La scansione della vita di un uomo tradotta in suono. Tristezza allegria, depressione eccitazione, incubi sogni, lavoro ozio, giovinezza vecchiaia. Per tutti questi opposti che convivono in ognuno di noi c’è un suono che può diventare angelica melodia o secco rumore, o entrambi contemporaneamente. Riflessioni che si impongono all’ascolto di Oportet 475 di Ze in the Clouds uscito lo scorso 27 gennaio. Dietro il moniker si cela un ragazzo di 23 anni, Giuseppe Vitale di Mortara, provincia di Pavia. Il disco è uscito per la Tŭk Music, etichetta di Paolo Fresu (il musicista è presente anche in un brano, Fame Usque Mortem assieme a Uri Caine), e già solo questo impone un ascolto attento del lavoro. Continua a leggere
Archivi autore: Giuseppe Ceccato
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Fantastic Negrito: Grandfather Courage (Acoustic)
Esce oggi Grandfather Courage (Acoustic), quinto album in studio di Xavier Dphrepaulezz, 55 anni, di Oakland, California. Forse ai più il nome dell’artista dice poco. Meglio chiamarlo con il moniker che ha adottato dal 2014, Fantastic Negrito. A mio avviso, uno degli artisti più interessanti e rappresentativi dell’ultimo decennio. Ottavo figlio di una famiglia mussulmana ortodossa trasferitasi dal Massachusetts alla California quando lui aveva 12 anni, la sua fuga da casa per finire nel giro dello spaccio, quindi la folgorazione negli anni Ottanta dopo aver ascoltato Prince e il suo Dirty Mind.Grazie a quel disco ha deciso di diventare musicista, frequentando le lezioni alla Berkeley nonostante non fosse iscritto in quell’università. Nella sua vita si contempla anche un rovinoso incidente d’auto 23 anni fa: rimane in coma per alcune settimane, fatto che gli “resetta” la vita. Continua a leggere
Il viaggio perfetto nella musica di Enrico Solazzo
Lo avevo visto suonare a Portobuffolè (Treviso) lo scorso anno. Era il tastierista di un supergruppo jazz dove l’anfitrione era Antonio Faraò, uno dei grandi della musica internazionale, pianista virtuoso ed emozionante, che presentava al Gaia Jazz, di cui è direttore artistico, il suo progetto Eklektik.
Enrico Solazzo, brindisino di nascita e romano d’adozione, ha pubblicato per Via Veneto Jazz da nemmeno due mesi il suo primo lavoro da leader, Perfect Journey. Titolo quanto mai appropriato: un viaggio perfetto nella musica che gli piace, negli arrangiamenti di cui è maestro e con gli amici dei quali ha sommo rispetto e scambi professionali continui. All’album hanno partecipato quaranta musicisti, tra questi Antonio Faraò in You’re My Trhill, uno standard interpretato da Billie Holiday e Nat King Cole di Jay Giorney e Sidney Clare, Fabiana Rosciglione, Stefano Di Battista, Lele Melotti, Baptiste Herbin. Mi fermo qui, l’elenco è ancora lungo… Continua a leggere
Maurizio Petrelli, crooner per mosche e zanzare
Scrivo canzoni per mosche e zanzare. È il curioso titolo del disco in uscita domani firmato da Maurizio Petrelli, farmacista di Monteroni in provincia di Lecce e musicista per passione e studio. Petrelli, 67 anni, è un simpatico signore innamorato di un modo di concepire la musica legato agli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Brani costruiti per durare, dove il valore sta in un’alchimia di strumenti, in un buon testo e in arrangiamenti orchestrali. I suoi punti di riferimento non possono che essere Domenico Modugno e Frank Sinatra. Crooner, roba del secolo scorso, direte. Eppure, rifletto, ci vuole un ostinato coraggio per proporre in anni veloci e digitali come i nostri, dove le canzoni le fanno i computer e il canto è adattato alle mode del momento, un passo diverso, arioso, pignolo, orchestrato. Proprio questo mi è piaciuto di lui. L’essere controcorrente al limite della provocazione, il ribadire con leggerezza e autoironia uno spaccato di vita e note che diventa senza tempo, un pianeta lontano ma raggiungibile da tutti. Continua a leggere
Rohma, le dualità dell’essere umano in @arroboboy
Volutamente spiazzante, istintivamente provocatorio, scariche improvvise di elettronica “metal”, richiami di synth patinati anni Ottanta, chitarre acide e distorte. Echi di Bowie, di Prodigy, di Nine Inch Nails raccontano un personaggio non facile. Entrare nell’universo musicale di Rohma è come avventurarsi in un lisergico mondo dove le dualità diventano confuse, tutto tende a unirsi e a risepararsi in nuova vita, lava che esce da un vulcano e si solidifica in tante forme, nessuna uguale all’altra. Continua a leggere
Tre dischi per la settimana firmati Waters, Iggy e Price
Gennaio si apre con buone prospettive per la musica. Quest’anno, per esempio, vedranno la luce i nuovi lavori di Peter Gabriel e dei Metallica. Sono in tanti ad aspettare un disco da Gabriel, previsto entro la prima metà dell’anno: è dal 23 settembre 2002 con Up che l’ex frontman dei Genesis non pubblica più un lavoro di inediti. La band metal, invece, il 14 aprile rilascerà 72 Seasons. Dell’album si può ascoltare un solo brano Lux Æterna, un ritorno al metallo grezzo di gran valore delle origini.
