Fil Rouge Quintet: l’isola nera, il mare e le solitudini

Martia Teresa Leonetti e Manuela Iori

Il mare visto da un’isola. Inteso come elemento fisico, è magnifico e pericoloso, l’autostrada che fa muovere da sempre commerci, popoli e culture – ne parlavo giusto settimana scorsa con Patrizia Laquidara. Il mare visto da un’isola parla di solitudine, impossibilità di relazionarsi, paura di lasciare un luogo sicuro per l’incertezza della vita. 

Delle nostre insicurezze e di molto altro ancora parla il secondo album dei Fil Rouge Quintet (il primo, L’inconnue, autoprodotto, è uscito nel 2016) intitolato L’île Noir. Musica crossover, mediterranea, che sa essere leggera e struggente, ricca di spunti e di richiami jazz, da cui tutti i componenti provengono, ma con forti incursioni nella World Music, africana, mediorientale, latino americana e in quella classica, soprattutto la romantica Ottocentesca dei grandi pianisti dell’est Europa. Continua a leggere

Patrizia Laquidara: la musica, la scrittura e quella voglia di raccontare il mondo

«I miti viaggiano perché i popoli viaggiano ed è un processo millenario che non si può fermare». Nella sua evidenza storica questa frase può sembrare lapalissiana. In realtà non lo è affatto. Il contagio, le commistioni, quel melting pot che l’antropologo Darcy Ribeiro, parlando della costruzione del popolo brasiliano, ha definito miscigenação, da cui discendono storie, leggende, riti, musiche oggi vengono visti come un’accezione negativa, da osteggiare. E così i nazionalismi hanno facile presa, perché questi cammini, queste migrazioni sono complesse e la tentazione di ricorrere a riassunti grossolani (e grotteschi) per rappresentarle è tanta. Viviamo in un periodo “semplice” dove il “complesso” viene dato in pasto alla gente come un pomposo nemico da combattere. 

Patrizia Laquidara, classe 1972, è un’artista curiosa e vivace. La frase con cui ho aperto questo pezzo è sua. Testimonia tutta la sua urgenza di musicista, compositrice, cantante, scrittrice e performer di raccontare il presente avendo ben chiaro il passato. I suoi lavori, sempre molto calibrati, raccontano proprio questo. Patrizia è donna curiosa (il curiosos per i latini era colui che si curava di qualche cosa) il voler conoscere oltre le apparenze, lo scavare per raccontare. Che lo faccia in musica, la sua espressione più immediata, oppure attraverso le parole (il suo libro Ti ho vista ieri, romanzo autobiografico, uscito lo scorso anno edito da Neri Pozza, è un bel successo editoriale), non cade mai nella banalità di pensiero. Continua a leggere

Novembre, tempo di grandi festival jazz

Per gli appassionati di jazz novembre è un mese atteso grazie ai vari festival che animano la Penisola. Il jazz attira sempre di più. Si vede dalle produzioni, dai tanti giovani artisti che scelgono il genere per esprimere la loro creatività, da una politica finalmente propositiva nei conservatori italiani da un po’ di anni a questa parte. Tanto da far tornare in mente la famosa domanda esistenziale: ma che cos’è il jazz? Musica popolare, ok, o musica diventata sempre più elitaria per mancanza di cultura diffusa? O piuttosto una musica contaminante? E qui già le strade iniziano a farsi tante, molte bellissime altre un po’ impervie. 

Definirlo oggi non è affatto semplice. Un fiume maestoso con tanti affluenti dove le creatività si uniscono e scorrono per sfociare in teatri, concerti, festival, dischi. Lo racconta bene il manifesto di JAZZMI, festival che si sta tenendo in questi giorni a Milano, frutto della capacità creativa dell’illustratore, pittore e fumettista Franco Matticchio (andate al Volvo Studio di Milano dove il 18 ottobre ha inaugurato la mostra dal titolo Franco Matticchio. Qualche volta, curata da Elisabetta Sgarbi, fino all’11 gennaio 2025): c’è un musicista che suona un pianoforte a coda, Milano è racchiusa nella cassa armonica dello strumento dove, fra la Torre Velasca, il Duomo, la Metro e i grattacieli di Porta Nuova un contrabbassista e un sassofonista si uniscono alle note del pianista. Inclusione, modernità e tradizione, spazi aperti di cultura ed emozioni… tutto questo è jazz. Continua a leggere

