Julien Temple: a Milano, il regista che ha raccontato il Punk

Julien Temple per chi ha vissuto il periodo del Punk è una sorta di guru, un sommo testimone e abile narratore. All’epoca, aveva 23 anni e studiava a Cambridge, con una telecamera in prestito ha iniziato a filmare i Sex Pistols quando ancora non avevano ancora iniziato a esibirsi. La sua idea era quella di “leggere” il mondo attraverso le rivolte giovanili, le proteste, i movimenti di una Londra in effervescenza. È vero, in quegli anni, vuoi perché non c’era Internet, vuoi perché si era abituati a pensare in forma collettiva, il senso della rivolta, della provocazione, era forte e saliva subito agli onori delle cronache. 

Oggi che di anni Julien ne ha 71 rimane il testimone di un passaggio storico della musica del Novecento. Musica e non solo: la chiamata a raccolta del disagio giovanile, la disoccupazione, la rabbia, la necessità di andare contro tutto ciò che era obsoleto sono state l’humus del lavoro di Temple. Il regista è a Milano al MIC – Museo Interattivo del Cinema oggi e domani, invitato dalla Cineteca Milano che gli dedica la rassegna Julien Tempe: Un regista punk. Come si legga dal comunicato stampa: “Il 17 alle 16 terrà una masterclass sul tema del rapporto tra cinema e musica (ingresso gratuito con prenotazione) e alle 18 un incontro pubblico a ingresso libero fino a esaurimento posti, in cui il regista presenterà e commenterà quattro clip tratte dai suoi film. Per quanto riguarda i titoli in rassegna, saranno proiettati The Great Rock ‘n’ roll Swindle (17 giugno ore 20) sui Sex Pistols, Absolute Beginners (18 giugno, ore 18) sulla scena inglese di fine anni ’50 e Joe Strummer: The Future is Unwritter (18 giugno, ore 20.30) sul leader dei Clash”. Continua a leggere



Jazz Experiences: la nuova vita in note di Andrea Sabatino

Andrea Sabatino – Foto Dario Discanno

«Ti do un’anteprima: nel gennaio del 2026 pubblicherò un disco in quartetto a cui tengo particolamente, si intitolerà Fatata». Raggiungo telefonicamente Andrea Sabatino una sera per parlare di Jazz Experiences, disco uscito alcuni mesi fa insieme al chitarrista Fabio Zeppetella. Sta tornando a casa da una lunga giornata di lezione – insegna, di ruolo, Musica d’Insieme Jazz al conservatorio Pyotr Ilyich Tchaikovsky di Nocera Terinese, splendido borgo in provincia di Catanzaro posto su una collina a 12 chilometri dal mare, «da una parte vedi la montagna, dall’altra il Tirreno, con Stromboli e Vulcano», spiega. «Qua sto bene, è un bellissimo ambiente. Nato come una piccola scuola di musica, si è trasformato in liceo musicale, poi statizzato come Istituto superiore e quindi legalizzato come Conservatorio statale di musica cinque anni fa». Continua a leggere



The Fermi Paradox, il disco tra scienza e musica con David Rhodes e Giovanni Amighetti

David Rhodes – Foto di York Tillyer

Il nove maggio scorso è uscito per Arvmusic The Fermi Paradox, disco firmato da David Rhodes, Giovanni Amighetti e dagli E-Wired Empathy. Un lavoro molto particolare, è bene dirlo subito, che si svela mano a mano che lo si ascolta. Dentro c’è un concetto profondo, lo spazio come lo concepisce l’uomo, la sua conquista, il suo studio, la curiosità di entrare in contatto con altre civiltà distanti milioni, miliardi, di anni luce. 

