Bright Magus, esce Jungle Corner. Con la benedizione di Miles

I Bright Magus: seduti da sinistra, Giovanni Calella, Leziero Rescigno, Alberto Turra. In piedi sempre da sinistra, Mauro Tre e Giovanni Sansone

Venerdì prossimo, 27 ottobre, uscirà sugli scaffali fisici e digitali un disco che vi consiglio d’ascoltare con una certa libertà d’udito e di pensiero. Loro sono i Bright Magus, formazione tutta italiana che arriva con un lavoro di sei brani intitolato Jungle Corner. Il genere? Una fusion anni Settanta, ma non una fusion qualsiasi, bensì quella ispirata dal padre del genere, Miles Davis, nel suo periodo elettrico che va dal 1969 al 1975, quando l’artista era sotto contratto con la Columbia.  Continua a leggere



London Brew, omaggio alla fusion di Miles Davis

Vi ricordate Bitches Brew, l’album di Miles Davis uscito il 30 marzo del 1970 che sancì ufficialmente l’incontro più creativo, entusiasta e sperimentale del jazz con il rock? In quel doppio LP incredibile Davis riunì Wayne Shorter, Bennie Maupin, John McLaughlin, Chick Corea, Joe Zawinul, Dave Holland, Harvey Brooks, Jack DeJonhette, Lenny White, Don Alias, Juma Santos, Airto Moreira, Larry Young per una session di tre giorni di musica libera da schemi prestabiliti.  Continua a leggere



Christian Muela, Didjeridoo, tribalità urbana e improvvisazione radicale

Il 10 marzo scorso è uscito un disco, catalogato come Worldwide, degno di nota, Didjin Beat di Christian Muela. Il trentanovenne musicista italo-congolese di stanza a Roma, ha confezionato un lavoro che sta tra elettro-dance e il suono arcaico del didjeridoo degli aborigeni australiani. Questo strano strumento fa parte della famiglia degli aerofoni ad ancia labiale, i più diffusi sono il flauto e la tromba: le labbra, vibrando, producono il suono. 

Ve l’ho fatta breve, perché sul didjeridoo, in uso da oltre duemila anni, di cose da dire ce ne sarebbero molte, sono stati scritti libri e, se si vuole imparare, girano anche molti tutorial su internet. Quello che mi interessa farvi notare è la sua capacità di risvegliare nella mente umana sinapsi sopite, una sorta di transponder che risponde a richiami ancestrali. Allo stesso modo dei mantra dei monaci tibetani. Continua a leggere



Novità: Gullfoss e la magia di Nadje Noordhuis

Nadje Noordhuis Quintet – Frame dal concerto al Musig im Pflegidach di Muri, in Svizzera

Da un album politico ed elettronico come quello di Jerusalem In The Heart a uno sognante e “acustico”. Oggi voglio sottoporvi all’ascolto un altro disco che mi è piaciuto molto. Si tratta di Gullfoss, l’ultimo lavoro di Nadje Noordhuis. Australiana, 41 anni, da molti anni a New York, suona la tromba e il flicorno. Quello che riesce a ottenere è un suono pieno, caldo, struggente e anche… estremamente rilassante. Il disco, uscito in cd venti giorni fa, ma in vinile nel 2019 e solo a tiratura limitata, è la registrazione di un live suonato dalla Noordhuis nel 2018 al Musig… Continua a leggere


In memoria di Stevie Ray Vaughan…

Tra una decina di giorni, esattamente il 27 agosto, ricorreranno i trent’anni dalla morte di Stevie Ray Vaughan. Ebbene sì, dedico un post a questo mitico, dirimente e assolutamente incredibile chitarrista texano con il blues nel sangue, bianco di nascita ma nero tra i neri nell’arte del blues, come lo ricordava B.B. King, uno che è praticamente nato con la chitarra in mano e che, di questo strumento, ne ha fatto la sua vita, la sua professione e la sua arte. Prima la cronaca: 27 agosto 1990, dopo appena tre album in studio di successo più uno live e il… Continua a leggere


Interviste/ Fabrizio Sotti, l’italiano che ha avuto la fortuna di fare la storia della musica americana

Fabrizio Sotti – Foto Marco Glaviano

Prima di mettermi a scrivere questa lunga intervista, un’ora di collegamento via Skype a New York, mi sono dedicato a un doveroso “ripasso”, andando a recuperare album che non ascoltavo da parecchio tempo. Nell’ordine, Money Jungle, anno d’uscita 1962, disco gigantesco, il blues in jazz inteso da Duke Ellington, al pianoforte, Charlie Mingus al contrabbasso e Max Roach alla batteria. Quindi, anno 1965, Smokin’ at the Half Note, registrazione live di un concerto del chitarrista Wes Montgomery & Winton Kelly Trio. E qui già stiamo entrando nel personaggio. Il suono della chitarra di Wes è vellutato, di una romantica, voluta… Continua a leggere