Tre dischi da “gustare” nel fine settimana

Blues e jazz. Per questo fine settimana vi ho apparecchiato un pranzo esaltante. Primo piatto, la ristampa di un disco firmato da due assi del blues di metà Novecento, Sam “Lightning” Hopkins e Sonny Terry, registrato nel 1960 e pubblicato il primo gennaio del 1961, Last Night Blues. Come secondo piatto vi consiglio un lavoro spumeggiante direttamente da Londra: gli Ezra Collective, giovane band crossover che ha rilasciato il terzo disco Dance, No One’s Watching, un potente invito alla danza e al divertimento e, per chiudere in bellezza e bontà, come dessert, l’album del franco libanese Ibrahim Maalouf, Trumpets of Michel-Ange. Mettetevi comodi e ascoltateli, sarà un gran bel weekend di musica! Continua a leggere

A Parma, jazz, sperimentazione e quel festival di… Frontiere

Roberto Bonati – Foto Giuseppe Arcamone

Il 28 settembre scorso è iniziata la 29esima edizione del Parma Jazz Frontiere, festival che chiuderà i battenti il 25 novembre prossimo. Le prime due date, il 28, Bobo Stenson con il suo trio, e il 29, il concerto The Silk Road dedicato ai 700 anni dalla morte di Marco Polo hanno registrato il sold out.

The Silk Road è stato eseguito dagli  studenti del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, della Hochschule für Musik di Norimberga, della Norwegian Academy of Music di Oslo e della Universität für Musik und darstellende Kunst Wien di Vienna riuniti a Parma nell’European Jazz Workshop, residenza nata da un progetto iniziato con queste scuole di musica legato al progetto Erasmus e alla Comunità Europea. 

Artefice di questo grosso lavoro è Roberto Bonati, classe 1959, contrabbassista, compositore, una laurea in Lettere e una grande passione per la poesia. Il festival è una sua creatura che nel corso degli anni ha plasmato con sapienza e intelligenza. L’attività del ParmaJazz Frontiere, infatti, non si limita ai soli concerti – di artisti che hanno le capacità di essere innovativi – ma anche nella produzione discografica di concerti che lo stesso musicista crea ed esegue con la Parma Frontiera Orchestra, e nella formazione, tasto su cui il direttore artistico insiste da anni (vedi il progetto dello Workshop). Per il programma vi consiglio di andare sulla pagina dedicata dell’evento.  Continua a leggere

Giordano Sangiorgi, il Mei e quella voglia di musica vera

Inizia oggi e fino a domenica 6 ottobre a Faenza (Ravenna) il Mei, il Meeting delle etichette indipendenti (info e programma a questo link). Sottotitolo: tre giorni di concerti, forum, convegni, fiere e mostre nelle principali piazze della città, la più importante rassegna della musica indipendente ed emergente italiana, ideata e coordinata da Giordano Sangiorgi. Sangiorgi è il “patron” della musica Indie italiana. In questi ultimi anni non ha esitato ad esprimere Tuttle le sue perplessità senza mezzi termini sulla necessità di liberarsi dai gioghi della musica streaming retta da una creme di signori digitali che alla qualità e alla cultura preferiscono la moneta frusciante e per farlo propongono una musica di facile presa, masticando e sputando i presunti artisti in una pazza corsa all’imbarbarimento musicale.

Ho sentito Il fondatore del Mei per fare il punto sulla situazione attuale del mercato musicale italiano e internazionale, abbiamo parlato di musica e musicisti, di algoritmi e monopoli, di musica popolare e… di Liscio! Continua a leggere

Petra Magoni canta Brecht per non dimenticare

Stasera a Padova nella Sala dei Giganti di Palazzo Liviano in piazza Capitaniato Petra Magoni e Andrea Dindo presentano Petra canta Brecht – Omaggio a Milva. Un progetto non facile «ma quanto mai necessario», mi racconta Petra. Dedicato a Milva, con l’intento di ripercorrere quel grande lavoro che l’artista di Goro fece nel 1971 con il suo primo disco Milva canta Brecht e quindi nel 1996 con la pièce teatrale diretta da Giorgio Strehler diventata un disco, Milva Canta Un Nuovo Brecht. 