Non si tratta di fantascienza, nonostante tanti scrittori, basti citare Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, Ursula K. Le Guin, Frank Herbert, Kurt Vonnegut abbiano dedicato la loro fantasia, creatività e studi in una narrazione del futuro creando un filone letterario e cinematografico che continua a vivere grandi momenti. Piuttosto qui parliamo di un lavoro corale, registrato in momenti e luoghi diversi, nel corso di dieci anni, nato da un colloquio tra due parmensi doc, Giovanni Amighetti e Michele Vallisneri, il primo una vecchia conoscenza di Musicabile, musicista eclettico, producer, il secondo professore ordinario di Fisica Gravitazionale presso il Dipartimento di Fisica del Politecnico federale di Zurigo con anni passati a lavorare per la Nasa. Continua a leggere



Federica Cerizza racconta il Faith Trio: jazz, equilibrio e resistenza musicale

Da sinistra, Toni Boselli, batteria, Federica Cerizza, pianoforte, Giancarlo Oggionni, contrabbasso

Ho conosciuto Federica Cerizza e Toni Boselli un mesetto fa a casa di un amico comune appassionato di jazz, contrabbassista per passione. Ebbene, in questo suo “posto dei balocchi”, un piccolo santuario aperto ad amici e musicisti, ciascuno, oltre al proprio strumento, porta qualcosa da bere e da mangiare e, tra racconti, un buon bicchiere di vino e jam session si passa la domenica. Federica, pianista, e Toni, batterista, assieme a Giancarlo Oggionni, contrabbassista di grande versatilità, un paio d’anni fa hanno dato vita al Faith Trio. Il loro incontro s’è concretizzato in un album di nove tracce dal titolo Libra, uscito per Filibusta Records il 21 marzo scorso. Continua a leggere



“S’Anima”: la genealogia dell’anima secondo Simona Salis

Tra i tanti album usciti venerdì 23 maggio ve ne segnalo uno che mi ha colpito particolarmente. Il titolo: S’Anima, l’Anima, in dialetto sardo campidanese. L’autrice, Simona Salis, cantante e musicista cagliaritana di nascita da anni a Varese, dove con il marito Ivan Ciccarelli – pianista e percussionista – lavora e gestisce una scuola di musica, la Bips, che è anche uno studio di registrazione. 

Simona è artista di grande sensibilità. Ha pubblicato pochi lavori, tutti molto emozionanti, di sostanza, curati nei minimi dettagli. Veri e propri concept album dove esiste un tema centrale che viene “tradotto” in riflessioni, emozioni, spunti di vita cantati in italiano, sardo, inglese, francese, spagnolo. Quel melting pot di cui l’arte e la cultura si nutrono e che lei ha ben chiaro nel suo percorso artistico. Continua a leggere



Daniele De Gregori pubblica “Bolla Occidentale”, il disco-manifesto dei Millennial

Daniele De Gregori – Foto Eleonora Maggioni

Bolla Occidentale, l’ultimo lavoro autoprodotto di Daniele De Gregori uscito lo scorso 11 aprile è un disco da ascoltare con attenzione, soprattutto dalla Generazione Y, i Millennial, quelli nati tra la metà degli anni Ottanta e i primi dei Novanta. Arrivato a un’età che richiede una riflessione sul cosa farò d’ora in poi della mia vita in relazione al rapporto con gli altri, con la figlia che tra poco nascerà con i problemi comuni degli amici più stretti, il cantautore romano, classe 1985, ha affidato alle parole e alla musica un disco-manifesto di una generazione che s’è trovata nel passaggio dall’analogico al digitale con tutti gli annessi e connessi sociali, lavorativi e psicologici. Continua a leggere



Loucani, tra poesia e migrazioni: il debutto del cantautore che canta le api e l’umanità

È uscito oggi il primo lavoro di Loucani, 32enne cantautore veronese. Il disco porta lo stesso nome, Loucani. «È un’anacrasi del mio nome e cognome, Luca Ossani», mi spiega. Lo raggiungo via streaming in Puglia. Abita e lavora vicino a Bari, da un anno si occupa della comunicazione di una Ong. Per fortuna, come tiene a sottolineare, ha avuto l’opportunità di viaggiare per il mondo. Studi economici, un master in sociologia e una passione per la letteratura e la musica, Loucani ha sintetizzato tutto il suo vivere in questo lavoro in parte autobiografico e in parte dedicato alle persone e alle culture di cui s’è assaporato nel suo peregrinare.

