Musica e… crisi/ Il mondo nascosto di “Dietro le Quinte”

Back On Stage, Claudio Zanoni

L’appuntamento è per le nove al teatro comunale di Gonzaga, cittadina di novemila abitanti abitanti del basso mantovano. Il Po è vicino, la giornata splendida, un sabato da classica gita fuori porta. L’aria che tira appena sceso dalla moto è quella di un grande giorno. Le porte del teatro sono aperte – gran bella sensazione! – un evento straordinario, visto che i “luoghi dello spettacolo” resteranno chiusi per decreto della presidenza del consiglio fino al 15 giugno.

Sono stato coinvolto da alcuni amici, tutti maestranze dello spettacolo, per contribuire a costruire uno spot (che vedrete prestissimo sulle pagine di questo blog) a sostegno di centinaia di addetti allo spettacolo che sono fermi, senza lavoro da mesi. Il lockdown da coronavirus se ha tenuta viva la presenza degli artisti in streaming, più o meno casalinghi, ha invece cancellato i già invisibili professionisti del dietro le quinte di ogni spettacolo, evento, manifestazione degno di questo nome.

Sono stati sufficienti pochi giorni, una fittissima chat di idee, creatività spinta al massimo, il titolo, Back On Stage, e la disponibilità di una giovane amministrazione comunale pronta ad aprire, prima in Italia, le porte di un teatro a fonici, videomaker, video engineering, addetti alle luci, con il solo scopo di far sentire le voci di professionisti altrimenti silenziosi. Una ventina di persone che hanno dato vita a uno spettacolo dove i protagonisti per una volta sono stati loro, gli invisibili, “un mondo che non è mai apparso e che non vuole apparire”.

Back On Stage – La regia

Tutto costruito in maniera meticolosa, una troupe da Roma con a capo il regista Giampaolo Damato, i tre professionisti, menti dell’operazione, Paolo “Red” Talami, audio engineering, 61 anni, bolognese, Vittorio Magro, 53 anni, fonico e tecnico audio, da Mantova, Massimo Vigliotti, 45 anni, video engineering da Torino, insieme a Gianfranco Stefanelli, 60 anni, bolognese, un passato dietro ai palchi, giornalista, art director, creativo alla milanese Tucano.

Tutti concordi nel mostrare il grande e certosino lavoro che c’è nella preparazione di un concerto o un evento, le prove audio, video, la sistemazione del suono e delle luci, ma anche far capire alla gente l’intesa che si viene a creare tra i tecnici e gli artisti, momenti di stima e di complicità che fa nascere anche delle solide amicizie. Li osservo dalla platea e da dietro le quinte e quello che viene subito fuori è la gioia di ritornare in attività, la concentrazione, i passaggi ripetuti migliaia di volte in anni di lavoro, la meticolosità di ogni operazione, anche la più semplice.

Arriva Claudio Zanoni, trombettista e chitarrista dei Ridillo, band funk-soul formatasi nei primi anni Novanta tra la provincia di Mantova e quella di Reggio Emilia, gestore del caffè del teatro di Gonzaga e producer, subito preso e messo sul palco per un paio di riprese. Quindi è la volta della truccatrice e della costumista, altre figure importanti del grande circo del “dietro le quinte”, grazie a due formidabili volontarie, Caterina, moglie di Massimo, e Paola, tuttofare sempre presente nel gestire i dettagli. «Veloci che suona l’ora del pranzo, sennò sforiamo nei tempi». Red è implacabile, il tempo di mangiare un risotto accompagnato da un bicchiere di Lambrusco e i dolci (ottimi!) portati dalla moglie di Massimo, con il Limoncello fatto da Red (bel tenore alcolico…). Quindi, di nuovo sul palco: si monta il mixer e la batteria, bisogna microfonarla, ci pensa Gianfranco: «L’ho fatto per anni», racconta, mentre accorda i tamburi e sistema l’hi-hat, il charleston.

