International Jazz Day: Antonio Faraò all’All Star Global Concert di Tangeri

Antonio Faraò ritratto da Marco Glaviano

Segnatevi in agenda: domani è la Giornata Internazionale del Jazz! Un genere musicale che, nonostante l’apparente – e ingiustificato – elitarismo, ha la capacità, proprio per essere alla continua ricerca dell’altro, di unificare, raccordare e fondere culture e popoli. Così hanno pensato 13 anni fa la Conferenza generale dell’Unesco, che l’ha istituita, e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che l’ha riconosciuta. 

Quest’anno, prima volta per il Continente africano dalla nascita del Jazz Day nel 2011, l’All-Star Global Concert, viene celebrato a Tangeri, in Marocco, nel nuovo Palazzo delle Arti e della Cultura, e trasmesso in streaming sulla pagina Facebook dedicata, all’indirizzo jazzday.com, dove trovate anche news e partecipanti, e sui siti dell’Onu e dell’Unesco.  Continua a leggere

Silvia Bolognesi ed Eric Mingus cantano (e suonano) Gil Scott-Heron

Un consiglio per chi si trovasse domani sera a Firenze: nel cuore della rassegna Mixité – Suoni e Voci di culture antiche e attuali – il progetto è una produzione Toscana Produzione Musica – alle 19 al PARC (Performing Arts Research Centre) non perdetevi il concerto di Eric Mingus e Silvia Bolognesi, “Is that jazz? Celebrating the influences of Gil Scott-Heron. Il padre del rap per molti, in realtà non solo: un grande artista, un visionario, un rivoluzionario nel suo ostinarsi a spiegare in fiumi di parole mai banali cosa stesse succedendo nell’America dalla fine anni Sessanta fino alla sua morte, avvenuta il 27 maggio del 2011, piegato dalla droga e dalla depressione.

Un progetto partito da un’idea di Jacopo Guidi, direttore artistico di Siena Jazz, e da lui affidato a una delle musiciste più versatili del nostro Paese, la contrabbassista Silvia Bolognesi che tra le mille sue attività artistiche è anche docente a Siena Jazz. «Gil Scott-Heron per me è un supereroe», mi spiega Silvia in una bella chiacchierata che ho fatto con lei alcuni giorni fa. 

Si tratta di un progetto studiato nei minimi particolari: dopo la prima di Firenze si sposterà al Torino Jazz Festival il 30 aprile (ore 18:30, Casa Teatro Ragazzi e Giovani Corso Galileo Ferraris, 266/C) e il 5 maggio a Thiene all’Auditorium Fonato (ore 21) nell’ambito di Vicenza Jazz. Continua a leggere

Emanuele Sartoris e Roberto Cifarelli, ovvero la pratica del transfert artistico

Nelle ultime uscite di fine marzo c’è un disco che non potevo farmi sfuggire per proporvelo in questo blog “not mainstream”. Si tratta di un lavoro eseguito rigorosamente a quattro mani, un progetto multimediale, dal titolo Inquadratura di composizioni. Porta le firme di un solido compositore e pianista piemontese nato il 13 dicembre dell’86, Emanuele Sartoris, e di un fotografo lombardo, di gran fama nel mondo del jazz, Roberto Cifarelli, nato il 13 agosto del ’64. 

A unirli, oltre allo stesso giorno di nascita, quel 13 che rientra nella “numerologia” di uno dei brani del disco, Tredici note di colore, una visione uguale e parallela della musica. «Sono un fan di Alexander Skrjabin (compositore russo, autore del Prometeo, ndr), e del suo interminabile lavoro volto a mettere l’ascoltatore al centro di un’esperienza artistica a tutto tondo», mi racconta Emanuele. «Sono un attivatore di cose strane e questo e un progetto di ricerca in cui tutti e due abbiamo “fatto ricerca” uno sull’altro» gli fa eco Roberto, che definisce in maniera lapidaria e convinta il ruolo del fotografo ritrattista: «Per me la cosa più bella è che un musicista si riconosca nella foto, ma con il tuo stile». Continua a leggere

