Silvia Bolognesi ed Eric Mingus cantano (e suonano) Gil Scott-Heron

Un consiglio per chi si trovasse domani sera a Firenze: nel cuore della rassegna Mixité – Suoni e Voci di culture antiche e attuali – il progetto è una produzione Toscana Produzione Musica – alle 19 al PARC (Performing Arts Research Centre) non perdetevi il concerto di Eric Mingus e Silvia Bolognesi, “Is that jazz? Celebrating the influences of Gil Scott-Heron. Il padre del rap per molti, in realtà non solo: un grande artista, un visionario, un rivoluzionario nel suo ostinarsi a spiegare in fiumi di parole mai banali cosa stesse succedendo nell’America dalla fine anni Sessanta fino alla sua morte, avvenuta il 27 maggio del 2011, piegato dalla droga e dalla depressione.

Un progetto partito da un’idea di Jacopo Guidi, direttore artistico di Siena Jazz, e da lui affidato a una delle musiciste più versatili del nostro Paese, la contrabbassista Silvia Bolognesi che tra le mille sue attività artistiche è anche docente a Siena Jazz. «Gil Scott-Heron per me è un supereroe», mi spiega Silvia in una bella chiacchierata che ho fatto con lei alcuni giorni fa. 

Si tratta di un progetto studiato nei minimi particolari: dopo la prima di Firenze si sposterà al Torino Jazz Festival il 30 aprile (ore 18:30, Casa Teatro Ragazzi e Giovani Corso Galileo Ferraris, 266/C) e il 5 maggio a Thiene all’Auditorium Fonato (ore 21) nell’ambito di Vicenza Jazz. Continua a leggere



Emanuele Sartoris e Roberto Cifarelli, ovvero la pratica del transfert artistico

Nelle ultime uscite di fine marzo c’è un disco che non potevo farmi sfuggire per proporvelo in questo blog “not mainstream”. Si tratta di un lavoro eseguito rigorosamente a quattro mani, un progetto multimediale, dal titolo Inquadratura di composizioni. Porta le firme di un solido compositore e pianista piemontese nato il 13 dicembre dell’86, Emanuele Sartoris, e di un fotografo lombardo, di gran fama nel mondo del jazz, Roberto Cifarelli, nato il 13 agosto del ’64. 

A unirli, oltre allo stesso giorno di nascita, quel 13 che rientra nella “numerologia” di uno dei brani del disco, Tredici note di colore, una visione uguale e parallela della musica. «Sono un fan di Alexander Skrjabin (compositore russo, autore del Prometeo, ndr), e del suo interminabile lavoro volto a mettere l’ascoltatore al centro di un’esperienza artistica a tutto tondo», mi racconta Emanuele. «Sono un attivatore di cose strane e questo e un progetto di ricerca in cui tutti e due abbiamo “fatto ricerca” uno sull’altro» gli fa eco Roberto, che definisce in maniera lapidaria e convinta il ruolo del fotografo ritrattista: «Per me la cosa più bella è che un musicista si riconosca nella foto, ma con il tuo stile». Continua a leggere



Disturbat! Altr! Spoken word tra ricordo e testimonianza

La sua musica e la sua poesia sono forse uno dei pochi esempi che io conosca in cui l’arte ha avuto un peso rilevante, se non nel mutamento della realtà, certamente nel far sì che dei giovani avessero di nuovo il coraggio di sognare, di immaginare una città e una vita diversa. E di agire di conseguenza

Così scriveva nel settembre del 2013 il poeta Lello Voce, alla prima edizione del premio Dubito, dedicato a un giovanissimo artista che scelse di non vivere più buttandosi nel vuoto ad appena vent’anni il 25 aprile del 2012. Alberto “Dubito” Feltrin il suo nome. Assieme a Davide “Sospè” Tantulli aveva fondato i Disturbati dalla CUiete, pubblicando un album (lui lo incise ma non arrivò a vederlo) dal titolo La frustrazione del lunedì (e altre storie delle periferie arrugginite). Alberto, i Disturbati e quel disco sono oggi i protagonisti al Django di Treviso (città dove Dubito viveva e operava) di una serata dal titolo Rivendicazioni altre ancora.

