Gino Marielli: Tazenda, Murales e il mainstream

Gino Marielli

Ricordando Murales. I Tazenda, Gino Marielli, Gigi Camedda e Nicola Nite, quest’anno hanno scelto l’album pubblicato il primo marzo del 1991 come tema del loro live – che stanno portando in giro per l’Italia e l’Europa dal 20 aprile scorso – disco dirimente per la band e, aggiungo, per la musica italiana.

Sono brani che hanno fatto storia, vedi Mamoiada, Desvelos, Nanneddu, Disamparados, quest’ultimo tradotto e portato a Sanremo nel ’91 con il titolo Spunta la luna dal monte assieme a Pierangelo Bertoli. Sul palco oltre a Gino, Gigi e Nicola, ci sono Massimo Canu al basso, Massimo Cossu alle chitarre, Paolo Erre alle tastiere e Luca Folino alla batteria.

Murales come tour ma anche come manifesto del lungo viaggio artistico della band. La seconda parte del concerto, infatti, racconta il percorso umano e musicale del gruppo, le collaborazioni con altri musicisti e l’omaggio, diventato ormai un classico, ad Andrea Parodi attraverso un brano storico saulese dell’inizio Novecento riadattato da Marielli oltre trent’anni fa,  No photo reposare. Il tour è l’occasione per fare una chiacchierata – tra una data e l’altra – con Gino Marielli. Continua a leggere



Max De Aloe, l’armonica e Thelonious Monk

Il 17 maggio scorso, solo su supporto fisico (ad agosto seguirà quello digitale), è uscito un disco che vale la pena d’essere segnalato. Si intitola Melodic Monk e l’autore è l’armonicista Max De Aloe con il suo ormai storico quartetto, Roberto Olzer al pianoforte, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria. È un lavoro dedicato al Thelonious Monk compositore, dove troviamo brani famosissimi del pianista americano come ‘Round Midnight, Bemsha Swing, Ugly Beauty, Ask Me Now, Pannonica, reinterpretati in ambiente morbido e sofisticato, una chiave di lettura più struggente del lavoro diMonk, meraviglioso pianista irruento e percussivo. 

Max è un musicista proficuo: al suo attivo ha più di 60 dischi (ha collaborato anche a Risvegli, il lavoro della pianista Eugenia Canale di cui vi ho parlato lo scorso anno), 18 di questi firmati come leader, ma è anche un artista che da sempre lavora con la cultura organizzando spettacoli in solo, creando colonne sonore per spettacoli teatrali e documentari, collaborazioni con poeti, scrittori e registi, direttore artistico di festival. A Gallarate, la città in cui vive, nel 1995 ha fondato una scuola di musica, il Centro Espressione Musicale, dove insegna tecnica d’improvvisazione jazz, fisarmonica e armonica cromatica. Ciliegina sulla torta, dal 2018 è anche il direttore della casa discografica Barnum For Art, etichetta che ha pubblicato quest’ultimo lavoro. Insomma, uno che non sta mai fermo! Continua a leggere



Verbania: Antonio Castrignanò porta la Taranta

Domenica prossima, 2 giugno, a Verbania, nella Villa Maioni, Antonio Castrignanò aprirà la seconda edizione di Musica e Spiritualità, festival organizzato da Pierfrancesco Pacoda. Quattro concerti, uno a giugno e tre a luglio, che vedranno salire sui palchi del Verbano-Cusio-Ossola oltre ad Antonio, Cristina Donà, Paolo Benvegnù e la violinista Laura Marzadori. Spiega Pierfrancesco: «L’ambiente che ospita il Festival è naturalmente votato a questi appuntamenti, pensiamo ai Sacri Monti, ma anche alla presenza nell’area del grande Tempio Buddista di Albagnano. Musica e spiritualità riporta l’accento e l’attenzione sull’interrogarsi, sul riflettere su cosa la musica d’autore può fare per dare voce a  un bisogno interiore».