Disturbat! Altr! Spoken word tra ricordo e testimonianza

La sua musica e la sua poesia sono forse uno dei pochi esempi che io conosca in cui l’arte ha avuto un peso rilevante, se non nel mutamento della realtà, certamente nel far sì che dei giovani avessero di nuovo il coraggio di sognare, di immaginare una città e una vita diversa. E di agire di conseguenza

Così scriveva nel settembre del 2013 il poeta Lello Voce, alla prima edizione del premio Dubito, dedicato a un giovanissimo artista che scelse di non vivere più buttandosi nel vuoto ad appena vent’anni il 25 aprile del 2012. Alberto “Dubito” Feltrin il suo nome. Assieme a Davide “Sospè” Tantulli aveva fondato i Disturbati dalla CUiete, pubblicando un album (lui lo incise ma non arrivò a vederlo) dal titolo La frustrazione del lunedì (e altre storie delle periferie arrugginite). Alberto, i Disturbati e quel disco sono oggi i protagonisti al Django di Treviso (città dove Dubito viveva e operava) di una serata dal titolo Rivendicazioni altre ancora.

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Mirco Mariani, Parcheggiatore di Sommergibili

Mirco Mariani – Foto Manuel Palmieri

Venerdì scorso s’è rifatto vivo sugli scaffali digitali Mirco Mariani. L’estroverso musicista romagnolo ha pubblicato da solista un 45 giri (in digitale, due canzoni), dopo la fruttuosa esperienza con gli Extraliscio. Aveva bisogno di ricostruire se stesso, sperimentare – mi racconta – scrivere nuovi episodi di quel lungo romanzo che è la sua musica. 

Questa volta si presenta al pubblico con un progetto su cui scommette molto, Il Parcheggiatore di Sommergibili. Nome affascinante, fantasia allo stato purissimo. D’altronde non è nuovo a questi voli di creatività, ricordate Saluti da Saturno? Altra sua impresa di una decina d’anni fa, dove il mondo dei sogni e di quei “benedetti” strumenti elettronici dimenticati, di cui è fiero collezionista e suonatore, entrano nel suo modo tutto particolare di “parlare” in note. Continua a leggere

Giacomo Tantillo, Bandistikamente… banda!

Bandistikamente. Titolo fulminante, preciso, chirurgico. È quello che il trombettista palermitano Giacomo Tantillo ha dato al suo ultimo lavoro – fieramente autoprodotto – uscito in formato fisico il mese scorso (in digitale è disponibile da novembre 2023). Otto brani per 33 minuti d’ascolto che celebrano il ruolo della banda musicale nella vasta prateria dell’orchestrazione.

In Italia, secondo dati forniti dalle associazioni bandistiche, ci sono oltre cinquemila bande che occupano dai 150 ai 180mila musicisti oltre ad altrettanti allievi, vivaio che garantisce continuità. Un’attività che parte dal basso, che dà l’opportunità, anche e soprattutto a chi non ha le disponibilità, di imparare a suonare uno strumento e studiare musica.  Continua a leggere

Basta! Giuliano Gabriele canta la sua World Music

Giuliano gabriele – Foto Riccardo Lancia

Il 23 febbraio scorso è uscito Basta!, terzo lavoro di Giuliano Gabriele, artista italo-francese, organettista, cultore di musica popolare con ampie escursioni nella World Music. Giuliano è nato e vive nel Frusinate, «la porta di accesso al Sud», mi racconta. Il posto giusto per coltivare il suo solido senso artistico che questa volta ha tradotto in un disco cantautorale, profondo, dove coniuga testi autorali a una musica che ha precisi riferimenti mediterranei, quando il Mare Nostrum era l’incrocio di tanti popoli che si frequentavano e «traevano dai commerci ricchezza e cultura». Pura World Music, dunque, suffragata dalla presenza di Martin Meissonnier, tra i padri fondatori del genere assieme a Peter Gabriel (erano gli anni Ottanta), producer che ha lavorato con Fela Kuti, Tony Allen, Robert Plant, Jimmy Page, Khaled, Alan Stivell, Manu Dibango, Papa Wemba… Continua a leggere