Ma è anche un grido di allerta da parte di Petra e di Andrea. Ce lo siamo detti tante volte: gli artisti hanno una via preferenziale nell’intuire le magagne del mondo. E Petra questa sensibilità la possiede marcata. «Cultura e intrattenimento sono due cose diverse. Adesso c’è bisogno di prendere più coscienza di ciò che sta accadendo intorno a noi», dice convinta del suo ruolo. Me lo ha ripetuto anche Simona Molinari nel post che ho pubblicato qualche giorno fa. Continua a leggere

Simona Molinari al Blue Note con… Mercedes Sosa

Simona Molinari – Foto Erwin Benfatto

Simona Molinari non ha certo bisogno di presentazioni. È una delle preziose artiste fuori dal coro mainstream che contribuiscono a rendere grande la canzone d’autore italiana. Penso a Tosca (che ha collaborato in una canzone del suo ultimo album, il settimo, Hasta siempre Mercedes, uscito il 22 marzo di quest’anno, dedicato a Mercedes Sosa), a Ilaria Pilar Patassini, Petra Magoni, Fiorella Mannoia, Rossella Seno,  per citarne alcune. Una ristretta cerchia di donne impegnate, brave, dotate di voci inconfondibili. 

Proprio con Hasta Siempre Mercedes Simona ha vinto per la seconda volta – la prima fu due anni fa con l’album Petali – il premio Tenco, targa che ritirerà il prossimo 17 ottobre a Sanremo. Il 7 marzo scorso è stata insignita a New York del Callas Tribute Prize NY, premio dedicato alla mitica soprano americana di origine greca. Continua a leggere

Cremona Musica, tra liutai e Rock

Dal 27 al 29 settembre Cremona celebra i suoi liutai e la musica, in una tre giorni dedicata agli strumenti musicali d’alta gamma, dagli archi ai pianoforti, dalle fisarmoniche ai fiati con eventi culturali, presentazioni di libri, vernissage, concerti, una sorta di Salone del mobile meneghino con tutti i “fuorisalone” del caso che trovate a questo indirizzo. In questo bailamme di archi, archetti, oboe, violoncelli, amanti della musica, professionisti e aziende costruttrici c’è una novità, l’Electric Sound Village.

È nato per iniziativa di Stefano Prinzivalli, chitarrista, un lavoro alla Fondazione Museo del Violino dove, da molti anni, si occupa di marketing culturale. Stefano è anche un amante e profondo conoscitore del Rock e dei movimenti culturali che questo ha generato: fa parte del Vintage Authority e del Made in Rock APS, due associazioni che hanno lo scopo di onorare la musica in tutti i suoi aspetti.  Continua a leggere

Esce Let me Play, Let me Pray, disco in solo di Nico Morelli

Oggi esce su tutti gli scaffali, fisici e digitali, Let me Play, Let me Pray, il nuovo lavoro di Nico Morelli, pianista di Taranto da anni residente a Parigi. Di lui e della sua musica vi avevo parlato in un post uscito nel maggio di due anni fa. La casa discografica è la Tǔk Music, sempre attenta a proporre artisti mai banali né tantomeno scontati. Un disco in piano solo è un’arma a doppio taglio, così almeno la pensa lo stesso Morelli, momento importante per la carriera di un musicista ma anche piuttosto rischioso, visto che un intero album suonato sempre dallo stesso strumento può stancare l’ascoltatore.

Per evitare la noia Nico ha tirato fuori il meglio del suo sapere far arte: un lavoro di 56 minuti per 16 brani, inciso rigorosamente live, senza post produzioni, dove il protagonista è il pianoforte, in questo caso uno Steinway and Sons della serie D, a coda, con un suono potente, caldo e ricco di sfumature. Unito, però, a una loop station, una diamonica (strumento ad ance con tastiera), un tamburello e la cassa del piano usata come percussione. Oltre agli strumenti estemporanei che usa regolarmente durante i suoi concerti solisti, Morelli si è avvalso anche dell’aiuto di due sound designer che hanno modificato il suono in presa diretta, trasformando il pianoforte, come un camaleonte, in cascate di suoni eterei, chitarre elettriche, campanelle.