La musica di Antonio Castrignanò è uno degli esempi più tattili di una spiritualità millenaria che rivive in una musica e un ritmo altrettanto ancestrali, quello della pizzica salentina. Cantante, suonatore di mandola e percussionista, Antonio dedica la sua vita di artista e musicista alla diffusione della musica popolare della sua regione. La sua non è una semplice riproduzione di pezzi tradizionali, ma la voglia di proporre quella stessa musica rinnovata, arricchita di altre esperienze. Una musica viva, esuberante attraverso la quale racconta la sua gente, l’arrivo di nuovi popoli che portano culture che necessariamente si integreranno con quelle esistenti. «È sempre stato così nella vita dell’uomo», mi dice. Continua a leggere



Romina Falconi, regina delle ombre

Romina Falconi. Le foto sono di Ilario Botti

Romina Falconi, classe 1985, romana, bionda platino. È un’artista che, sui dischi, naviga tra le onde rassicuranti del pop e, dal vivo, in quelle del rock bello elettrico, usando le stesse canzoni. È la donna degli ossimori: musica sbarluccicante/testi da rapper incazzato, ironica e tagliente/dolce e sorridente. «Nel mondo del pop quando ho cominciato a bussare alle porte delle case discografiche e delle radio mi vedevano come un mix tra una macchietta e la saponificatrice di Correggio», racconta con una risata. Entra nel magico mondo positivo del pop come un rinoceronte determinato a incornare la jeep dei turisti che lo stanno fotografando.

Il motivo che ha destato il mio interesse è il modo di presentare la sua musica attraverso un progetto, Rottocalco, e un tour, Rottincuore Recital, che definisce i perimetri del suo lavoro artistico. Ve lo spiego in maniera sommaria, il resto lo leggete nell’intervista: l’uscita programmata di un singolo che, come sta facendo Mirco Mariani con il Parcheggiatore di Sommergibili di cui vi ho raccontato qui, andrà a comporre un album, e in più un libro vero e proprio che spiega i tre minuti della canzone e li fa rivivere con interventi suoi e di esperti tra psicologi, scrittori, antropologi, sociologi, disegnatori. Finora ne ha scritti tre, La Suora, Lupo Mannaro, Maria Gasolina, il quarto tratto da La solitudine di una regina, brano uscito il 17 maggio scorso, una ballad che racconta la storia di una regina prigioniera dell’assenza, è in fase di preparazione. Continua a leggere



Chiaré: ritorna il sound partenopeo

Chiara Ianniciello, classe 1999, salernitana. Nome d’arte, con cui non si sente ancora totalmente a suo agio: Chiaré. Chiaré è anche il titolo del suo primo disco uscito ad aprile, otto brani freschi, per nulla banali, con un sound che si richiama agli anni Settanta e Ottanta di una Napoli in effervescenza artistica, vedi Pino Danile e tutto il suo favoloso entourage, ma anche Edoardo De Crescenzo, quindi Joe Barbieri… quel sound mediterraneo, latino, jazzato e molto raffinato.  Continua a leggere



Tre dischi made in Brasil per sognare il sole

Visto che in questo periodo di sole ce n’è poco, data la mia  riconosciuta meteoropatia, ho deciso di proporvi tre lavori usciti nell’ultimo paio di mesi. Siamo nella grande casa della MPB la Música Popular Brasileira, ampio contenitore, come mi raccontava qualche giorno fa Toco nella lunga intervista che gli ho dedicato in occasione dell’uscita del suo nuovo disco, Riviera, presentato al Blue Note domenica 19 maggio.

