Amelia, l’omaggio a Joni Mitchell di Martha J.

Martha J . – Foto Luca Viganò

Amelia Earhart era una aviatrice americana, prima donna pilota a riuscire nell’impresa di sorvolare l’Atlantico nel 1932. Forte dell’impresa decise di volare un’avventura titanica: il 20 maggio 1937, a 39 anni, insieme al navigatore Fred Noonan partì per la trasvolata del globo. Il 2 luglio decollò da Lae (Papua Nuova Guinea), diretta sull’isola di Howland, quando… lei e Noonan svanirono nel nulla. La Earhart entrò nella storia dell’aviazione e anche nelle teorie cospirazioniste: rapita dagli alieni? salvati e vissuti in un’isola deserta? … Proprio a gennaio di quest’anno è stato avvistato a 5mila metri di profondità un oggetto che potrebbe assomigliare all’aereo della Earhart. Continua a leggere

Raffaele Spidalieri, ovvero il Segno dell’acqua e l’umanità

Confesso: era da un po’ che dovevo chiamarlo. L’ho fatto ieri sera, dopo aver ascoltato più e più volte il suo ultimo lavoro uscito nel settembre dello scorso anno, Il Segno dell’acqua. Titolo intrigante quello che Raffaele Spidalieri, classe 1971, ha deciso di dare a un lavoro di undici tracce per niente facili nei testi e anche nella musica. Raffaele è un bel personaggio, molto profondo, adora la filosofia, è un neurologo, si occupa di neuroriabilitazione, e molto “umano” nell’accezione filosofica del termine, l’essere sociale aristotelico, ma anche l’uomo pitagorico, fatto di anima e corpo, o quello kantiano, che scruta la bidimensionalità, quella tensione tra sensibilità e ragione. L’uomo e la sua umanità sono un tema centrale del lavoro di Spidalieri e proprio per questo la sua alta aspettativa verso l’essere umano pensante, sociale, teso all’altro da sé, è messa sempre a dura prova. Allora auguri, a me che resto/ con questa voglia di libertà/ questa vertigine di corde tese/ questa carezza di verità/ E ancora brindo, a me che resto/ e ancora auguri a chi non sa/ guardare avanti e andare a tempo/ trovare musica…canta in La Follìa. Continua a leggere

Dischi sotto l’albero/1 Tre consigli per un regalo d’autore

Natureza – Joyce Moreno – 30 settembre

Joyce Moreno, 74 anni, ancora attivissima, è una delle grandi artiste della MPB, una musicista a tutto tondo, con una gran voce, bravissima chitarrista, compositrice. Natureza è un un album che doveva uscire nel 1977. Finito, registrato a New York e mai pubblicato, con gli arrangiamenti del maestro Claus Ogerman, musicista tedesco che con la bossanova aveva un legame molto stretto avendo collaborato con Vinícius de Moraes e con Tom Jobim. Il disco, secondo Ogerman doveva essere cantato anche in inglese, per favorire la diffusione all’estero, visto che alla fine dei Settanta il portoghese non aveva ancora quella stessa presa artistica dell’idioma dominante per il pubblico mondiale. Continua a leggere

Petardo: ansie, paure e battaglie nel disco Panfobia

Panfobia. Una vaga, costante paura di tutto. Le angosce di questo tempo, tra virus, guerre, incertezze sono uno stimolo per gli artisti. Riccardo Salvini, Petardo in uno dei suoi moniker, è un polistrumentista piemontese, uno che prende con rara passionalità il ruolo di artista. Mettere in scena un lavoro dove prevale il suono di una chitarra e la voce di Riccardo incapsulati in un notevole arrangiamento – opera di Maurizio Borgna – realizzato solo utilizzando synth modulari, significa crederci incondizionatamente, senza strizzare l’occhio a nessuno, nemmeno a i tuoi fan.  Continua a leggere

Joe Barbieri, trent’anni di musica e rispetto

Joe Barbieri – Foto Angelo Orefice

Vivere attraverso la musica è un’arte che pochi sanno praticare. È questione di attitudine, di sensibilità, di condivisione. Joe Barbieri, musicista napoletano, è uno di questi rari esseri umani. Lo seguo da anni, mi ha incuriosito fin dai suoi primi lavori per la sua “integrità musicale”. Che non significa attaccamento a un genere, anzi! Semmai, pura creatività messa in note con criteri rigidissimi. 

Artista attento alla musica del mondo con una predilezione per il jazz, la bossanova e lo choro, la sua Cosmonauta d’appartamento suonata con Hamilton de Hollanda, incredibile mandolinista brasiliano, dall’omonimo album uscito nel 2015, è uno dei brani che resta custodito nella mia playlist del cuore, tra Desde Que o Samba é Samba di Caetano Veloso e Gilberto Gil, e País Tropical cantato da Veloso, Gil e dalla grande Gal Costa (che se n’è andata a 77 anni la scorsa settimana)… Insomma, tornando a Barbieri, alla sua creatività, uno può avere tutta la fantasia del mondo, ma poi, per trasformarla in musica e fare un buon pezzo ha bisogno di tanta arte e studio.  Continua a leggere

Disco del mese/ Here It Is: A Tribute to Leonard Cohen

Fra le tante uscite di ottobre mi ha colpito un lavoro che, dalla sua pubblicazione, è diventato per me un ascolto quotidiano. Si tratta di Here It Is: A Tribute to Leonard Cohen, edito dalla Blue Note Records e dato all’ascolto il 14 del mese scorso. 

