Franco Mussida è tornato! Un live di emozioni

Franco Mussida – Foto Federica Mirabelli

La chitarra baritono amplificata con il sistema ascusmonico e ottofonico (per dovere di sintesi, sistemi che rendono lo stesso spazio in cui si sta seduti ad ascoltare un enorme strumento musicale grazie a una serie di altoparlanti disposti in una sequenza ben definita) è potente, evocativa, fa vibrare le corde delle tue emozioni. Basta una singola nota, profonda, che rimbalza, si moltiplica, ad accarezzare la tua anima.

Dopo otto anni di assenza dai palchi Franco Mussida è tornato. Venerdì scorso all’Auditorium San Fedele di Milano, teatro pieno di gente e di attese, il mitico ex chitarrista della PFM, ha presentato un concerto dove il protagonista non era lui assieme ai suoi musicisti, ma la musica. Continua a leggere



Danilo Di Paolonicola senza frontiere: ecco No Gender#2

Danilo di Paolonicola – Foto Mastergraphics Photography

Danilo Di Paolonicola è una vecchia conoscenza di Musicabile. L’avevo intervistato e pubblicato poco più in un anno fa in occasione dell’uscita di un disco di World Music degno di questo nome, Abruzzo. In quell’occasione era nel ruolo di creatore dell’Orchestra del Salterello, con la quale ha firmato l’arrangiamento di otto brani tradizionali, scelti seguendo la linea storica del tratturo Magno, il millenario sentiero della transumanza che collega L’Aquila a Foggia. 

Il 20 marzo scorso l’artista ha pubblicato un nuovo disco, questa volta seguendo un suo vecchio progetto battezzato No Gender, iniziato con un lavoro pubblicato nel 2017. Un disco molto tecnico, «per appassionati di fisarmonica», mi ha raccontato Danilo che ho chiamato alcuni giorni fa. Un lavoro che mostrava tutta la bravura dell’artista e la sue incredibile padronanza di uno strumento così affascinante. No Gender#2 segue le stesse orme, ma in maniera meno “ostica”, se mi si concede il termine, aperta agli amanti della fusion culturale. Continua a leggere



London Brew, omaggio alla fusion di Miles Davis

Vi ricordate Bitches Brew, l’album di Miles Davis uscito il 30 marzo del 1970 che sancì ufficialmente l’incontro più creativo, entusiasta e sperimentale del jazz con il rock? In quel doppio LP incredibile Davis riunì Wayne Shorter, Bennie Maupin, John McLaughlin, Chick Corea, Joe Zawinul, Dave Holland, Harvey Brooks, Jack DeJonhette, Lenny White, Don Alias, Juma Santos, Airto Moreira, Larry Young per una session di tre giorni di musica libera da schemi prestabiliti.  Continua a leggere



Filippo D’Erasmo: L’Indie passa per il Dedalo

Nella mia ricerca di giovani cantautori mi sono imbattuto in Filippo D’Erasmo. Trentatré anni, polistrumentista, piemontese di Acqui Terme con vita a Torino, di professione tecnico radiologo. Filippo D’Erasmo è il suo nome d’arte «Filippo è il mio cognome, Riccardo il mio nome, D’Erasmo, invece l’ho preso da uno dei miei idoli, Rodrigo D’Erasmo, violinista degli Afterhours e compositore straordinario», mi racconta. Riccardo è presente da anni nella scena Indie italiana. La sua musica ha una matrice cantautorale: «Sono un songwriter, definirmi un cantautore ci andrei cauto se penso a Guccini, De Gregori, Battiato e a tutti i grandi nomi del nostro cantautorato storico italiano».  Continua a leggere



Christian Muela, Didjeridoo, tribalità urbana e improvvisazione radicale

Il 10 marzo scorso è uscito un disco, catalogato come Worldwide, degno di nota, Didjin Beat di Christian Muela. Il trentanovenne musicista italo-congolese di stanza a Roma, ha confezionato un lavoro che sta tra elettro-dance e il suono arcaico del didjeridoo degli aborigeni australiani. Questo strano strumento fa parte della famiglia degli aerofoni ad ancia labiale, i più diffusi sono il flauto e la tromba: le labbra, vibrando, producono il suono. 