Continua a leggere



La Buona Novella: De Andrè secondo i Perturbazione

I Perturbazione – Foto Luigi De Palma

Il 22 marzo scorso i Perturbazione hanno pubblicato un disco commovente. Il master di un concerto tenuto nel 2010 a Varallo Sesia in occasione dei 40 anni dall’uscita de La Buona Novella, concept album di Fabrizio De Andrè. 

Inutile dire che mi sono fiondato subito ad ascoltarlo. Cosa che mi ha fatto venire voglia di tornare a immergermi “nell’ellepì” originario, per me uno dei dischi dirimenti di Faber. In quel concerto dei Perturbazione c’è anche Nada con una versione dell’Ave Maria e di Maria nella Bottega di un falegname da brividi e ne Il Testamento di Tito, Alessandro Raina in Il ritorno di Giuseppe, Via della Croce e Il testamento di Tito e Dario Mimmo alla fisarmonica, bouzouki, tastiere e cori. 

Nel 2010 la band piemontese contava ancora sei elementi, Elena Diana al violoncello e cori e Gigi Giancursi alle chitarre e cori. Oggi che son rimasti in quattro La Buona Novella trova un’altra prospettiva grazie alla fantasia e agli arrangiamenti di Tommaso Cerasuolo, i fratelli Cristiano (chitarre e synth) e Rossano Lo Mele (batteria) e Alex Baracco (basso). Continua a leggere



Francesco M. Mancarella suona i colori d’Islanda

Francesco Maria Mancarella – Foto Michele Giannone

Le sinestesie in musica non sono rare. La musica contamina le altre arti, ascolti un colore, dipingi una melodia, vedi un suono. C’è chi studia a fondo questi effetti, come Francesco Maria Mancarella, giovane musicista leccese, 33 anni. Mancarella usa i colori per creare le sue composizioni al pianoforte, ed è quello che ha fatto pubblicando, a inizio 2024, la seconda parte di un lavoro concepito in Italia e realizzato in Islanda. 

Il lavoro porta un titolo secco, Nord (per Sony Music Italia). Un disco con due lati, come un LP, dove le immagini risultano vivide: da una parte il freddo, la vita difficile di chi vive in un luogo che non fa sconti, la magia di terre ancora selvagge, dall’altro le sensazioni vissute nel grande Nord che inevitabilmente riportano l’autore a pensare alla sua comfort zone, a quel Salento che splende di caldo e di sole. Due luoghi bellissimi, due mondi completamente diversi. «Il mare del mio Salento mi riconduce al pensiero della vacanza, alla voglia di tuffarsi in quel blu, il mare dell’Islanda è scuro, temuto dai suoi abitanti. Eppure entrambi hanno il loro fascino, la loro ispirazione», mi racconta. Continua a leggere



Mirco Mariani, Parcheggiatore di Sommergibili

Mirco Mariani – Foto Manuel Palmieri

Venerdì scorso s’è rifatto vivo sugli scaffali digitali Mirco Mariani. L’estroverso musicista romagnolo ha pubblicato da solista un 45 giri (in digitale, due canzoni), dopo la fruttuosa esperienza con gli Extraliscio. Aveva bisogno di ricostruire se stesso, sperimentare – mi racconta – scrivere nuovi episodi di quel lungo romanzo che è la sua musica. 