Mi dici scontroso disagiato distante/ di fondo diffidente/ Io mi adotto per quello che sono/ poi mi adatto alla meglio stando tra la gente. In questi versi di In Solitaria, seconda traccia dell’album, si descrive così, mentre in Amalamara un allegro crogiuolo di percussioni e chitarre latine racconta le migrazioni prendendo a spunto le api: Non è poi un allungo se è per non rientrare/ Vola e lascia volare/ Uno sciame dʼapi sul pelo dʼacqua sopra il mare/ Può non sembrare ma sa dove andareContinua a leggere



Cinque giovani musicisti, zero parole: il jazz mutante dei Camaleoni inizia da “Camadamia”

I Camaleoni – Foto di Roberto Cifarelli

Lorenzo Palermo, 24 anni, pianoforte e tastiere e una ventina di soprannomi, vada per Lorenz. Fabio Pergolini, 24 anni, batteria, detto Bio. Valerio Maria Bandi, 31 anni, chitarra elettrica, appassionato di anagrammi, chiamato per questo Balerio Vandi. Riccardo Savioli, 28 anni, sassofoni, è il Sav. Andrea Brutti, 25 anni, basso elettrico, invece è Sbrù. 

Tenetevi bene a mente questi nomi. Insieme fanno i Camaleoni, giovane band che ha prodotto da pochi giorni il suo primo album dal titolo Camadamia (anagramma di Macadamia, made in Valerio!). Come avrete capito ai cinque eclettici musicisti piace giocare con note e parole. E questo è già un segno distintivo della loro creatività e voglia di divertimento. Continua a leggere



Pierangelo Pandiscia racconta Mistiche Ribelli: la musica spirituale degli EntenHitti tra estasi e dissenso

Musica e spiritualità. Un tema complesso e delicato, che parte da quel bisogno dell’uomo di entrare in connessione con un mondo che sta da un’altra parte rispetto al mondo terreno. Una delle porte d’ingresso più usate per raggiungere quella dimensione è la musica: canto e ritmo sono da sempre parabole potenti per sondare l’universo, collegarci con un’entità che dia un senso al nostro cammino. 

C’è chi, tra i musicisti e compositori, dedica la propria vita artistica alla ricerca di connessioni. È il caso di un ensemble nato negli anni Novanta, gli EntenHitti, fondato da Pierangelo Pandiscia e Gino Ape. Il 23 marzo scorso il gruppo ha pubblicato un nuovo lavoro intitolato Mistiche Ribelli via Lizard Records. Un titolo forte che racchiude dieci brani per 42 minuti d’ascolto composto per lo più da mantra. Non solo quelli orientali, ma tutti quei canti e brani, fatti da cellule musicali ripetute già volte. Ribelli in questo senso: «Il cercare un contatto diretto con la spiritualità è un atto che non porta profitti terreni ad altri uomini o associazioni religiose che si assumono il compito di mediare tra l’uomo e il sacro. È un atto puro, senza secondi fini, guarda caso mal tollerato nei secoli», spiega Pierangelo.  Continua a leggere



Joe Barbieri: “Big Bang” e il coraggio di cambiare senza perdere l’emozione

Joe Barbieri – Foto Angelo Orefice

Entrare nell’universo di Joe Barbieri, in fin dei conti, non è così difficile. Anche perché la forza gravitazionale è forte ascoltando i 10 brani che compongono Bing Bang, il suo ultimo lavoro uscito l’11 aprile scorso pubblicato dalla sua etichetta Microcosmo Dischi. Basta lasciarsi andare e «riconoscersi ed annusarsi» (parole tratte da una sua vecchia canzone Tacere/Parlare. Riconoscersi è un verbo che Barbieri usa spesso, sulla quale ha fondato la sua ultra trentennale carriera. Il riconoscersi ovviamente ha più valenze, implica un movimento spontaneo di avvicinamento, che poi diventa un’analisi psicologica più profonda. Toccare le corde giuste non vale solo per la chitarra che suona con quell’andare vellutato tipico della bossanova, ma soprattutto per le emozioni. In un’epoca dove di musica siamo sommersi ma di emozioni siamo in secca, l’attrazione verso il suo infinito melodico e letterario accogliente e stimolante diventa un miraggio possibile, un’oasi di raffinata emozione. Vale la pena far notare che il disco è stato registrato in presa diretta: «Sì, tra l’altro con molte cose analogiche, insomma è molto caldo», dice Joe. Continua a leggere