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La Notte Liscio: sul palco Moreno Conficconi gli E-Wire Empathy e… David Rhodes!

David Rhodes

C’è un progetto che sta prendendo forma. Un piano ambizioso, dove i mattoncini usati sono solidi. È questione di terra, di appartenenza, di musica e musicisti (quelli veri!!!), di tradizioni popolari e di connessioni. Sto parlando del Liscio, l’essenza della romagnolità che, grazie a un nuovo movimento artistico, si prepara a vivere una stagione diversa: non più genere considerato di serie B, nonostante muova da anni un indotto non indifferente, ma musica popolare nel senso più alto del termine, alla stregua della Pizzica Tarantina diventata Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

È lì che gli ideatori vogliono arrivare: il Liscio come genere pop degno di appartenere alla World Music e altrettanto meritevole, per storia, maestria e seguito, di entrare nell’alveo dell’agenzia ONU che, per statuto, si prefigge di contribuire alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura.

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Tre dischi “latini” tra impegno e storie

Nella musica latina, dopo un’orgia di brani commerciali si iniziano a vedere prodotti di qualità. Sempre di cumbia, rumba, bolero, samba si tratta ma presentati con un gusto “di ritorno” che riporta a un uso meno mainstream e più profondo, soprattutto nell’uso dei testi, nell’impegno, nella volontà di proporre buona musica dove ormai si credeva di aver detto tutto. 

Oggi vi propongo tre lavori diversi tra loro di matrice “latina”. Il primo in ordine di uscita è di Caxtrinho, un giovane  fluminense cresciuto nella periferia di Rio de Janeiro che fa una moderna reinterpretazione dei classici samba e bossa con una chitarra elettrica per nulla accomodante, i secondi vengono da San Francisco, sono un duo, Los Yesterdays di matrice Chicano-Soul, come loro stessi si definiscono, e la terza arriva da Los Angeles, si fa chiamare La Doña. Ha dato alle stampe un disco impegnato e duro nonostante i ritmi siano quelli morbidi latini, sinuosi e accattivanti. Aspetto i vostri commenti, il feedback è gradito!

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Palladio a Palla! Arriva il jazz dei GOGODUCKS

I GOGODUCKS. Da sinistra, Luca Zennaro, Sergio Zacco, Francesca Remigi, Paolo Peruzzi – Foto Elisa Caldana

Titolo e nome della band sono sufficienti ad attirare l’attenzione: Palladio a Palla!, firmato GOGODUCKS (tutto maiuscolo). Sulla cover del disco che esce domani, 6 settembre, la pianta di Villa Almerico Capra a Vicenza, conosciuta come La Rotonda, uno degli edifici iconici dell’architetto Andrea Palladio, che la disegnò 458 anni fa. 

Il progetto, intrigante e ambizioso, di traslare in musica l’architettura neoclassica palladiana ma anche di renderla emozionalmente viva attraverso un jazz contemporaneo di ricerca è venuto a tre giovani musicisti italiani, Francesca Remigi, 27 anni, batterista particolarmente dotata (di cui vi ho parlato spesso su questo blog, per esempio qui e qui), Luca Zennaro, 27 anni, chitarrista e Paolo Peruzzi, 30 anni, vibrafonista. La prima bergamasca, gli altri due veneti. Paolo e Francesca si sono conosciuti a Boston al Berklee School of Jazz, Luca e Paolo, invece, alla Fenice di Venezia. Al trio si aggiunge il creative coder veronese Stefano Zacco che ha lavorato in alcune tracce del disco.

Fatte le presentazioni veniamo al disco: 9 brani per 43 minuti d’ascolto, che corrispondono ad altrettante ville palladiane. Un lavoro che il trio si è equamente diviso, «33,33 periodico», mi ricorda Paolo Peruzzi, componendo tre brani per tre ville scelte da ciascuno. Ne è nato un lavoro fortemente individuale dal punto di vista compositivo ma altrettanto fortemente corale, dove le creatività di Francesca, Paolo e Luca sono confluite in una sessione di lavoro in residenza e hanno trovato l’equilibrio in sala d’incisione, nello studio Artesuono del mitico Stefano Amerio in quel di Tavagnacco, una decina di chilometri a nord di Udine.

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