Dischi sotto l’albero/1 Tre consigli per un regalo d’autore

Natureza – Joyce Moreno – 30 settembre

Joyce Moreno, 74 anni, ancora attivissima, è una delle grandi artiste della MPB, una musicista a tutto tondo, con una gran voce, bravissima chitarrista, compositrice. Natureza è un un album che doveva uscire nel 1977. Finito, registrato a New York e mai pubblicato, con gli arrangiamenti del maestro Claus Ogerman, musicista tedesco che con la bossanova aveva un legame molto stretto avendo collaborato con Vinícius de Moraes e con Tom Jobim. Il disco, secondo Ogerman doveva essere cantato anche in inglese, per favorire la diffusione all’estero, visto che alla fine dei Settanta il portoghese non aveva ancora quella stessa presa artistica dell’idioma dominante per il pubblico mondiale.
Joyce non accettò e quel lavoro finì nel dimenticatoio. Il master originale è stato ritrovato per caso da una nipote di Ogerman, morto sei anni fa. È così che, dopo 45 anni, il 30 settembre ha visto la luce un lavoro che viaggia tra i suoni della bossa e i ricami del jazz, con quella musicalità eterea, molto orchestrale caratteristica del tempo, vedi Jobim, Milton Nascimento, Chico Buarque, i curitibani MPB4. La casa discografica inglese Far Out Recordings, a cui Joyce è legata da anni, ha deciso di pubblicarlo. Il risultato è un album di godibile ascolto, con giuste dosi di psichedelia e di jazz… A questo punto viene da chiedersi – come s’è domandato qualche cultore del genere – cosa sarebbe successo a Joyce se quel disco fosse uscito nel 1977: avrebbe cambiato il suo destino artistico, anticipandone la mfama che o’accompagna oggi? Natureza segue di qualche settimana l’uscita di Brasileiras Canções (5 agosto), album di inediti della Moreno, sofisticati e coinvolgenti. Una doppietta esemplare. Ascoltate Feminina.

 Toumani, Family & Friends – Toumani Diabaté – 28 ottobre

Dal Brasile della bossa al Mali della musica mandinka per incontrare Toumani Diabaté, artista di Bamako, e il suo Toumani, Family & Friends. Diabaté è un virtuoso della kora, l’arpa mandinka, strumento popolare in tutta l’Africa Occidentale la cui origine si perde nella notte dei tempi, fatto di una mezza zucca rivestita da una pelle animale e 21 corde che, pizzicate con maestria, sono una calamita per la mente. Apprendere a suonare quest’arpa strana per noi occidentali non è così semplice. L’arte viene tramandata di padre in figlio: Toumani viene da un’antichissima famiglia di griot – cantastorie, lpoeti e musicisti. Lui l’ha imparata dal padre e, da padre, l’ha insegnata al figlio Sadiki. Il disco, come spiega didascalico il titolo, racchiude la musica dei Diabaté. Gli amici sono numerosi e famosi (almeno in Africa): gli ivoriani Tiken Jah Fakoly, musicista reggae (Les Faux Marabouts) e Meiway (Nandine Snkaré); il touareg Kader Tarhanine, idolo dei giovani africani (Ou Te Yé), Valentine Alvares, popstar (Bamako), Souleymane Traoré, aka Neba Solo, suonatore maliano di balamba, un balafon gigante (Life). Toumani è artista che ha fatto delle contaminazioni musicali una filosofia. La sua curiosità lo ha portato a collaborare con Damon Albarn, Björk, i Ketama, il brasiliano Arnaldo Antunes, uno dei Tribalistas. Tante esperienze che hanno  portato Diabaté a essere un punto di riferimento non solo per i musicisti africani. Ascoltate Bamako.

Where I’m Meant to Be – Ezra Collective – 4 novembre

Di base sono jazzisti, un collettivo di giovani musicisti con grandi ambizioni, con una padronanza stupefacente della lingua musicale e degli strumenti che usano. Ma soprattutto sono ricchi di gioia di vivere con quel piglio un po’ guascone tipico di chi ha tanto da raccontare e sa che lo può fare al meglio. Where I’m Meant to Be, il disco degli Ezra Collective, è una delle migliori uscite di questo 2022. Un disco vitale, che cattura e contagia senza cedimenti dal primo al quattordicesimo brano. Un’ora e nove minuti di ascolto senza fiato. I ragazzi si muovono sulla scena londinese da un po’. Il frontman ha 26 anni, Femi Koleoso, genitori nigeriani, nato e cresciuto a Londra (per inciso è anche diventato il batterista dei Gorillaz – la giri come vuoi ma Albarn c’è sempre!). Il basso molto “dub”, lo suona il fratello di Femi, TJ, di due anni più giovane. Alle tastiere Joe Armon-Jones, artista con doti sovrannaturali, mentre alla tromba Ife Ogunjobi (origine nigeriane), al sax tenore  il fantasioso James Mollison. Jazz sì, una buona dose di Afrobeat (si sente nella ritmica Tony Allen e lo si ascolta pure in una intervista registrata), e poi funk, hip-hop, con affidato alla voce di Kojey Radical. Nei 14 brani non manca uno standard, uno dei più suonati e per questo molto più complessi da proporre, Smile, scritto da Charlie Chaplin nel 1936 e portato al successo da Nat King Cole, qui risolto con disinvoltura e creatività grazie ai disegni al piano di Joe Armon-Jones. Il brano più esplosivo che incita a una danza sfrenata è Victory Dance, un son cubano di base, ricamato da un’esplosione di assoli con tromba e pianoforte. Sorprendente!

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