Agenda Brasil 2025 celebra Léa Freire: ritratto di una musicista che sfida gli stereotipi

Léa Freire – Foto di Caroline Bittencourt

Stasera al cinema Anteo di Milano inizia la dodicesima edizione di Agenda Brasil, Festival Internazionale di Cinema Brasiliano. Vi starete chiedendo perché mai sto scrivendo di cinema in un luogo di musica. Perché il tema di quest’anno è Brasile: presente!, Il Paese latino americano è tornato dopo anni incerti non solo con il buon cinema ma anche con la miglior musica, con due docufilm dedicati a due grandi della musica brasileira, Léa Freire e Luiz Melodia, e un delizioso spaccato sulla nascita di Radio Fluminense, A Maldita (La maledetta) a Rio de Janeiro, emittente che nei primi anni Ottanta ha contribuito non poco a fare emergere il fenomeno del Rock brasiliano. 

La ragione per cui vi sto scrivendo tutto questo ha un nome e un cognome, Léa Freire, paulistana, musicista, compositrice, direttrice d’orchestra, fondatrice dell’etichetta discografica Maritaca. Léa è un’anima libera, combatte con determinazione da sempre gli stereotipi, la sua musica affonda nelle radici del suo Paese e nella sua inesauribile creatività. «Suono perché senza la musica mi ammalerei», mi dice. «Non sto scherzando, ho persino la prescrizione medica incorniciata al muro, che mi dice che devo suonare per restare in salute, dunque la musica è la mia medicina!». Continua a leggere



Francesco Maria Mancarella: “What I Felt”: anatomia poetica di un pianoforte reinventato

Settimana scorsa è uscito What I Felt, album per piano solo preparato di Francesco Maria Mancarella. Chi legge Musicabile se lo ricorderà: nell’aprile dello scorso anno ho pubblicato una lunga intervista che potete rileggere qui, un occasione dell’uscita del suo Nord, disco registrato in Islanda lontano da tutto e da tutti, molto intenso.

What I Felt è un ulteriore passo avanti nella ricerca improvvisativa di una musica classica crossover di questo giovane pianista e compositore leccese. A differenza dell’altro lavoro qui Francesco ha deciso di lavorare a casa sua preparando un suo pianoforte per farlo ha impiegato un bel po’ di tempo e una buona quantità di feltri, diversi per spessore e composizione, che ha pazientemente applicato su tutte le corde del pianoforte.  Continua a leggere



Perché “Forever Young” di Sara Jane Morris & Solis String Quartet è un monito per la musica contemporanea

Forever Young. No, non è il brano degli Alphaville uscito nel 1984, che per inciso dava il nome anche all’album, ma il titolo di un disco fresco, fresco d’uscita, oggi, firmato da Sarah Jane Morrison e dal Solis String Quartet. Una collaborazione già rodata, ricordate All You Need Is Love?, album monografico sui Beatles uscito nel 2022?

L’impianto è lo stesso: la voce baritonale di Sarah, “sporca” al punto giusto, voce Blues, potente e inconfondibile e gli archi del quartetto napoletano che ha fatto della ritmica un punto di forza. Due violini (Luigi Di Maio e Vincenzo De Donna), una viola (Gerardo Morrone) e un violoncello (Antonio Di Francia, che è anche l’arrangiatore dei progetti del Solis) con cui cavalcano senza timore generi musicali ed epoche storiche.  Continua a leggere



Consoli, Salmaso, Shankar, identità in movimento: quando la musica diventa casa oltre i confini

C’è un fil rouge che unisce tre lavori pubblicati nel corso di quest’anno. Uno, uscito settimana scorsa, Amuri Luci di Carmen Consoli, l’altro, Minha Casa di Mônica Salmaso il 2 settembre e Chpater III: We Return To Light di Anoushka Shankar, il 14 marzo. Ve li propongo perché, oltre a essere tutti e tre notevoli per qualità, progetto e indiscussa bravura delle artiste in questione, tracciano un sentiero di resilienza, e innovazione che attraversa il nostro pianeta, dal’Italia, al Brasile all’India. 

