Mille euro. Tanto costa l’Ep di otto brani dal titolo Exagora messo il mese scorso su ebay dalla casa discografica milanese Attitude Recordz (c’è anche il repack digitale). Non è uno scherzo, anzi. È una cosa serissima. Provocazione? Sicuramente. Poi leggi una dichiarazione dei tre giovani fondatori di Attitude, Matteo, Yassa e Bongi, e inizi a capire: «Mai come in questo periodo storico abbiamo visto crescere il fenomeno di imitazione, scimmiottamento se non emulazione, del personaggio criminale e, anche se è chiaro che le responsabilità si stratificano a livelli distinti, non vogliamo comportarci come quelle label che sostengono e finanziano l’immaginario legato al crimine. I nostri artisti scrivono anche testi di gangsta rap, testimonianze di vita vissuta, ma noi lavoriamo quotidianamente a stretto contatto con adolescenti e adulti ai margini, che provengono da situazioni di disagio, quindi ci preme testimoniare quello che non si racconta a sufficienza, ossia che i criminali possono finire in carcere, un posto dove si soffre, ci si suicida, non è possibile coltivare gli affetti e si subisce ogni giorno il trattamento della violenza e della prevaricazione». Continua a leggere
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Eugenia Canale, jazz e Risvegli, omaggio all’armonia

Eugenia Canale – Foto Lucia Zanini
Quel do centrale ripetuto in modo apparentemente irregolare fa pensare alle prime gocce d’acqua che tintinnano annunciando l’imminente scroscio di pioggia. «L’ho composto un anno fa. Quella mattina si mise a piovere dopo mesi di siccità. Il brano mi è uscito di getto con una suggestione, la terra si stava risvegliando», mi racconta Eugenia Canale, che vedremo a Piano City Milano il prossimo 20 maggio (ore 12, alla Biblioteca Affori, via Affori 9).
Risvegli è il titolo del brano d’apertura e anche quello del suo nuovo lavoro pubblicato un mese fa. Nove tracce per un disco solido e sofisticato dove non c’è soltanto tecnica ma anche tanta passione e cultura. Il dialogo tra il pianoforte di Eugenia e l’armonica a bocca suonata da Max De Aloe richiama le atmosfere “latine”, accarezzate, alla Toots Thielemans. Alla parte ritmica ci pensano egregiamente Riccardo Fioravanti al contrabbasso (che in Cape riproduce il suono di un berimbau) e il fantasioso Marco Castiglioni alla batteria. Continua a leggere
Franco Mussida è tornato! Un live di emozioni

Franco Mussida – Foto Federica Mirabelli
La chitarra baritono amplificata con il sistema ascusmonico e ottofonico (per dovere di sintesi, sistemi che rendono lo stesso spazio in cui si sta seduti ad ascoltare un enorme strumento musicale grazie a una serie di altoparlanti disposti in una sequenza ben definita) è potente, evocativa, fa vibrare le corde delle tue emozioni. Basta una singola nota, profonda, che rimbalza, si moltiplica, ad accarezzare la tua anima.
Dopo otto anni di assenza dai palchi Franco Mussida è tornato. Venerdì scorso all’Auditorium San Fedele di Milano, teatro pieno di gente e di attese, il mitico ex chitarrista della PFM, ha presentato un concerto dove il protagonista non era lui assieme ai suoi musicisti, ma la musica. Continua a leggere
Danilo Di Paolonicola senza frontiere: ecco No Gender#2