Amaro Freitas: “Y’Y” emozioni dall’Amazzonia

Amaro Freitas – Foto Micael Hocherman

Ieri sera sono andato ad ascoltare Amaro Freitas che suonava nell’Aula Magna dell’Università Bocconi nell’ambito di Isole Sonore, bella avventura concertistica curata da Cesare Picco, organizzata dall’ateneo milanese in collaborazione con Yamaha Music Europe. È da un po’ che seguo le vicende di questo musicista che ha qualcosa di speciale. 

Amaro è uno di quei preziosi doni che la musica dispensa con parsimonia. Sarà perché ha la rara capacità di emozionarsi e far emozionare mentre suona – letteralmente – l’intero pianoforte da cui estrae gli strumenti più impensabili, tamburi, berimbau, chitarre distorte, sarà per la sua presenza scenica con i suoi abiti sgargianti, o perché “canta” la sua musica, sta di fatto che assistere a un suo live è come imboccare un cammino che non sai dove ti porta ma che è bellissimo, pieno di sorprese e di panorami mozzafiato. Continua a leggere

Ritmo, canto e jazz: benvenuti nel mondo di Francesca Tandoi

Energizzante. No, non è la pubblicità della famosa bevanda che ti mette le ali, ma un disco uscito il 27 febbraio scorso firmato dalla pianista jazz Francesca Tandoi in trio con Matheus Nicolaiewsky al contrabbasso e Sander Smeets alla batteria. Bop Web il titolo, un omaggio al Be Bop e a Dizzy Gillespie in chiave moderna. «Un disco, credo, nato in contrasto a chi mi definisce la Diana Krall italiana, che canta e fa musica romantica… Ho detto: “Mo’ ve faccio vedè io», scherza l’artista. 

Un lavoro – lo dico in premessa – che a dispetto del jazz come siamo abituati ad ascoltarlo, seduti in silenzio sulle nostre seggioline, non ti fa stare fermo. Velocità, precisione, improvvisazione studiata nei minimi particolari, la voce di Francesca che contribuisce con il canto, come in Overjoyed, a creare la giusta atmosfera, ne fanno una musica fatta per ascoltare e ballare (d’altronde il jazz, genere popolare per eccellenza, aveva questo scopo), positiva che non lascia un secondo di respiro nelle accelerazioni, nel contrabbasso che macina chilometri su e giù per la tastiera, nella batteria sempre pronta a rispondere agli inviti di un pianoforte molto ritmico anche quando Francesca vola sui tasti. Continua a leggere

Rodrigo D’Erasmo con Caracas vola nei Sud del Mondo

Rodrigo D’Erasmo – Foto Ilaria Magliocchetti

Il primo marzo è uscito in digitale per Edizioni Curci la colonna sonora del film Caracas di Marco D’Amore, composta da Rodrigo D’Erasmo. Le soundtrack sono una delle mie tante passioni musicali, perché seguono altri fili logici compositivi. Il musicista lavora in team, compone in base a suggestioni che gli arrivano dal copione, dai desiderata del regista, dalle immagini che mano a mano gli vengono sottoposte e, chiaro, dal suo background. 

Rodrigo D’Erasmo è un musicista curioso “contaminante”, dotato di una straordinaria creatività. Nato a São Paulo, in Brasile, arrivato in Italia da ragazzino, è riuscito a fondere l’amore per la musica popolare brasiliana con mille altri mondi che lo hanno condotto a collaborare con grandi artisti, dal rock al pop, dal jazz alla musica contemporanea, oltre a essere il violinista degli Afterhours. Sempre con il solito spirito e l’immancabile pignoleria, convinto che non esista un genere più degno di un altro ma che la musica sia un linguaggio universale comprensibile ovunque ci si trovi nel mondo. Continua a leggere