Per questa settimana vi propongo tre uscite. Si tratta di tre artisti visionari. Due vecchie guardie, monumenti viventi del rock, e un’artista che si sta affermando come la nuova regina del country formato punk rock quando a tenacia e ribellione. I loro nomi? Roger Waters, Iggy Pop e Margo Price. Continua a leggere
Raffaele Spidalieri, ovvero il Segno dell’acqua e l’umanità
Confesso: era da un po’ che dovevo chiamarlo. L’ho fatto ieri sera, dopo aver ascoltato più e più volte il suo ultimo lavoro uscito nel settembre dello scorso anno, Il Segno dell’acqua. Titolo intrigante quello che Raffaele Spidalieri, classe 1971, ha deciso di dare a un lavoro di undici tracce per niente facili nei testi e anche nella musica. Raffaele è un bel personaggio, molto profondo, adora la filosofia, è un neurologo, si occupa di neuroriabilitazione, e molto “umano” nell’accezione filosofica del termine, l’essere sociale aristotelico, ma anche l’uomo pitagorico, fatto di anima e corpo, o quello kantiano, che scruta la bidimensionalità, quella tensione tra sensibilità e ragione. L’uomo e la sua umanità sono un tema centrale del lavoro di Spidalieri e proprio per questo la sua alta aspettativa verso l’essere umano pensante, sociale, teso all’altro da sé, è messa sempre a dura prova. Allora auguri, a me che resto/ con questa voglia di libertà/ questa vertigine di corde tese/ questa carezza di verità/ E ancora brindo, a me che resto/ e ancora auguri a chi non sa/ guardare avanti e andare a tempo/ trovare musica…canta in La Follìa. Continua a leggere
Dan Costa: con “Beams” batte il cuore del latin jazz
Beams, raggi di luce. E proprio la luce è la protagonista del nuovissimo lavoro di Dan Costa. Pianista dai solidi studi e da una raffinata creatività, come avevo scritto nel marzo dello scorso anno in occasione di un brano, Iremia, pubblicato insieme a Randy Brecker, Allora suonava di pace interiore, giusto in un momento in cui l’invasione russa in Ucraina stava iniziando il suo macello disorganizzato. Luce è speranza, vita, invito alla positività.
Buon 2023, che sia un anno di musica
Ci stiamo lasciando alle spalle un anno difficile, dove, al di fuori della musica, si sono concatenati molti avvenimenti che hanno (stanno) condizionando il nostro vivere. E la musica, così capace di annusare il mondo, seguirà sicuramente le traiettorie delle Mongolfiere, quelle cantate da Gianmaria Testa: cercherà quelle tracce impercettibili che solo un artista può fare nella sua lucida creatività. Continua a leggere
Dischi sotto l’albero/1 Tre consigli per un regalo d’autore
♠ Natureza – Joyce Moreno – 30 settembre
Joyce Moreno, 74 anni, ancora attivissima, è una delle grandi artiste della MPB, una musicista a tutto tondo, con una gran voce, bravissima chitarrista, compositrice. Natureza è un un album che doveva uscire nel 1977. Finito, registrato a New York e mai pubblicato, con gli arrangiamenti del maestro Claus Ogerman, musicista tedesco che con la bossanova aveva un legame molto stretto avendo collaborato con Vinícius de Moraes e con Tom Jobim. Il disco, secondo Ogerman doveva essere cantato anche in inglese, per favorire la diffusione all’estero, visto che alla fine dei Settanta il portoghese non aveva ancora quella stessa presa artistica dell’idioma dominante per il pubblico mondiale. Continua a leggere