Danilo di Paolonicola – Foto Mastergraphics Photography
Danilo Di Paolonicola è una vecchia conoscenza di Musicabile. L’avevo intervistato e pubblicato poco più in un anno fa in occasione dell’uscita di un disco di World Music degno di questo nome, Abruzzo. In quell’occasione era nel ruolo di creatore dell’Orchestra del Salterello, con la quale ha firmato l’arrangiamento di otto brani tradizionali, scelti seguendo la linea storica del tratturo Magno, il millenario sentiero della transumanza che collega L’Aquila a Foggia.
Il 20 marzo scorso l’artista ha pubblicato un nuovo disco, questa volta seguendo un suo vecchio progetto battezzato No Gender, iniziato con un lavoro pubblicato nel 2017. Un disco molto tecnico, «per appassionati di fisarmonica», mi ha raccontato Danilo che ho chiamato alcuni giorni fa. Un lavoro che mostrava tutta la bravura dell’artista e la sue incredibile padronanza di uno strumento così affascinante. No Gender#2 segue le stesse orme, ma in maniera meno “ostica”, se mi si concede il termine, aperta agli amanti della fusion culturale. Continua a leggere
London Brew, omaggio alla fusion di Miles Davis
Vi ricordate Bitches Brew, l’album di Miles Davis uscito il 30 marzo del 1970 che sancì ufficialmente l’incontro più creativo, entusiasta e sperimentale del jazz con il rock? In quel doppio LP incredibile Davis riunì Wayne Shorter, Bennie Maupin, John McLaughlin, Chick Corea, Joe Zawinul, Dave Holland, Harvey Brooks, Jack DeJonhette, Lenny White, Don Alias, Juma Santos, Airto Moreira, Larry Young per una session di tre giorni di musica libera da schemi prestabiliti. Continua a leggere
Filippo D’Erasmo: L’Indie passa per il Dedalo
Nella mia ricerca di giovani cantautori mi sono imbattuto in Filippo D’Erasmo. Trentatré anni, polistrumentista, piemontese di Acqui Terme con vita a Torino, di professione tecnico radiologo. Filippo D’Erasmo è il suo nome d’arte «Filippo è il mio cognome, Riccardo il mio nome, D’Erasmo, invece l’ho preso da uno dei miei idoli, Rodrigo D’Erasmo, violinista degli Afterhours e compositore straordinario», mi racconta. Riccardo è presente da anni nella scena Indie italiana. La sua musica ha una matrice cantautorale: «Sono un songwriter, definirmi un cantautore ci andrei cauto se penso a Guccini, De Gregori, Battiato e a tutti i grandi nomi del nostro cantautorato storico italiano». Continua a leggere
Love in Exile: Aftab, Iyer e Ismaily arrivano dallo spazio profondo
La ricetta per trascorrere un’ora di meditazione, soli con se stessi, fatto quanto mai raro nella nostra ingabbiata e programmata esistenza, è racchiusa in un disco, Love in Exile, uscito il 24 marzo scorso via Verve Records, che porta le firme di tre musicisti di grandissimo spessore: Arooj Aftab, Vijay Iyer e Shahzad Ismaily. Tutti e tre vivono a New York, Vijav è nato negli States da genitori indiani, come pure Shahzad, figlio di una famiglia pakistana, mentre Arooj (una conoscenza di Musicabile) è nata a Ryad, in Arabia Saudita, anche lei da genitori pakistani. Continua a leggere
Christian Muela, Didjeridoo, tribalità urbana e improvvisazione radicale
Il 10 marzo scorso è uscito un disco, catalogato come Worldwide, degno di nota, Didjin Beat di Christian Muela. Il trentanovenne musicista italo-congolese di stanza a Roma, ha confezionato un lavoro che sta tra elettro-dance e il suono arcaico del didjeridoo degli aborigeni australiani. Questo strano strumento fa parte della famiglia degli aerofoni ad ancia labiale, i più diffusi sono il flauto e la tromba: le labbra, vibrando, producono il suono.
Ve l’ho fatta breve, perché sul didjeridoo, in uso da oltre duemila anni, di cose da dire ce ne sarebbero molte, sono stati scritti libri e, se si vuole imparare, girano anche molti tutorial su internet. Quello che mi interessa farvi notare è la sua capacità di risvegliare nella mente umana sinapsi sopite, una sorta di transponder che risponde a richiami ancestrali. Allo stesso modo dei mantra dei monaci tibetani. Continua a leggere
L’arte di Lonnie Holley e la musica in… trance
Oh Me Oh My è l’ultimo lavoro pubblicato da Lonnie Holley. Il quinto disco. Lonnie è un artista afroamericano di 73 anni, di Birmingham, Alabama. Scultore, pittore, fotografo, poeta, regista e anche musicista. La sua è un’arte povera, stratificata e rimodellabile, come la vita. Le sue opere sono esposte in molti musei americani al Fine Arts di San Francisco, al Metropolitan di New York, allo Smithsonian, alla National Gallery of Art di Washington, in una permanente all’Onu. Ad ascoltarlo è spiazzante quanto coerente con la sua filosofia di vita: nei brani del disco senti Miles Davies, Gil Scott-Heron, gli Animal Collective – con cui per inciso ha collaborato – e un sacco d’altri musicisti che hanno influenzato i suoi ascolti. Continua a leggere
Il Novecento in musica a Milano con Dado Moroni e Alfonso Alberti

Da sinistra, Dado Moroni e Alfonso Alberti
Un pianista jazz e uno classico, quest’ultimo con una predilezione per gli artisti del Novecento. Insieme. Un’ottima notizia per chi ama i generi e le contaminazioni. A maggior ragione se i due musicisti in questione si chiamano Dado Moroni e Alfonso Alberti. Nomi conosciuti nei teatri di tutto il mondo per la loro intensa attività concertistica. Si potranno vedere insieme nell’”ultima puntata” della 28esima edizione dell’Atelier Musicale, sabato 18 marzo, come di consuetudine presso l’Auditorium Di Vittorio alla Camera del Lavoro di Milano alle 17:30, 10 euro. Continua a leggere