Ve l’ho fatta breve, perché sul didjeridoo, in uso da oltre duemila anni, di cose da dire ce ne sarebbero molte, sono stati scritti libri e, se si vuole imparare, girano anche molti tutorial su internet. Quello che mi interessa farvi notare è la sua capacità di risvegliare nella mente umana sinapsi sopite, una sorta di transponder che risponde a richiami ancestrali. Allo stesso modo dei mantra dei monaci tibetani. Continua a leggere



Il Novecento in musica a Milano con Dado Moroni e Alfonso Alberti

Da sinistra, Dado Moroni e Alfonso Alberti

Un pianista jazz e uno classico, quest’ultimo con una predilezione per gli artisti del Novecento. Insieme. Un’ottima notizia per chi ama i generi e le contaminazioni. A maggior ragione se i due musicisti in questione si chiamano Dado Moroni e Alfonso Alberti. Nomi conosciuti nei teatri di tutto il mondo per la loro intensa attività concertistica. Si potranno vedere insieme nell’”ultima puntata” della 28esima edizione dell’Atelier Musicale, sabato 18 marzo, come di consuetudine presso l’Auditorium Di Vittorio alla Camera del Lavoro di Milano alle 17:30, 10 euro. Continua a leggere



Ludovica Burtone: le scintille della musica

Ludovica Burtone – Foto Alex Duvall

Sparks, scintille, falischis nella lingua friulana, regione da dove Ludovica Burtone proviene. È il titolo del lavoro che la violinista ha pubblicato il 3 marzo scorso per l’americana Outside in Music. Sei brani, 45 minuti di ascolto, per un lavoro le cui definizioni di genere vestono stretto. Sono scintille, appunto. Scintille di musica che esplodono in tutta la loro lucentezza o fingono di soffocare sotto la cenere. Il fuoco che arde è quello della musica. Classica, cameristica, jazz, latin: si sentono i richiami di così tante idee geniali nelle armonie delle composizioni e sotto le dita di quel violino che comanda in modo leggero, amalgamandosi con il quartetto d’archi (Fung Chern Hwei, violino, Leonor Falcon Pasquali, viola, Mariel Roberts, violoncello) con il pianoforte di Marta Sanchez, il contrabbasso di Matt Aronoff, la batteria di Nathan Elmann-Bell, o con l’incredibile sax di Melissa Aldana in Awakening. E ancora, nelle chitarre “brasiliane” di Leandro Pellegrino e nella “batucada” di Rogerio Boccato (nella splendida rivisitazione di Sinhá di Chico Buarque e di João Bosco), nella voce/strumento di Sami Stevens in Altrove.  Continua a leggere



Domenica al Blue Note con Horace Silver e la Monday Orchestra

Luca Missiti, la Monday Orchestra e, al centro, Emanuele Cisi

Per chi si trovasse a Milano domenica 12 marzo sera consiglio un gran bel concerto al Blue Note: la Monday Orchestra diretta da Luca Missiti, insieme con il sassofonista Emanuele Cisi, per un omaggio a Horace Silver. L’occasione per ricordare o conoscere per chi ancora non lo conoscesse, il re dell’hard bop, uomo ironico e scanzonato, carattere infuso nelle sue composizioni che rimangano pietre miliari nella storia del jazz, vedi Song For My Father, il suo brano più conosciuto. Horace, insieme a un altro mitico dell’epoca, il batterista Art Backley, costituì i Jazz Messengers, collettivo di musicisti che infuocarono le scene per molti anni, anche se il periodo d’oro fu dalla metà dei Cinquanta a quella dei Sessanta.  Continua a leggere



I due mondi in jazz di Antonio Artese

Two Worlds è il nuovo lavoro che Antonio Artese, pianista di Termoli con una lunga permanenza negli States, in California, musicista a cavallo tra il classico e il jazz, ha pubblicato un paio di mesi fa per la Abeat del mitico Mario Caccia.

Un paio di mondi di Artese ve li ho già svelati, la dualità tra Europa e America, tra musica classica e jazz e, aggiungo, tra stili e dinamiche armoniche, tra romanticismo e razionalità, tra passioni sonore che esaltano la “mediterraneità” dell’artista, ma anche la tensione al minimalismo di scuola nordeuropea e gli emozionanti “fraseggi” in trio alla Bill Evans.  Continua a leggere



“La Figlia di Dio”, Rossella Seno canta la bellezza contro l’orrore

 

No. Non devo pensarti figlio di Dio
Ma figlio dell’uomo fratello anche mio…

Bisogna partire da qui per parlare del nuovo lavoro di Rossella Seno, La Figlia di Dio, prodotto dalla Azzurra Music in collaborazione con l’Associazione Culturale Disobedience. Da Fabrizio De André e dalla sua Laudate Hominem, brano contenuto ne La Buona Novella, uno dei capolavori dell’artista genovese. Prima di dedicarvi all’ascolto del disco di Rossella – che ha ripreso nei suoi 12 brani anche Si chiamava Gesù, altra meravigliosa canzone del cantautore – vi consiglio di riascoltare e, per chi non lo avesse mai fatto per questioni d’età, ascoltare, quest’album importantissimo nella storia del cantautorato italiano. Tratto dai vangeli apocrifi, è la versione del cristianesimo secondo Faber. I cori potenti, stravinskijani, di Gian Piero Reverberi, l’attenzione all’uso degli strumenti a corda e a fiato, delle percussioni quando necessarie, ne fanno per i tempi un lavoro d’avanguardia. Continua a leggere