Non è affatto banale che tre artiste così diverse trovino terra di dialogo nei concetti di identità culturale radicata, ibridazione estetica, narrazione ciclica e richiamo a un ascolto profondo e consapevole. In tutti e tre i casi la “tradizione popolare” non è rivendicata come mera appartenenza, ma materia viva, pulsante, che deve percorrere il presente. 

Ciascuna ha proposto un progetto ampio (per Shankar la trilogia con il terzo capitolo conclusivo; per Consoli la trilogia che si avvia con Amuri Luci; per Salmaso, il progetto concertistico che trasforma un format di duetti “creati in casa” in live) con l’esigenza di segnare un percorso di speranza e saggia provocazione in un momento di grandi incertezze, tensioni, povertà culturale e mancanza di ricordo. Continua a leggere



L’arte matura di Antonio Faraò: emozioni e tecnica in “Kind Of… Piano Solo”

Antonio Faraò riesce sempre a stupire. Dopo quarant’anni e passa di jazz vissuto come impegno assoluto e devoto e dopo aver suonato con il Gotha dei jazzisti mondiali (tipi come Benny Golson, Wayne Shorter, Chico Freeman, Bob Berg, Joe Lovano, McCoy Tyner, Eddie Gomez, Jack DeJohnette, Billy Cobham, Didier Lockwood, Herbie Hancock), Faraò ha fatto il passo decisivo, quello che i grandi interpreti temono e bramano più di tutti. Un disco solo, il suo primo. Lo ha intitolato Kind Of… Piano Solo. 

È uscito il 19 settembre scorso, pubblicato da Notes Around Ag e distribuito da Azzurra Music solo su supporto fisico (vinile e Cd), 12 tracce per 50 minuti di ascolto. Un lavoro che, per chi lo segue e conosce il suo andar per jazz, lo rappresenta fino in fondo. Quattro omaggi agli artisti e agli standard che più lo rappresentano – There Will Never Be Another You di Harry Warren,  O Que Será di Chico Buarque de Hollanda, Round Midnight di Thelonious Monk e I Didn’t Know What Time It Was di Richard Rodgers – e otto brani farina del suo sacco. Continua a leggere



Un grande del jazz italiano, Gianni Coscia, firma il suo primo “disco solo” a 94 anni

Gianni Coscia – Foto di Daniela Bellu

Come capita raramente ho praticamente suonato una serie di brani di botto, uno dopo l’altro e – complice la bravura di Paolo Facco dietro al mixer che quasi senza dirmelo ha cominciato a registrare – è venuto fuori questo lavoro. Ascoltandolo alla fine della sessione mi sono reso conto che senza quasi volerlo stavo raccontando in musica la mia vita e inconsapevolmente ho creato una scaletta praticamente cronologica. Quello che si ascolta è dunque una serie di tappe essenziali della mia vita artistica: qualche volta si tratta solo di semplici ricordi, in altri casi il brano è invece collegato a incontri importanti con altri musicisti e alle elaborazioni che ne sono scaturite. Un sunto della mia vita musicale.

Quella che avete appena letto è la nota di copertina de La Violetera, lavoro del fisarmonicista Gianni Coscia, uscito oggi via Tǔk Music. Un disco che considero prezioso per molti aspetti. Innanzitutto per l’artista: Gianni Coscia ha 94 anni, («A gennaio saranno 95!», mi dice con piglio sicuro); quindi per la musica che ha proposto, un percorso tra tango, musica popolare e jazz, con omaggi a uno dei suoi idoli, Gorni Kramer; e infine per l’etichetta. Paolo Fresu ha visto lungo pubblicando una solida testimonianza del jazz e del suo sviluppo nell’Italia del Novecento, oltre a omaggiare uno dei grandi fisarmonicisti italiani. Lo ha fatto con la solita precisione e minuziosità, la cover è un’opera di Daria Petrilli, Constellation of Venus, perfetta per ciò che si ritrova al suo interno. Continua a leggere



Claudio Fasoli inaugura l’Atelier Musicale di Milano: il jazz come architettura dell’azzardo

Domani alle 17:30 all’Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano parte la XXXI edizione dell’Atelier Musicale, rassegna di jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio (ingresso 10 euro). Una rassegna che negli anni è cresciuta ed è diventata un appuntamento immancabile nella proposta musicale meneghin. Il concerto inaugurale è stato affidato non a caso a uno dei nostri grandi artisti jazz, Claudio Fasoli, mitico sassofonista dei Perigeo, compositore, insegnante, musicista che ha fatto del jazz la ragione di vita, di lavoro e di studio. 

