Quattro, Nanni Gaias e la pietra filosofale della musica

Nanni Gaias – Foto di Camilla Pianezzi

Di Nanni Gaias vi avevo parlato poco più di due anni fa, all’uscita del suo Ep T.O.T.B. – Think Outside The Box, via Tǔk Air, uno dei bracci della casa madre fondata da Paolo Fresu, dedicata si suoni dell’elettronica, del funk e del soul. Nanni, classe 1996, di Berchidda (Sassari), il 21 aprile scorso ha pubblicato Quattro, un concept album che vi consiglio di ascoltare attentamente.

Un lavoro composito, ricco, pieno di spunti che unisce gli opposti e che riesce, come un alchimista, a trovare la strada per arrivare alla mitica pietra filosofale. Già, perché l’album non si chiama Quattro per caso. Quattro sono i passaggi degli alchimisti per arrivare a trasformare il vile metallo in oro, quattro sono le stagioni, quattro gli elementi della creazione. «Il disco è un mio viaggio interiore. Quattro sono i miei pilastri musicali, dub, afrobeat, funk e soul, un mix di stili e generi che insieme creano la mia pietra filosofale», mi racconta Nanni.

L’album prende forma nello sviluppo delle 12 tracce, scandite in interludi che seguono, nei nomi, il processo alchemico. Il cambio di genere è preannunciato da quattro brani firmati solo da Nanni. Si parte con Nigredo ‘lude che preannuncia tre brani con impronta afrobeat, per proseguire con Albedo ‘lude dove si passa all’hip hop. Citrinitas ‘lude annuncia, invece, “la fase della luce” che Gaias interpreta come dub e reggae, prima di entrare nel Rubedo ‘lude, dove si arriva al rosso rubino il colore della pietra filosofale che tradotto in musica è il R&B e il Soul.

Questo percorso di “ascensione” termina con Rubio, uno dei brani più belli e intensi del disco. Qui, con Gaias ci sono l’inseparabile Giuseppe Spanu alla chitarra, Emanuele Contis al sax e Sebastiano Dessaney al contrabbasso. «È il brano finale, la sintesi di tutto il percorso dell’album. L’ho voluta far diventare una ballad, mi intrippo come un pazzo con le accordature aperte. Dentro ci trovi il mondo magrebino, i Tinariwen, Bombino, fuso con la cultura sarda», racconta sempre l’artista.

Il disco vanta delle belle collaborazioni. Oltre ai musicisti citati, c’è Zamua,musicista sardo-burundese di stanza a Parigi: «ha collaborato nella stesura dei testi, è davvero bravo, sto producendo il suo album» ricorda Nanni. C’è anche Bonnot, che aveva collaborato in Anì, il gran bell’album di Raffaele Casarano (di cui avevo scritto sul blog a dicembre dello scorso anno), conteso produttore e sound designer. E ancora, Paolo Fresu, il mentore di Nanni, Luca Aquino, personaggi della scena urban nazionale come Tormento e Shaone, i Rusty Brass, Dario Cecchini, Matteo Pastorino, Vincenzo Saetta, Filippo Vignato, Antonio Meloni.

«Ascolto anche tanta trap per trovare “ingredienti sonori” che possano arricchire il mio sound», conferma Gaias. Insomma, un lavoro inclusivo con un obiettivo: usare più linguaggi per dimostrare, per esempio, che fare hip hop di buon livello si può: «sono un musicista, cerco di fare musica fresca, attuale, ma allo stesso tempo ricercata». In effetti, i beatmaker di solito lavorano in modo piatto con il risultato di avere brani tutti uguali, o altamente simili… «Il problema è che i beatmaker per lo più non sono dei musicisti», mi risponde Nanni. 

Definire jazz la musica di Nanni è un po’ troppo riduttivo. «Il jazz è un’attitudine, essere aperti al mondo, io amo giocare sul ritmo, lavoro per sottrazione o addizione, la musica elettronica aiuta in tutto ciò», spiega l’artista. Nella visione di Quattro c’è un unico punto di riferimento: il piacere di fare e proporre buona musica. Echi soul, trap, rap, jazz, dub, blues, funk, prog arrivano quando meno te l’aspetti nel psichedelico e complesso mondo del musicista sardo. Mollo tutto, voglio arrivare all’essenza, essere alla guida di quest’esperienza,  canta Tormento in Sbaglio in Loop con i ricami sonori di Paolo Fresu. Più chiaro di così!

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