Back On Stage – Momento di pausa. Al centro uno degli organizzatori, Vitty Magro

Intanto iniziano ad arrivare i video di solidarietà da musicisti e rockstar. Dewey Bunnell, Gerry Beckley, degli AmericaTullio De Piscopo e il mitico Beppe Carletti dei Nomadi, sono stati i primi a rendersi disponibili per un messaggio di appoggio e di forza al mondo “di dietro le quinte”, come si sono autodefiniti questi “ragazzi invisibili”. Arrivano anche i cronisti, Leonello Viale di Radio Bruno e Mauro Pinotti de La Gazzetta di Mantova (un articolo è uscito proprio oggi sul quotidiano locale). Si parla degli effetti della pandemia, della crisi, di come uscirne, della prossima riapertura di cinema, sale e teatri. Ognuno ha la sua ricetta ma si sa, si parla dell’incognito. Sul tavolo non mancano le idee…

La voce che il teatro ha preso vita s’è diffusa in città. La gente passa e fa capolino, curiosa. L’emozione di trovare quelle porte aperte ricorda, anche nel piccolo centro di Gonzaga, che tornare alla normalità forse si può. E si deve. Arrivano Alberto Benati e Alessandra Bertelli. Alberto è l’ex tastierista dei Ridillo, musicista e gran sognatore. Conosce profondamente il territorio in cui vive e tutto questo mix di arte, musica, territorio, cultura lo ha riversato in un’associazione assieme ad Alessandra, attivissima, il Collettivo Indaco. Da alcuni anni organizzano un festival, il 432HZ. Una frequenza non presa a caso: «È quella perfetta, sin dall’antichità, sulla quale si sono fatti e si continuano a fare studi. Una frequenza che porta effetti benefici all’uomo e alla natura», mi spiega Alberto. E proprio su questi 432HZ a Luzzara, lungo il Po, un posto magnifico, è nata l’idea di costruire un ponte sonoro sul grande fiume: «Due gruppi di musicisti posti ciascuno su una sponda del fiume, suonano insieme, ovviamente su quella stessa frequenza, in modo da creare un magico gioco di riverberi aiutati anche da uno spettacolo di luci…».

Back On Stage – Elisabetta Galeotti, sindaca di Gonzaga

Nel tardo pomeriggio arriva anche la sindaca di Gonzaga, Elisabetta Galeotti, assieme al giovanissimo assessore alla cultura, Eugenio Benatti, 26 anni. «È bello vedere il teatro in funzione», dice la prima cittadina, orgogliosa. Per l’estate monteranno un’arena aperta disponibile a tutti coloro che vorranno esibirsi, dai gruppi teatrali a quelli musicali. Il sogno nel cassetto dell’assessore alla cultura. E anche quello dei “lavoratori invisibili”.

Le riprese sono terminate, la troupe di regia dopo aver caricato il furgone riparte alla volta di Roma. Sono quasi le otto di sera. Il cielo si colora dei blu elettrici e arancioni del tramonto. Si ritornerà ad ascoltare e a fare musica live? Con gradualità, le restrizioni sono ancora molte – non più di 200 persone nei teatri e non più di mille all’aperto. Saremo costretti a vedere concerti in streaming? Forse, ma almeno fatti bene, in attesa di tempi migliori. Che si spera arrivino anche per Red&Soci. La musica bisogna farla insieme mi dicono, ed è davvero così.

5 risposte a “Musica e… crisi/ Il mondo nascosto di “Dietro le Quinte”

  1. Beppe, mi hai emozionato e commosso, letto tutto d’un fiato! Accurata ricostruzione di questo primo we da “liberi”, sopratutto hai fatto sentire quanto agli “invisibili” manchi sporcarsi le mani e sentire quelle degli spettatori scaldarsi per gli applausi perché, bisogna dirlo, lo spettacolo lo si costruisce insieme artisti e maestranze!
    Grazie
    gf

  2. Da sempre seguo musica e concerti,e da sempre so che tutto quel che lo spettatore vede on stage i suoi beniamini e deve sapere che tutto quello che lo emoziona ,luci suoni,atmosfere, è tutto dovuto agli “invisibili ” cioè le Maestranze ,che montano il.palco si arrampicano come scimmie per issare e posizionare,casse altoparlanti ,americane per le luci ,tecnici audio che con immensi Mixer.. miscelano e danno il giusto..colore..alle note che delizieranno le nostre orecchie,e che quando tutto è finito ,a velocità pazzesca con grande professionalità, smontano tutto ,ricaricano sui camion,e nella notte / mattino sono già pronti a rifare tutto..magari centinaia alle volte migliaia di km di distanza,si chiamano INVISIBILI..ma sono quelli che ci fanno vedere e sentire quello che tutti stiamo aspettando…notte..

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