Nel mondo variegato dell’MPB ci sono due nuovi lavori degni di nota: il primo è di Moreno Veloso, figlio maggiore di Caetano, il secondo porta la firma di Claudia Castelo-Branco, brava pianista carioca che ha dedicato un intero album all’arte del paraibano Sivuca. Il terzo lavoro è la riedizione di un Ep uscito nei primi anni Ottanta, diventato praticamente introvabile. L’autore è Bororó, altro grande polistrumentista brasileiro. Continua a leggere



Riviera, meu amor! Ecco le magie di Toco

Toco, Tomaz Di Cunto – Foto Luan Cardoso

Tenho saudade do mar,
Tenho vontade de olhar
A nuvem cinza na céu da manhã
O teu sorriso no bar
Uma cadeira quebrada, uma flor
A vida em mil pedaços
Nesse espaço temporal

Ho nostalgia del mare/Ho voglia di osservare/ La nuvola grigia nel cielo mattutino/ Il tuo sorriso al bar/ Una sedia rotta, un fiore/ La vita in mille pezzi/ In questo spazio temporale. Il testo di Clube, brano che apre Riviera, il nuovo disco del brasiliano Toco, al secolo, Tomaz Di Cunto, uscito per Schema Records il 19 aprile scorso, racchiude tutto l’universo del compositore paulistano: un mondo gentile e scanzonato, dove c’è posto per l’amore e l’amicizia, per la vita delle piccole cose e la nostalgia, per quello che è stato e per quello che sarà. Quella punta bohémienne, come un peperoncino sapientemente dosato, presente nel samba e in quella “grande scatola”, che nel suo modo di vedere la musica brasiliana, racchiude la Música Popular Brasileira. Continua a leggere



Otto e l’audiomaglietta: Nada Más Fuerte!

Mauro Ottolini – Foto Roberto Cifarelli

Quando parli con il mitico Otto, al secolo Mauro Ottolini, classe 1972, scordatelo, non te la cavi con poco. Otto è una valanga creativa, inizia a raccontarti di un’idea che ha avuto e, mentre tu la stai ancora elaborando, lui è già in viaggio verso altre storie, sempre con quell’entusiasmo contagioso e positivo. Con Vanessa Tagliabue York ha appena pubblicato Nada Más Fuerte, disco registrato e mixato in presa diretta dal mitico Stefano Amerio, nel suo Artesuono Recording di Cavalicco (Udine). Quattordici brani con un tema conduttore: le grandi compositrici e interpreti della musica popolare di tutto il mondo. Ci sono le messicane Chavela Vargas e María Grever, la libanese Fairuz, la portoghese Amália Rodrigues, la peruviana Victoria Santa Cruz e via cantando.  Continua a leggere



E-Wired Empathy, improvvisazione e condivisione

Oggi vi propongo un lavoro che rispecchia la mia idea di musica: connessione, empatia, condivisione. Si tratta di un Ep che segue un album rilasciato lo scorso anno entrambi firmati dagli E-Wired Empathy, di cui vi avevo parlato in questo post, collettivo di musicisti che si raggruppa intorno a tre solide figure della musica italiana, Giovanni Amighetti, tastierista di cui vi ho parlato più volte in questo blog, Luca Nobis, chitarrista e direttore didattico del CPM Music Institute, fondato da Franco Mussida, e Roberto Gualdi che del CPM è stato allievo e oggi è insegnante, uno dei migliori batteristi italiani in attività.  Continua a leggere



International Jazz Day: Antonio Faraò all’All Star Global Concert di Tangeri

Antonio Faraò ritratto da Marco Glaviano

Segnatevi in agenda: domani è la Giornata Internazionale del Jazz! Un genere musicale che, nonostante l’apparente – e ingiustificato – elitarismo, ha la capacità, proprio per essere alla continua ricerca dell’altro, di unificare, raccordare e fondere culture e popoli. Così hanno pensato 13 anni fa la Conferenza generale dell’Unesco, che l’ha istituita, e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che l’ha riconosciuta. 

Quest’anno, prima volta per il Continente africano dalla nascita del Jazz Day nel 2011, l’All-Star Global Concert, viene celebrato a Tangeri, in Marocco, nel nuovo Palazzo delle Arti e della Cultura, e trasmesso in streaming sulla pagina Facebook dedicata, all’indirizzo jazzday.com, dove trovate anche news e partecipanti, e sui siti dell’Onu e dell’Unesco.  Continua a leggere