Non sono un amante dei dischi che in qualche modo sfruttano il lavoro di artisti scomparsi. Ma qui, accidenti, siamo davanti a ben altra cosa. Un vero tributo, un omaggio in punta di piedi ma potente, ricco e fedele, dove non prevale l’identità del singolo artista che interpreta ma dell’autore. Che risponde all’immenso nome di Leonard Cohen, uno dei più grandi cantautori che hanno calcato questo pianeta, ammirato, imitato, seguito. 

L’idea del disco – come probabilmente avrete già letto – è di Larry Klein, bassista stranoto, vincitore di Grammys, compositore e turnista d’eccellenza (da Bob Dylan a Peter Gabriel, da Herbie Hankock a Joni Mitchell (della quale è stato anche marito), amico di Cohen fin dai primi anni Ottanta. Il quale ha pensato a un parterre di artisti da brivido: Norah Jones, Peter Gabriel, Gregory Porter, Sarah McLachlan, Luciana Souza, James Taylor, Iggy Pop, Mavis Staples, David Gray e Nathaniel Rateliff.  Continua a leggere

Jali Babou Saho: i griot, la kora e lo scopo della musica

La kora è uno strumento che mi ha sempre affascinato. Perché ha la capacità di liberare la fantasia, di ammaliare, di rendere magica la musica. Tra i dischi che ascolto spesso ci sono Ballaké Sissoko con Vincent Segal al violoncello in Chamber Musica, lavoro del 2009, Sona Jobarteh, una grande e magnifica musicista, prima suoantrice donna di ora proveniente da una famiglia di griot, i depositari di questo strumento, in Fasiya del 2011, Ablaye Cissoko con i  canadesi Costantinople, in Traversées, lavoro del 2019, e Toumani Diabaté (cugino della Jobarteh) con il grande chitarrista Ali Farka Touré in quell’album bellissimo che si intitola In The Heart of The Moon (ascoltatevi Kadi Kadi). Musica che viene dai cantastorie gambiani e maliani, discendenti di griot di origine mandinka (le popolazioni dell’Africa Occidentale) che si sono passati di generazione in generazione la difficile arte del suono di questo strumento simile a un’arpa e a un liuto, complesso quanto incredibile. Continua a leggere

Cantautori: Barreca e la purezza della musica…

Domenico Barreca – Foto Beatrice Ditto

Ritorno nuovamente sul tema “cantautorato italiano”. Perché nella musica italiana si sta verificando un piccolo terremoto che pochi stanno registrando: il ritorno dei cantautori, strutturati come negli anni Settanta. Allora erano mainstream, la realtà socio-culturale era molto diversa rispetto all’attuale. Oggi vivono in un mondo parallelo, hanno ascolti, teatri, palchi ma pochi li conoscono. I loro profili sono l’opposto dei “popparoli” di gran lignaggio. Sono altrettanto giovani ma non adolescenti, meditativi, spesso conoscono bene la musica (e per fortuna!), hanno testi attuali, non banali e sempre egoriferiti. Parlano di comunità, condivisione, rispetto… Continua a leggere

Guido Coraddu con Miele Amaro suona la Sardegna del jazz

Guido Corraddu – Foto Agostino Mela

Ritorno dopo la pausa ferragostana per parlarvi di jazz e territorialità. Un discorso che avevo affrontato nel novembre dello scorso anno con Paolo Fresu e che torna di nuovo su questo blog grazie a Guido Coraddu, 50 anni, pianista cagliaritano di grande raffinatezza e studio. In questi anni di Musicabile ho conosciuto e incontrato tanti artisti e un buon numero di questi, soprattutto jazzisti, viene dalla Sardegna o dalla Sicilia. Perché? Un motivo antropologico ci sarà di sicuro, possiamo invocare semplicemente il “fattore isola”, territorio per forza di cose a sé, ma anche il mare che le circonda, che ha aperto la via a popoli, culture, tradizioni diverse che poi si sono fuse in un mix unico, dando vita a una propria e definita carta di identità. Continua a leggere

Eugenio Rodondi, i cantautori e il narcisismo dell’artista

Torno a parlarvi ancora di cantautorato italiano e lo faccio attraverso un artista che ha l’appeal e il physique du rôle del musicista anni Settanta. Si tratta di Eugenio Rodondi, classe 1988, torinese. Ha pubblicato tre singoli che fanno parte di un disco che uscirà dopo l’estate, molto interessanti per il lavoro concettuale che sta alla base, che lui ha definito una «provocazione gentile»: mettere in primo piano la canzone – e il suo significato – e non l’artista che l’ha scritta. Come? Facendola interpretare da voci completamente diverse dalla sua. Lavorare sulla centralità del brano a dispetto dell’ego dell’artista, annullare il personaggio per dar vita alle parole. Continua a leggere