Kublai, la vita è un… sogno vero

Delle ultime uscite italiane di questi mesi mi ha interessato un Ep intitolato Sogno Vero a firma Kublai. Quattro brani dove l’elettronica è il filo conduttore per un lavoro cantautorale al cento per cento, arricchito da gran bei fraseggi che attingono al rock progressive. 

L’artista in questione è milanese, ha 35 anni e si chiama Teo Manzo. Condivide il progetto con Mamo, l’ex batterista degli Io?Drama, amico di una vita. Proprio in una Milano inaridita d’underground, che ha abbandonato il ruolo di città stimolante per una sistemazione più comoda su un mainstream sempliciotto, chiuso tra rap, trap e beat prefabbricati buoni per ogni stagione, Teo ha compiuto nel suo piccolo un miracolo allo stato solido. Insomma, vien da dire, c’è vita su Marte.  Continua a leggere

Mille euro per un disco. Dal rap lezione sociale

Mille euro. Tanto costa l’Ep di otto brani dal titolo Exagora messo il mese scorso su ebay dalla casa discografica milanese Attitude Recordz (c’è anche il repack digitale). Non è uno scherzo, anzi. È una cosa serissima. Provocazione? Sicuramente. Poi leggi una dichiarazione dei tre giovani fondatori di Attitude, Matteo, Yassa e Bongi, e inizi a capire: «Mai come in questo periodo storico abbiamo visto crescere il fenomeno di imitazione, scimmiottamento se non emulazione, del personaggio criminale e, anche se è chiaro che le responsabilità si stratificano a livelli distinti, non vogliamo comportarci come quelle label che sostengono e finanziano l’immaginario legato al crimine. I nostri artisti scrivono anche testi di gangsta rap, testimonianze di vita vissuta, ma noi lavoriamo quotidianamente a stretto contatto con adolescenti e adulti ai margini, che provengono da situazioni di disagio, quindi ci preme testimoniare quello che non si racconta a sufficienza, ossia che i criminali possono finire in carcere, un posto dove si soffre, ci si suicida, non è possibile coltivare gli affetti e si subisce ogni giorno il trattamento della violenza e della prevaricazione». Continua a leggere

“Anì”, la purezza di una nuova vita e della musica

Raffaele Casarano – Foto Roberto Cifarelli

Spingersi oltre, essere curiosi, guardare il mondo. Questo è il presupposto per essere un bravo musicista. Certo, ci vuole lo studio, la determinazione, il duro lavoro, però è la curiosità che ti dà quel tocco int più per fare qualcosa di bello, diverso, unico.

Una riflessione che ho tratto ascoltando un disco molto intrigante – confesso, uno dei più interessanti dell’anno che sta finendo. Si chiama semplicemente Anì, è dedicato a una bimba. L’autore – e il padre – è Raffaele Casarano, uno dei migliori sassofonisti attualmente in circolazione. Otto tracce costruite su solide fondamenta e su ali che ti portano in mondi immaginifici. Continua a leggere

Andrea Tarquini: “In fondo al ‘900”, la memoria e il bluegrass

Dove ci vediamo? Boh, dove ci sia un buon bicchiere di vino. Ho fatto presto a mettermi d’accordo con Andrea Tarquini, cantautore romano, classe 1972, di stanza a Milano. Così, puntuale all’appuntamento ci siamo incontrati in una vineria dall’aria parigina. Mi aspettava seduto a un tavolino nella piazzetta chiusa alle auto, strimpellando un mandolino americano. «Stiamo facendo conoscenza, ce l’ho da poco», mi saluta con un sorriso sornione.

Ed eccomi qua, davanti a una bottiglia di Barbera, accarezzato da un vento frizzantino di fine ottobre a farmi raccontare la vita in musica di Andrea accompagnato da splendide tartine al baccalà mantecato. Perché il suo terzo disco uscito nel giugno scorso parla proprio di questo. L’ha intitolato In Fondo al ‘900, ed è un lavoro dove nostalgia, realtà, ricordi, si confondono con melodie confortanti. Per chi, come me, ha vissuto il cantautorato anni Settanta, ascoltare il suo album è stato come entrare in una sorta di comfort zone dove melodie e parole mi hanno riportato a storie vissute, vangando ricordi, incontri, impegno, voglia di cambiare il mondo. Continua a leggere

“Siccità”, la colonna sonora. Ne parla Franco Piersanti

Franco Piersanti – Foto Nathalie Tufenkjian

Con Siccità, film di Paolo Virzì ancora nelle sale, il 30 settembre scorso, è uscito anche il disco contente la colonna sonora. Dodici brani firmati da Franco Piersanti, uno dei compositori più creativi e blasonati del nostro “cinema sonoro”. A Venezia il lavoro – pubblicato da Edizioni Curci –  s’è aggiudicato il Soundtrack Stars Award 2022 per la miglior colonna sonora.

Una composizione per orchestra che riesce a rendere tattile l’arsura, la secchezza che in sé ha una drammaticità letteraria: viene in mente il bellissimo libro di Graciliano Ramos, Vidas Secas (pubblicato nel 1938), che poi diventò, nel 1963, anche una pellicola diretta da Nelson Pereira dos Santos, talmente forte e verista che la dittatura militare ne vietò la visione perché “distorceva” il racconto rassicurante del regime.  Continua a leggere

Su:ggestiva: musica e spazio a Roma. Ne parla Enrico Gabrielli

Musica e spazio. Il rapporto è stretto, quasi vincolato, lo spazio può contenere la musica, la musica può armonizzare lo spazio. Per scendere più nel particolare: se lo spazio è inteso come un’opera architettonica, un antichissimo manufatto o una rovina archeologica la valenza emozionale tra questi e la musica assume connotati ancora più profondi.

