Un suono limpido, cristallino, pulito, esaltato da una registrazione tecnicamente perfetta. Una chitarra Suhr, usata dagli impallinati della perfezione sonora, prodotta in California nell’azienda fondata 26 anni fa da un liutaio mitologico, John Suhr. E un chitarrista torinese, producer, musicista, che il 12 ottobre scorso ha pubblicato un lavoro con un titolo che la dice lunga: Unconventional. Lui si chiama Ivano Icardi e ha 48 anni. Continua a leggere
Archivi tag: disco
Navigazione articolo
Manòglia, le riflessioni folk di Davide Van De Sfroos
Manòglia, in laghée, il dialetto della gente del lago di Como, è la magnolia. Ed è il titolo del lavoro che Davide Van de Sfroos pubblica oggi, 15 ottobre, per per BMG/MyNina in versione vinile, Cd e download, oltre a un vinile colorato in edizione limitata e numerata (nessuna uscita in streaming).
Undici brani per 43 minuti d’ascolto dove il songwriter di Mezzegra racconta con maestria personaggi, siano essi di fantasia come El Mekanik, o veri come Zia Nora, farfalle, boschi, funghi, spore, foglie…
Mi sono letto i testi più volte prima di ascoltare il disco: Davide riesce a creare, in quel magico mix di dialetto e italiano, mondi fantastici dove entri come Alice nel Paese delle Meraviglie e dove tutto non è come sembra. L’ovvio con Van de Sfross diventa stupore, una raffica di vento si trasforma in una carezza liberatoria, le foglie sono punti cardinali in un bosco fitto: Quattro foglie come bandiere/ Quattro foglie come pesci nel vento/ Quattro lacrime della foresta/ Quattro sorrisi della stagione, sussurra in Foglie al Vento, brano che chiude il disco. Continua a leggere
Taranto: in mostra le batterie di Antonio Di Lorenzo
Per gli appassionati è un’occasione ghiotta. Fino al 18 giugno a Taranto, in occasione del Medimex, vi segnalo la mostra Vintage Drum Show Medimex 2023, Antonio Di Lorenzo Drum Collection nell’ex-chiesetta dell’Università degli Studi – Polo Jonico (via Duomo 259, orari 10-19:30, ingresso libero).
Antonio Di Lorenzo è un musicista e batterista che naviga tra jazz, pop e cantautorato impegnato.Nella sua lunga attività vanta collaborazioni eccellenti, da Steve Lacy, Lee Konitz, Enrico Rava, Benny Golson a Vinicio Capossela, Lucio Dalla e Paolo Conte. Tra pochi giorni, il 21 giugno, uscirà il suo sesto lavoro The Sweet Survivor.
Un disco che ha iniziato a comporre a Los Angeles ma che poi, cosa Covid, ha stoppato. «È stato un lavoro piuttosto sofferto ma alla fine l’ho portato a termine. Con me ci sono Bruno Tommaso al contrabbasso, John Medeski al pianoforte e Marc Ribot alla chitarra». Oltre anche ad altre vecchie conoscenze come Vince Abbracciante, fisarmonicista di gran talento, il bassista Dado Penta, il sassofonista Sabino Fino. «Vince è il mio fratello piccolo, è davvero bravo, l’ho cresciuto con l’Hammond!». The Sweet Survivor è un lavoro ricco di colori: «Non è jazz tradizionale, ho voluto inserire tutte le mie passioni. Uscirà in digitale, in cd, in vinile e anche in cassetta. Alla vecchia maniera…», mi spiega. Continua a leggere
Misteriseparli: «musica è musica, i generi non contano»
Vediamo se ho capito bene: sono nati nella stessa città, Pescara, uno nel 1971, l’altro sei anni più tardi. Entrambi – senza conoscersi – si sono appassionati alla musica sin da piccoli, studiandola privatamente, diventando polistrumentisti. Il primo è appassionato di club, oltre a essere un musicista è anche un dj, il secondo ha suonato in gruppi rock e hardcore surf. Entrambi sono appassionati di longboard e di professione lavorano nelle piattaforme petrolifere in giro per il mondo. Proprio in una di queste, in Spagna, dieci anni fa si sono conosciuti.
Questa è la storia di Giuseppe Palmieri (Pepi) e di Andrea Sestri (Andrew), in arte i Misteriseparli, duo difficile da etichettare e incasellare in qualche genere. Nel maggio scorso hanno pubblicato il loro primo lavoro Speedbeforedeath. La musica, spesso, racconta in maniera più efficace delle parole la vita delle persone. E questo disco, pubblicato da Vina Records e distribuito da Believe, narra la storia di questi due uomini che le note hanno fatto incontrare. Continua a leggere
Giorgia Zangrossi e il senso della parola
L’importanza della parola nella musica è uno dei temi che affronto spesso su Musicabile. Nella “forma canzone”, infatti, il testo aggiunge emozioni alla melodia, la parola stessa diventa musica. In questo – e ritorniamo sempre lì – il cantautorato anni Sessanta e Settanta ha dato esempi formidabili, vedi Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Piero Ciampi, Francesco De Gregori, solo per citarne alcuni.
In quest’estate torrida, come ho fatto alcuni giorni fa con Eugenio Rodondi, mi sono dato all’ascolto di nuovi cantautori. Artisti che mi colpiscono perché raccontano qualcosa di diverso e non banale. Il che mi fa pensare che c’è una rinascita dell’uso delle parole e della musica come impegno sociale. Posso dire: magari fosse vero?
Maurizio Solieri, Rock da… Resurrection
Tra le tante domande che mi pongo sulla musica, ce n’è una a cui decisamente dare una risposta è alquanto complicato: il Rock è morto? Se lo si chiede a chi lo suona da sessant’anni – vedi i Rolling Stones – ti risponderà lapidariamente con un “no” secco, senza replica, lo stesso dicasi per chi oggi lavora pensando di suonare rock che in realtà è qualcosa d’altro (sarebbe necessario aprire un capitolo su come viene fatta la catalogazione nella musica in streaming…). Se, invece, interroghi uno come me che vede il Rock come un genere temporale che ha avuto il suo apice tra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, la risposta non può essere che “sì”. Quello che è venuto dopo, è figlio spurio di quel genere che rimane scolpito nella pietra come i dieci comandamenti. Come sempre, non tutto è bianco o nero, esiste una gamma di colori che ci passano in mezzo. C’è, dunque, della verità in entrambe le risposte. Continua a leggere
Calipso Island, il mondo onirico di Fabrizio Prando
Fabrizio Prando, 29 anni, di Verbania, con studio a Cannobio, lago Maggiore. Chitarrista, diplomato al conservatorio Verdi di Milano, viaggiatore onirico e onnivoro. Mi sono appuntato queste poche parole quando ho ascoltato Calipso Island, disco autoprodotto nel Grottino, il suo studio di registrazione e rifugio, uscito un paio di mesi fa, tutto suonato da lui, eccezione fatta per la fisarmonica con un bell’intervento di Gino Zambelli tutto da ascoltare in Mediterranean Tango e Alessandro Lipari al flicorno in Sky Ship. Continua a leggere