Questa volta si presenta al pubblico con un progetto su cui scommette molto, Il Parcheggiatore di Sommergibili. Nome affascinante, fantasia allo stato purissimo. D’altronde non è nuovo a questi voli di creatività, ricordate Saluti da Saturno? Altra sua impresa di una decina d’anni fa, dove il mondo dei sogni e di quei “benedetti” strumenti elettronici dimenticati, di cui è fiero collezionista e suonatore, entrano nel suo modo tutto particolare di “parlare” in note. Continua a leggere



Tre dischi per gite fuoriporta

Ed eccoci già a venerdì, la Pasqua è stata archiviata e il tempo sembra essersi messo “in buona”. Quindi, come si diceva nei vecchi magazine di viaggio, approfittatene per dedicarvi a un weekend di sole, il primo assaggio di primavera calda e rilassante! Vi propongo tre nuove uscite, che mi sono piaciute, un disco fresco fresco di giornata, uscito proprio oggi, un bravo cantautore brasiliano e una riedizione di un grande classico jazz firmato Joe Henderson. Tre dischi per tre momenti della giornata da ascoltare in auto, durante una siesta nel pomeriggio o la sera guardano il mare e le stelle… Continua a leggere



Giacomo Tantillo, Bandistikamente… banda!

Bandistikamente. Titolo fulminante, preciso, chirurgico. È quello che il trombettista palermitano Giacomo Tantillo ha dato al suo ultimo lavoro – fieramente autoprodotto – uscito in formato fisico il mese scorso (in digitale è disponibile da novembre 2023). Otto brani per 33 minuti d’ascolto che celebrano il ruolo della banda musicale nella vasta prateria dell’orchestrazione.

In Italia, secondo dati forniti dalle associazioni bandistiche, ci sono oltre cinquemila bande che occupano dai 150 ai 180mila musicisti oltre ad altrettanti allievi, vivaio che garantisce continuità. Un’attività che parte dal basso, che dà l’opportunità, anche e soprattutto a chi non ha le disponibilità, di imparare a suonare uno strumento e studiare musica.  Continua a leggere



Basta! Giuliano Gabriele canta la sua World Music

Giuliano gabriele – Foto Riccardo Lancia

Il 23 febbraio scorso è uscito Basta!, terzo lavoro di Giuliano Gabriele, artista italo-francese, organettista, cultore di musica popolare con ampie escursioni nella World Music. Giuliano è nato e vive nel Frusinate, «la porta di accesso al Sud», mi racconta. Il posto giusto per coltivare il suo solido senso artistico che questa volta ha tradotto in un disco cantautorale, profondo, dove coniuga testi autorali a una musica che ha precisi riferimenti mediterranei, quando il Mare Nostrum era l’incrocio di tanti popoli che si frequentavano e «traevano dai commerci ricchezza e cultura». Pura World Music, dunque, suffragata dalla presenza di Martin Meissonnier, tra i padri fondatori del genere assieme a Peter Gabriel (erano gli anni Ottanta), producer che ha lavorato con Fela Kuti, Tony Allen, Robert Plant, Jimmy Page, Khaled, Alan Stivell, Manu Dibango, Papa Wemba… Continua a leggere



Amaro Freitas: “Y’Y” emozioni dall’Amazzonia

Amaro Freitas – Foto Micael Hocherman

Ieri sera sono andato ad ascoltare Amaro Freitas che suonava nell’Aula Magna dell’Università Bocconi nell’ambito di Isole Sonore, bella avventura concertistica curata da Cesare Picco, organizzata dall’ateneo milanese in collaborazione con Yamaha Music Europe. È da un po’ che seguo le vicende di questo musicista che ha qualcosa di speciale. 

Amaro è uno di quei preziosi doni che la musica dispensa con parsimonia. Sarà perché ha la rara capacità di emozionarsi e far emozionare mentre suona – letteralmente – l’intero pianoforte da cui estrae gli strumenti più impensabili, tamburi, berimbau, chitarre distorte, sarà per la sua presenza scenica con i suoi abiti sgargianti, o perché “canta” la sua musica, sta di fatto che assistere a un suo live è come imboccare un cammino che non sai dove ti porta ma che è bellissimo, pieno di sorprese e di panorami mozzafiato. Continua a leggere