In questi primi due mesi del 2025 sono usciti tre dischi che mi stanno piacendo molto. Per il modo in cui sono stati concepiti, per la qualità delle produzioni e la sensibilità del proporre grande musica ricca di emozioni. Inizio (catalogati per data di uscita dal più recente) con una toccante storia per chitarra, kora e voce dove l’argomento sono le migrazioni, intese in senso lato, la Natura per sopravvivere vive di migrazioni. Ce la propongono Piers Faccini e Ballaké Sissoko in un disco che crea dipendenza. Si prosegue con Nyron Higor, giovane musicista brasiliano che si sta affermando come nuovo esponente di gran valore della Musica Popular Brasileira (MPB). Chiudo con Early James, anche lui giovane artista, di Nashville, che ha registrato il suo ultimo disco in una casa centenaria della città per assorbire tutto il “ruvido” di una registrazione autentica senza perfezionismi da sala d’incisione. Nel titolo ho scritto “musica per palati fini”. Nessun riferimento ad altri “palati” ma solo la voglia di presentarvi, qualora non li aveste ancora ascoltati, tre esempi di come la musica approccia temi, argomenti, storie. Qui siamo ad alti livelli per bravura degli artisti, per capacità d’emozionare, immaginare, coltivare nuovi orizzonti. Continua a leggere
Navigazione articolo
Fontamar Consort, come rinnamorarsi della musica

Jean Fontamar e Laurianne Langevin
Non so voi, ma quando scopro un disco che si infila nelle pieghe dell’anima diventando una personale colonna sonora con cui vesto la mia giornata, mi sento felice, pieno di speranza sul futuro della musica in epoca di streaming selvaggi e Intelligenza Artificiale. Ecco, dunque, Ramour, nove brani per 31 minuti di ascolto, album firmato dai Fontamar Consort e pubblicato dalla Tǔk Music, etichetta dedita alla ricerca di artisti che sappiano esprimere un’idea di musica non fine a se stessa, ma coinvolgente, creativa stimolante. Continua a leggere
Noi non ci Sanremo, a Roma focus sulla canzone d’autore firmato Luigi Grechi De Gregori

Luigi Grechi De Gregori – Foto Lucia Carenini
Tra poco meno di sei ore salirà il sipario sulla 75esima edizione del Festival di Sanremo. Comunque la si veda tutti più o meno, una sbirciatina dentro l’Ariston la daranno. Ormai sfiancati da una musica sfrontatamente commerciale e sempre uguale a se stessa le aspettative di un qualcosa di diverso, che rompa gli schemi, sono minime. Pronto e ben disposto a essere smentito! Sempre alla stessa ora, le 21, questa sera a Roma salirà un altro sipario, quello di Noi non ci Sanremo, a L’Asino che Vola, famoso club capitolino. L’organizzatore è Luigi Grechi De Gregori, sì, proprio il lui, il fratello maggiore di Francesco, l’autore, tra le tante sue composizioni, de Il Bandito e il Campione, pezzo che Francesco ha portato alla notorietà. Continua a leggere
Luca Coi Baffi: Canto… basta sia fuori città
E se tornasse l’inverno/ Un fuoco scalderà le nostre mani/ Per mangiarsi, per toccarsi ancora un po’/ E se dovessi morire/ Domani o chissà quando non lo so/ Puoi nascondermi in giardino sotto le nuvole, basta sia fuori città (da Sotto le Nuvole)
«Mi devi perdonare, sono tornato dal lavoro, ho mangiato qualcosa e sono crollato». Perché che lavoro fai? «Faccio il corriere a Roma e abito in un paese a 40 chilometri dalla capitale». Luca Casentini, aka Luca Coi Baffi, classe ’97, è un giovane cantautore che ha un bel po’ di numeri nelle sue tasche. Dopo un primo Ep piuttosto elettrico, un indie-rock martellante dal titolo Devo parlarne con mio padre, il 9 gennaio scorso ha pubblicato Basta sia fuori città, sei brani di tutt’altro tenore, dove in mezzo alla crisi sul futuro di un giovane che fa un lavoro trafelato per poter suonare la sua musica, prevale la voglia di cercare la felicità nelle piccole cose di tutti i giorni. « Lo faccio per me», dice ed è una delle frasi che ripete di più durante la nostra telefonata. Continua a leggere
Marco Testoni e la sua guida all’ascolto per inconsapevoli spettatori di colonne sonore
Sto leggendo un libro molto interessante che ha a che fare con il cinema e con la musica. Si intitola Come si ascolta un film? (Edizione Esfesto, 212 pagg. 28 euro) è stato pubblicato un paio di mesi fa e l’autore è un compositore, musicista e music supervisor per il cinema, Marco Testoni. Il sottotitolo sulla cover di questo saggio con più chiavi di lettura, risponde alla domanda del titolo: Guida all’ascolto per inconsapevoli spettatori di colonne sonore. Continua a leggere
Su Kaballà, la Petra Lavica e l’Intelligenza troppo artificiale
Quando l’8 novembre dello scorso anno ho rivisto sugli scaffali Petra Lavica, mitico album del 1991 rimasterizzato, firmato da Kaballà, mi sono chiesto il motivo di questa uscita “a freddo”. Sì, certo, il film di Luca Barbareschi, Paradiso in vendita, presentato il 17 ottobre scorso a Roma, contiene quattro brani di quell’album, ma non giustificava certo una ristampa. Quindi, nessuna ricorrenza, nessun nuovo disco in arrivo, nulla. Continua a leggere
Vincenzo Parisi tra le Sequenze di Berio e la Corte dei Miracoli