Tre dischi al femminile freschi di stampa

Per il weekend vi propongo tre dischi usciti nell’ultima settimana. Si tratta di tre lavori al femminile,  legati inconsapevolmente uno all’altro, interessanti per come sono stati costruiti e per le diverse ispirazioni che hanno acceso la creatività delle artiste. Ecco dunque la giovane Dora Morelenbaum, figlia del violoncellista Jaques e della cantante Paula, raffinati musicisti che hanno fatto la storia della musica MPB colta (Jaques ha suonato con Tom Jobim, con Caetano oltre che con una nutrita schiera di musicisti di tutto il mondo, incluso Paulo Fresu e Daniele Di Bonaventura), al suo primo album, Pique; quindi la nostra Alessia Martegiani, jazzista raffinata che proprio oggi ha pubblicato un disco dal titolo intrigante, La Luna vista dalla Luna; chiude il trio una giovane cantautrice inglese, Laura Marling, che ha rilasciato oggi un disco “casalingo” dal titolo Patterns in Repeat. Continua a leggere

Fabrizio Mocata, il Tango e quella nomination ai Latin Grammy…

Fabrizio Mocata – Foto Salvino Martinciglio

Un pianoforte “sfruttato” in tutta la sua capacità orchestrale e un’armonica a bocca che sembra una fisarmonica e, a tratti, persino un bandoneon. Fabrizio Mocata, pianista siciliano con il Tango nelle vene e Franco Luciani, argentino d’origine italiana, pluripremiato virtuoso dell’armonica cromatica, con Tangos Cruzados hanno fatto un piccolo capolavoro. Il disco uscito nel dicembre dello scorso anno per la prestigiosa etichetta Aqua Records di Buenos Aires ha avuto un percorso in crescendo, con molti riconoscimenti. L’ultimo è la nomination ai Latin Grammy Award, premiazione che si terra a Miami il prossimo 14 novembre. 

Entrambi quarantenni, «ci separano quattro anni, siamo cresciuti nell’era analogica», puntualizza Fabrizio, parlando della loro voglia di suonare gli strumenti puri, senza elettronica o effettistica. Musicisti fino in fondo. Si sono incontrati per la prima volta nel 2019 al Festival di Tango di Granada dove hanno suonato insieme grazie a una felice intuizione di Tato Rebora, lo storico direttore artistico del festival. Hanno portato Tangos Cruzados anche in Argentina nel festival di Cosquin suonando davanti a 30mila persone. «A marzo del 2025 saremo in Italia per una serie di concerti e quindi torneremo sul palco di Grenada», mi anticipa Fabrizio. Continua a leggere

NavenerA: In Fondo con Marco “Ciuski” Barberis

Da sinistra, Marco “Ciuski” Barberis, Gianluca Zanone aka Alec Dreiser, Fabio Pollono

Marco “Ciuski” Barberis, classe 1965, è un batterista trasversale. Ha suonato con tanti gruppi, Mao Mao, Ustmamò, Mallory Switch ma anche con Cristina Donà, i La Crus, ovvero Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti, e con Michael McDermott. Un musicista che, ammaliato dal Prog inglese, cresciuto nel Punk, ha deciso di mettersi in gioco come autore di testi e musiche e di pubblicare il suo primo disco come band leader.

Il suo progetto si chiama NavenerA, con lui alla batteria e voce ci sono Fabio Pollono alla chitarra e Gianluca Zenone (Alec Dreiser) al basso. Il disco invece ha un titolo apparentemente strano: In Fondo. Il fondo ha diverse accezioni, per Marco sono i vertiginosi fondali marini che lui usa come metafora per i tanti “fondo” della vita. Spiegati molto bene nella Graphic Novel che porta lo stesso titolo disegnata da Massimo Blangino allegata al disco.  Continua a leggere

Paolo Benvegnù e quel “fragilissimo” disco di vent’anni fa

Paolo Benvegnù – Foto Antonio Viscido

«Scusami per il telefono, funziona male… è l’unica cosa che l’Agenzia delle entrate non mi ha ancora pignorato!». Se esistono ancora delle certezze in questo grande, pazzo mondo musicale una di queste è l’ironia di Paolo Benvegnù. Con lui non esistono interviste ma happening, voli in picchiata, affermazioni apparentemente categoriche, provocazioni, cambi di rotta. Inutile dire che il bersaglio delle sue intemerate ironiche è sempre se stesso. Benvegnù contro Benvegnù, un’epica battaglia che non avrà mai fine.