Su:ggestiva, arrivata alla sesta edizione, nei finesettimana fino al 23 ottobre, è una rassegna pensata proprio per esaltare questa relazione intima tra musica e spazio. La manifestazione di definisce multisensoriale, perché a entrare in gioco non è solo l’udito ma sono anche altri sensi, innanzitutto la vista e il tatto. Il luogo è il Parco archeologico dell’Appia Antica a Roma. Per essere più precisi il Ninfeo della Villa dei Quintili. Famoso e affascinante, palco ideale per ospitare un mix di suoni dove il rock degli I Hate My Village si fonde con la musica contemporanea del pianista mascherato Lambert o del violoncellista e compositore albanese Redi Hasa. Continua a leggere

Autori Associati, un collettivo per rilanciare la musica di qualità

Filippo Minoia

Si sono chiamati Autori Associati, è un nuovo collettivo di musicisti, compositori, produttori, cantanti, autori  nato sui social con un’idea comune: si può fare musica, anche quella dell’attuale mainstream, creando un prodotto di qualità non soltanto tecnica, ma soprattutto artistica. Testi, musiche, distribuzione diverse da quella attuale? Loro sono convinti di sì. Nell’idea degli AA c’è una costante di base: l’etica. Lavorare per portare al pubblico un qualcosa che sia “sostenibile”, nell’accezione originale del termine, e comunicabile  – vabbè la dico a modo mio – guardandosi fieramente allo specchio.

Chi ha avuto l’idea di questa comunità di artisti proveniente da tutta Italia, volutamente aperta, si chiama Filippo Minoia. È un musicista  e compositore romano. L’ho chiamato per farmi raccontare l’iniziativa che ha portato alla pubblicazione di un primo lavoro, solamente digitale, uscito a settembre dal titolo Ruggine&Borotalco, frutto della sinergia del collettivo. Un brano Pop: il genere non è stato scelto a caso, essendo il più inflazionato dal mainstream, reinterpretato in una chiave più intelligente, ironica, un testo contro i luoghi comuni di una forma canzone che racchiude oggi, almeno qui in Italia, una percentuale di rapper, trapper, simili fra loro al punto di rendere banale anche chi scontato non lo è affatto. Continua a leggere

Piano City Palermo, nuova edizione in corso fino a domani

Ricciarda Belgiojoso, direttrice artistica di Piano City Palermo

È iniziata ieri la quinta edizione di Piano City Palermo, tre intensi giorni di musica dedicati allo strumento per eccellenza, quell’arpa, come mi disse un artista, racchiusa in uno scrigno di legno che riesce sempre a incantare e catturare, indispensabile per ogni musicista. Molto spesso le partiture, anche se per altri strumenti, vengono composte al pianoforte. 

Sto scrivendo questo post mentre ascolto uno degli album – secondo me, ovviamente – più intensi dedicati a questo strumento, You must belive in Spring di Bill Evans, con Eddie Gómez al contrabbasso ed Eliot Zigmund alla batteria. B Minor Waltz, The Peacocks, We Will Meet Again sono opere d’arte. Nel disco, rimasterizzato proprio quest’anno, c’è anche una versione del classico Without a Song davvero strepitosa.

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Disco del Mese/ Orlando: Le Forme dell’Amore, il ritorno del Banco!

Lascia lente le briglia del tuo ippogrifo o Astolfo/ e sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo…!”. Così apriva In Volo, primo brano del primo omonimo disco del Banco del Mutuo Soccorso, pubblicato il 3 maggio del 1972. Il disco del Salvadanaio, oggetto che diventerà, come fu la lingua per i Rolling Stones, il marchio di fabbrica di una delle più grandi band prog italiane. Anni eroici, anni di grande fermento culturale, anni di transizione, dove la complicazione era una sfida e una reazione alla banalizzazione della musica. A cinquanta’anni di distanza, il 23 settembre scorso, il Banco ha pubblicato un nuovo lavoro, Orlando: Le Forme dell’Amore. Un lavoro che sembra arrivato da un altro pianeta, anacronistico, complesso, pieno, che richiede più ascolti per assaporare appieno quel mondo fantastico che la mente di Vittorio Nocenzi, l’unico rimasto del gruppo originario, ha partorito.  Continua a leggere

Piero Sidoti e la sua incredibile storia sull’amore

Piero Sidoti – Foto Rebecca Serafini

Ritorno ancora una volta sul tema cantautori, a me caro, per parlarvi di un artista che, “fino a prova contraria” (lo capirete tra poco!) concilia l’essere un appassionato di scienza, laureato in biologia e insegnante di matematica, con la scrittura e le note. Piero Sidoti, friulano di Udine, ha pubblicato alcuni mesi fa un lavoro molto bello e intenso, Amore (fino a prova contraria). Una voce profonda, la consapevolezza che la bellezza dell’amore e della musica sta nelle imperfezioni. Cosa che potrebbe contraddire con la sua mente matematica, dove tutto deve incasellarsi… Una dualità che esce brillantemente dalla cover del disco, un volto composta a metà dal David di Donatello e dall’altra metà dal suo. «È opera della fotografa Rebecca Serafini – racconta Piero – Vediamo sia l’amore meraviglioso e perfetto, rappresentato dal volto del David di Michelangelo, sia l’amore umano che ha il volto più fallace e decadente di un qualsiasi uomo, come il sottoscritto».  Continua a leggere