Nell’aprile scorso Claudio ha pubblicato il suo secondo libro (il primo, Inner Sounds, è uscito nel 2016) dal titolo Jazz, architetture di un azzardo (il Saggiatore, 200 pag, 18 euro), che via consiglio caldamente di leggere. Dentro ci trovate la summa del musicista, lo studio, la composizione, i concerti, l’insegnamento, la promozione del jazz, note tecniche per chi di musica ne sa ma anche curiosità, ricordi e storie di un genere che dalla sua nascita è in continuo cambiamento e innovazione che ha portato Claudio a dare una definizione di jazz che ho trovato fantastica: un azzardo. Continua a leggere



Tre autori per rinfrancare lo spirito: Eyal Talmudi, Abel Selaocoe, Gustavo Vaz

Sono tre dischi intensi quelli che vi propongo all’ascolto in questo fine settimana settembrino. Per espressività, musicalità e artisti. Sono andato a scavare nella musica emozionale, in quella che ci ricorda come l’essere umano, mai come ora, ha bisogno di valori ben più alti di quelli che la società ci ha abituati, valori di cultura, di visione artistica. La musica apre la mente, non è ristretta in confini dettati da sterili contrapposizioni politiche e incomprensibili fanatismi religiosi, vola ovunque, appartiene all’uomo in quanto tale.

Ne è convinto Eyal Talmudi, sassofonista israeliano di Tel Aviv, che ha pubblicato la seconda parte di un unico lavoro, Sonolodge (la prima era uscita a febbraio) con il chiaro intento di agire sulla salute delle nostre menti occupate da guerre, carestie, morti. La pensa così anche un altro dei grandi artisti che ascolto quotidianamente, Abel Selaocoe, sudafricano, violoncellista e cantante geniale, e nella sua giovane esuberanza anche il brasiliano Gustavo Vaz, che ha pubblicato il suo primo album dichiarando sin dal titolo il significato della sua arte, Íntimo.

Ascoltateli, aspetto la vostra opinione! Continua a leggere



Mila Trani al Blue Note con “Menta Selvatica”: un concerto che narra il mondo

Mila Trani – Foto Roberta Lo Schiavo

In Mila Trani il concetto di World Music si espande, come un fiume, in mille derivazioni. Tante quante sono le sue passioni e i suoi ascolti. C’è la musica brasiliana, cardine su cui si fonda il suo andare nella musica, ci sono i ritmi afro (cubani e brasiliani), c’è il canto nordafricano, il flamenco, la musica popolare, quella dei Balcani e turca. Tutto concentrato con sapienza e armonia in nove brani per 42 minuti di ascolto e un titolo, che poi è anche quello di un brano, Menta Selvatica, piuttosto strano e accattivante. Nemmeno la voce possiamo definirla una costante, vista la versatilità con cui questa giovane artista usa il suo vero strumento. Anni di studio, di perfezionamento, di lavoro e curiosità le hanno donato una voce che riesce sempre a stupire e non assopire. Con la voce tesse ricami e racconti che si fanno ricordare. Continua a leggere



Gilberto Mazzotti: “Made in Ra”, il jazz che trasforma la fragilità in forza

Foto Domenico Bressan

Made in Ra – First Period sta semplicemente per “Scritto a Ravenna”. È un disco firmato GB Project, ovvero Gilberto Mazzotti, band leader e autore dei brani, al pianoforte, Alessandro Scala al sax soprano, Adriano Rugiadi al basso fretless, Stefano Calvano alla batteria e Maria Francesca Melloni alla voce e autrice del testo di Nuova vita, ultima delle otto tracce, per la durata di 50 minuti che compongono un disco colorato, brillante, estroso nel suo incedere. Un lavoro che ha casa nel jazz e che spazia con una elegante sinuosità nella musica latina, nei ritmi caraibici, nell’improvvisazione. Piano molto percussivo a… Continua a leggere