L’ho chiamato in occasione dell’uscita (l’11 ottobre) di Piccoli Fragilissimi Film Reloaded, album che vent’anni fa ha lasciato un segno nella generazione nata negli anni Settanta. L’etichetta  aretina Woodworm Publishing ha voluto ripubblicarlo perché, giustamente, è uno di quei lavori cantautorali che non vanno dimenticati. Per l’occasione gli undici pezzi di cui l’album originale si componeva più una doppia versione di Catherine e tre bonus track, sono stati rivisti con la collaborazione di altrettanti artisti. C’è Paolo Fresu che ricama con poesia Il mare verticale, cantato da Paolo e da Ermal Meta, la raffinatezza di Tosca in Cerchi nell’acqua, Malika Ayane, non nuova a collaborazioni con il musicista milanese in Io e te, Appino in Only for you, Giovanni Truppi nella bellissima Il sentimento delle cose, Piero Pelù in Fiamme… e giù elencando, i Fast Animals and Slow Kids, La rappresentante di lista, Dente, Lamante, Max Collini, Irene Grandi… Continua a leggere

Tre dischi da “gustare” nel fine settimana

Blues e jazz. Per questo fine settimana vi ho apparecchiato un pranzo esaltante. Primo piatto, la ristampa di un disco firmato da due assi del blues di metà Novecento, Sam “Lightning” Hopkins e Sonny Terry, registrato nel 1960 e pubblicato il primo gennaio del 1961, Last Night Blues. Come secondo piatto vi consiglio un lavoro spumeggiante direttamente da Londra: gli Ezra Collective, giovane band crossover che ha rilasciato il terzo disco Dance, No One’s Watching, un potente invito alla danza e al divertimento e, per chiudere in bellezza e bontà, come dessert, l’album del franco libanese Ibrahim Maalouf, Trumpets of Michel-Ange. Mettetevi comodi e ascoltateli, sarà un gran bel weekend di musica! Continua a leggere

A Parma, jazz, sperimentazione e quel festival di… Frontiere

Roberto Bonati – Foto Giuseppe Arcamone

Il 28 settembre scorso è iniziata la 29esima edizione del Parma Jazz Frontiere, festival che chiuderà i battenti il 25 novembre prossimo. Le prime due date, il 28, Bobo Stenson con il suo trio, e il 29, il concerto The Silk Road dedicato ai 700 anni dalla morte di Marco Polo hanno registrato il sold out.

The Silk Road è stato eseguito dagli  studenti del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, della Hochschule für Musik di Norimberga, della Norwegian Academy of Music di Oslo e della Universität für Musik und darstellende Kunst Wien di Vienna riuniti a Parma nell’European Jazz Workshop, residenza nata da un progetto iniziato con queste scuole di musica legato al progetto Erasmus e alla Comunità Europea. 

Artefice di questo grosso lavoro è Roberto Bonati, classe 1959, contrabbassista, compositore, una laurea in Lettere e una grande passione per la poesia. Il festival è una sua creatura che nel corso degli anni ha plasmato con sapienza e intelligenza. L’attività del ParmaJazz Frontiere, infatti, non si limita ai soli concerti – di artisti che hanno le capacità di essere innovativi – ma anche nella produzione discografica di concerti che lo stesso musicista crea ed esegue con la Parma Frontiera Orchestra, e nella formazione, tasto su cui il direttore artistico insiste da anni (vedi il progetto dello Workshop). Per il programma vi consiglio di andare sulla pagina dedicata dell’evento.  Continua a leggere

Giordano Sangiorgi, il Mei e quella voglia di musica vera

Inizia oggi e fino a domenica 6 ottobre a Faenza (Ravenna) il Mei, il Meeting delle etichette indipendenti (info e programma a questo link). Sottotitolo: tre giorni di concerti, forum, convegni, fiere e mostre nelle principali piazze della città, la più importante rassegna della musica indipendente ed emergente italiana, ideata e coordinata da Giordano Sangiorgi. Sangiorgi è il “patron” della musica Indie italiana. In questi ultimi anni non ha esitato ad esprimere Tuttle le sue perplessità senza mezzi termini sulla necessità di liberarsi dai gioghi della musica streaming retta da una creme di signori digitali che alla qualità e alla cultura preferiscono la moneta frusciante e per farlo propongono una musica di facile presa, masticando e sputando i presunti artisti in una pazza corsa all’imbarbarimento musicale.

Ho sentito Il fondatore del Mei per fare il punto sulla situazione attuale del mercato musicale italiano e internazionale, abbiamo parlato di musica e musicisti, di algoritmi e monopoli, di musica popolare e… di Liscio! Continua a leggere