musica che esplodono in tutta la loro lucentezza o fingono di soffocare sotto la cenere. Il fuoco che arde è quello della musica. Classica, cameristica, jazz, latin: si sentono i richiami di così tante idee geniali nelle armonie delle composizioni e sotto le dita di quel violino che comanda in modo leggero, amalgamandosi con il quartetto d’archi (Fung Chern Hwei, violino, Leonor Falcon Pasquali, viola, Mariel Roberts, violoncello) con il pianoforte di Marta Sanchez, il contrabbasso di Matt Aronoff, la batteria di Nathan Elmann-Bell, o con l’incredibile sax di Melissa Aldana in Awakening. E ancora, nelle chitarre “brasiliane” di Leandro Pellegrino e nella “batucada” di Rogerio Boccato (nella splendida rivisitazione di Sinhá di Chico Buarque e di João Bosco), nella voce/strumento di Sami Stevens in Altrove. Continua a leggere
I paesaggi sonori di Tuulikki Bartosik
Oggi vi porto in Nord Europa. Per essere più precisi, un po’ in Svezia e un po’ in Estonia, per incontrare Tuulikki Bartosik, gran brava musicista che si colloca tra il folk e l’avanguardia. Tuulikki è una “Baltoscandic”, la cui vita è equamente divisa tra Scandinavia e paesi Baltici. Il suo strumento è la fisarrmonica a bassi sciolti, cioè i bassi non sono risolti solo in accordi ma anche in note singole (per la cronaca, usa una italianissima Pigini, azienda nata nell’anconetano nel 1946, costruita appositamente per lei). È anche una cantante, una compositrice e una polistrumentista, suona il pianoforte, l’harmonium e lo zither, strumento della famiglia dei cordofoni, molto diffuso nel paesi scandinavi e baltici. Continua a leggere
Dan Costa: con “Beams” batte il cuore del latin jazz
Beams, raggi di luce. E proprio la luce è la protagonista del nuovissimo lavoro di Dan Costa. Pianista dai solidi studi e da una raffinata creatività, come avevo scritto nel marzo dello scorso anno in occasione di un brano, Iremia, pubblicato insieme a Randy Brecker, Allora suonava di pace interiore, giusto in un momento in cui l’invasione russa in Ucraina stava iniziando il suo macello disorganizzato. Luce è speranza, vita, invito alla positività.
Claudio Felici: “Guarda da qui”, è tutta un’altra prospettiva…
Carlo Felici, l’autore. Guarda da qui, il titolo. AlfaMusic (Pop&Roll), l’editore. Una cover ad acquerello dove prevale il rosso. Un altro mondo? Un tramonto? Un invito a guardare da altre prospettive? Di Claudio Felici non ne avevo mai sentito parlare prima, né tantomeno del suo disco, composto da otto tracce, insomma un album degno di questo nome. Un valido motivo, per come la vedo io, di metterlo in cuffia.
Se provate a fare una ricerca in Internet su Felici non c’è nulla, o meglio, qualcosa c’è ma per altri motivi (un pittore)… che sia il moniker di qualche artista? Poi, sui credits leggo un nome che conosco bene, Francesco Bruno, uno dei più bravi, creativi e tecnicamente impagabili chitarristi di cui il nostro Paese può fregiarsi (di lui ne avevo scritto non molto tempo fa sul blog). Continua a leggere
Disco del mese/ Here It Is: A Tribute to Leonard Cohen
Fra le tante uscite di ottobre mi ha colpito un lavoro che, dalla sua pubblicazione, è diventato per me un ascolto quotidiano. Si tratta di Here It Is: A Tribute to Leonard Cohen, edito dalla Blue Note Records e dato all’ascolto il 14 del mese scorso.
Non sono un amante dei dischi che in qualche modo sfruttano il lavoro di artisti scomparsi. Ma qui, accidenti, siamo davanti a ben altra cosa. Un vero tributo, un omaggio in punta di piedi ma potente, ricco e fedele, dove non prevale l’identità del singolo artista che interpreta ma dell’autore. Che risponde all’immenso nome di Leonard Cohen, uno dei più grandi cantautori che hanno calcato questo pianeta, ammirato, imitato, seguito.