Vincenzo Parisi – Foto Stefano Michelin
Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Luciano Berio, che cade il prossimo 25 ottobre. Tra le molteplici iniziative organizzate per ricordare il geniale compositore di Oneglia ve ne voglio segnalare che durerà per tutto il 2025, presso il circolo Culturale la Corte dei Miracoli di Milano (via Mortara 4). Un anno per 14 appuntamenti suddivisi in 11 mesi (eccetto agosto). In quest’arco di tempo saranno eseguite tutte e 14 le Sequenze del maestro, colonne fondamentali della musica contemporanea. Il titolo della rassegna mima quello di un brillante film di Woody Allen: Tutto quello che avreste voluto sapere sulle sequenze di Berio… ma non avete mai osato chiedere. Continua a leggere
Tobe! Grendizer: gli E-Wired Empathy volano con Goldrake

Giovanni Amighetti – Foto Francesco Bocchi
È stato uno dei mitici cartoni animati giapponesi che ha acceso le fantasie tecnospaziali dei nati negli anni Sessanta e Settanta. È arrivato in Italia per la prima volta il 4 aprile del 1978, da noi era conosciuto come UFO Robot – Goldrake. Dal 6 gennaio scorso la Rai sta trasmettendo la nuova serie, battezzata Goldrake U e, in un paese dove anche la notizia più semplice può diventare un caso politico, si sono formati subito due partiti, i duri e puri del Goldrake prima maniera e gli altri che vedono il nuovo anime con il distacco dovuto dal passare inevitabile del tempo. Il successo della nuova saga non ha raggiunto gli ascolti sperati tanto che, subito dopo la fine della nuova serie, per la gioia dei nostalgici, ritornano, restaurate, le avventure del “vero” Goldrake. La sigla italiana (musica di Vince Tempera e testo di Luigi Albertelli) secondo le vendite Amazon in questi giorni è passata al primo posto scalzando fior di artisti mainstream.
Tobe! Grendizer, in italiano, Vola! Grendizer, era la sigla dell’originale giapponese, scritta da Shunsuke Kikuchi e cantata da Isao Sasaki, che in Italia venne ripresa all’interno dell’anime. Il brano composto da tre strofe, una marcetta enfatizzata tipico degli anime, è stato ripreso in mano dagli E-Wired Empathy che ne hanno fatto un pezzo diverso, ampio, ricco, creativo. Continua a leggere
Tre autori da ascoltare: Andrea Superstein, Lemò, Ney Matogrosso & Hecto
Ci sono tre album che desidero consigliarvi, due sono usciti lo scorso anno, uno invece ha appena visto la luce. Sono molto diversi tra loro, per genere musicale e stile di autori. Ed è proprio questo ciò che mi piace della musica, trovare e proporre nuovi lavori che possano ancora emozionare. Il primo disco di cui vi parlerò è uscito quasi un anno fa. È di una compositrice e cantante jazz di Vancouver, Andrea Superstein, e porta il nome di Oh Mother. Un intero lavoro dedicato al ruolo della madre, a come conciliare lavoro e affetti. Il secondo è di un cantautore di cui vi avevo già parlato nel dicembre del 2023: lui si chiama Lemò, l’Ep, Le strade di Merida, che fa seguito all’uscita del primo album, Chi l’avrebbe mai detto?; mentre la terza proposta, fresca di uscita, viene dal mio amato Brasile e da un artista gigantesco che ha contribuito a fare la storia della musica del Gigante Sudamericano, Ney Matogrosso, per l’occasione insieme con gli Hecto, duo formatosi a Rio de Janeiro composto dal polistrumentista Guilherme Gê e dal chitarrista Marcelo Lader. Il titolo del disco è schietto: Canções para um novo Mundo… Continua a leggere
MicoJoão e Os Macacos Loucos, underground ed effervescenza
MicoJoão e Os Macacos Loucos. Finalmente una band gioiosa e intelligente! Una di quelle underground che non guardano ai social, ai like, al tempo massimo dei brani per passare nelle radio. Una band che suona perché si diverte e vuole far divertire. Quello che cinquant’anni fa era la regola ma che oggi è un’eccezione.
Chi mi legge sa quanto sia sensibile alla musica come espressione collettiva, da contrapporre a quella egoriferita dell’idolino di turno, buono per una stagione. Mico João e Os Macacos Loucos sono una band solida, perfettibile, certo, piena di energia, di buone idee e consapevole che la musica sia troppo importante per gettarla in pasto fugacemente. Lo scorso 13 dicembre hanno pubblicato (via Marley360) il oro primo disco, un Ep di cinque brani per 24 minuti di ascolto intitolato MicoJoão Vol. 1. Continua a leggere