L’idea del disco – come probabilmente avrete già letto – è di Larry Klein, bassista stranoto, vincitore di Grammys, compositore e turnista d’eccellenza (da Bob Dylan a Peter Gabriel, da Herbie Hankock a Joni Mitchell (della quale è stato anche marito), amico di Cohen fin dai primi anni Ottanta. Il quale ha pensato a un parterre di artisti da brivido: Norah Jones, Peter Gabriel, Gregory Porter, Sarah McLachlan, Luciana Souza, James Taylor, Iggy Pop, Mavis Staples, David Gray e Nathaniel Rateliff. Continua a leggere
Ermanno Cavazzoni: il liscio, lo studio e il suo futuro provocatorio
Oggi parte a Bologna Mens-a. Un festival filosofico ma non solo, che vuole portare agli studenti universitari e alla società civile una sana iniezione di cultura. Il Pensiero ospitale, in tutte le sue declinazioni, regnerà per un mese (fino al 14 ottobre) in sette città dell’Emilia Romagna. Sette “palestre” nelle quali una sessantina di studiosi di fama internazionale si alterneranno per raccontare il futuro. Questo è il tema della settima edizione.
Futuro declinato in tanti modi seguendo un filo logico che parte da Bologna con Parole, Immagini e Memoria, passa per Parma, il 22 settembre, con Fiducia, Futuro e Sostenibilità; si dirige, il 24, a Ravenna per affrontare un tema gigantesco, Conosci te stesso, per poi arrivare a Ferrara il 6 ottobre con Maestri, ripartire per Reggio Emilia il 7 con Osa Sapere, l’8 a Vignola per parlare di Tradizione e Traduzione e chiudere, il 14, a Modena con Tolleranza e Raccontare la Storia. Continua a leggere
Jali Babou Saho: i griot, la kora e lo scopo della musica
La kora è uno strumento che mi ha sempre affascinato. Perché ha la capacità di liberare la fantasia, di ammaliare, di rendere magica la musica. Tra i dischi che ascolto spesso ci sono Ballaké Sissoko con Vincent Segal al violoncello in Chamber Musica, lavoro del 2009, Sona Jobarteh, una grande e magnifica musicista, prima suoantrice donna di ora proveniente da una famiglia di griot, i depositari di questo strumento, in Fasiya del 2011, Ablaye Cissoko con i canadesi Costantinople, in Traversées, lavoro del 2019, e Toumani Diabaté (cugino della Jobarteh) con il grande chitarrista Ali Farka Touré in quell’album bellissimo che si intitola In The Heart of The Moon (ascoltatevi Kadi Kadi). Musica che viene dai cantastorie gambiani e maliani, discendenti di griot di origine mandinka (le popolazioni dell’Africa Occidentale) che si sono passati di generazione in generazione la difficile arte del suono di questo strumento simile a un’arpa e a un liuto, complesso quanto incredibile. Continua a leggere
Vezzoso-Collina: a Porciano con “Kind of Vasco”
Una domenica di bella musica nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, sull’Appennino Tosco-Emiliano, il penultimo appuntamento (l’ultimo sarà il 27 con Ludovico Einaudi) di una sei giorni di un Festival molto interessante per la sua costruzione musicale grazie alla direzione artistica di Enzo Gentile, organizzato dall’Associazione culturale PratoVeteri di Pratovecchio Stia. Oggi alle 5 del mattino, alla Pieve di San Pietro di Romena, Adam Kromelow ha presentato il lavoro dei Genesis Piano Project, progetto iniziato alcuni anni fa con un altro pianista, Angelo Di Loreto, purtroppo mancato due anni fa. Adam lo abbiamo incontrato al festival Ahymé di cui vi ho parlato recentemente in questo post, intervistando Giovanni Amighetti. Continua a leggere