Fabrizio Paterlini trasforma il grunge in poesia per pianoforte: dai Nirvana ai Pearl Jam nel nuovo album Attitude

And he who forgets
Will be destined to remember…

Nothingman è uno dei brani più conosciuti e iconici dei Pearl Jam, la voce possente di Eddie Vedder, la chitarra acustica che scandisce la fine di un amore. Non c’è violenza, possessione, strazio, solo un consapevole… nulla e quella frase che suona come un anatema biblico, chi dimentica sarà destinato a ricordare.

Nothingman è il brano che apre il nuovo lavoro discografico di Fabrizio Paterlini, Attitude, uscito il 21 marzo scorso per la Memory Recordings, casa discografica fondata dallo stesso pianista alcuni anni fa. Sette brani per 22 minuti d’ascolto in piano solo impiegati per “riassumere” strumentalmente e sentimentalmente il Grunge, genere con cui il pianista mantovano è cresciuto, capace di interpretare e raccontare meglio di tanti testi sociologici il disincanto dei giovani usciti dall’edonismo degli anni Ottanta, attraverso chitarre strazianti, ritmi sbilenchi, ballad da suicidio. Il Grunge, che tradotto dallo slang a stelle e strisce identifica la trasandatezza, la sciatteria, ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica moderna, diventando Attitude, un atteggiamento che ha coinvolto cultura, moda, energie, ma anche Aptitude, un talento, una nuova via per il futuro del Rock. Continua a leggere



Lewis Saccocci e l’organo Hammond: con “Inceptum” il jazz italiano ha un nuovo protagonista

L’Hammond è una delle mie fisse musicali. Sono quegli strumenti mitologici che ti restano nel cuore. La bellezza di certi brani dei Deep Purple, prendete la psichedelica Lazy che sto ascoltando in questo momento, o Your time is gonna come dal primo disco dei Led Zeppelin, la cui intro sembra “liturgica”, l’Hammond lo suonava il bassista John Paul Johns, o, ancora, Knife Edge degli ELP all’Hammond L100 c’era il grandissimo Keith Emerson. Brani e dischi che ascolto ancora per ricordarmi quanto potente e creativo fosse il Rock di quegli anni. L’Hammond è protagonista anche nel mondo del jazz, la versione B-3 era la preferita da Jimmy Smith, il capostipite degli hammondisti, Dr. Lonnie Smith, Joey DeFrancesco, Tony Monaco…

Questa lunga presentazione per parlarvi di un bravissimo hammondista italiano di 36 anni, Lewis Saccocci. Il 21 febbraio scorso ha pubblicato Inceptum (è latino, quindi niente inglesismi!). Il sostantivo deriva dal verbo incipere, significa inizio, ma anche intraprendere un’impresa, per esempio. E questo primo album da solista di Lewis è davvero una bella impresa. Otto brani per 58 minuti di ascolto, dove l’organo, in questo caso un Viscount Legend, d’origine italiana, strumento usato da grandi hammondisti nel mondo, è il protagonista di un trio composto da Lewis, Enrico Bracco alla chitarra e Valerio Vantaggio alla batteria. Continua a leggere



“Di Blu”: Giulia Pratelli e Luca Guidi rileggono Domenico Modugno tra poesia, rispetto e modernità

Giulia Pratelli e Luca Guidi – Foto Francesco Luongo

Il 14 marzo scorso è uscito il nuovo lavoro di Giulia Pratelli (l’avevo intervistata nel gennaio del 2022 in occasione dell’uscita del suo precedente album, Nel mio stomaco) insieme con Luca Guidi dal titolo Di Blu – Omaggio a Domenico Modugno. Nove brani, 32 minuti d’ascolto, un disco autoprodotto che ha il pregio di ricordare, in tempi di musica veloce e piuttosto semplice, un grande interprete della musica italiana d’autore. La voce di Giulia è cristallina, pulita, molto espressiva, ideale per cantare un artista passionale come  fu Mimì, gli arrangiamenti di Luca sono minimal, soffici, emozionanti. I due musicisti e… Continua a leggere


Dalla cosmologia di Ferecide alla musica elettronica, così nasce Khthonie, il nuovo disco di Dalila Kayros

Non c’è creazione, né inizio assoluto: per Ferecide, pensatore e scrittore greco vissuto nel VI secolo a.C., la Terra esiste da sempre e, insieme al Tempo (Chronos) e a Zeus (Zas), forma una triade eterna da cui prende vita l’Universo. Una visione arcaica e affascinante, a metà tra mito e filosofia, in cui il cosmo nasce non con la violenza ma con un gesto di unione: Zeus riveste Chthoniê, la Terra primordiale, con un manto ricamato di stelle, oceani e montagne. È così che la materia prende forma, e il mondo come lo conosciamo comincia a respirare. 

Penserete che mi sono ammattito. E invece no! Sono partito dalla cosmografia di Ferecide per presentarvi l’ultimo lavoro di Dalila Kayros, artista sarda, che fa del canto e del ritmo la base della sua ricerca musicale. Il suo nuovo album, uscito proprio oggi per Subsound Records, si chiama Khthonie, non a caso. Il parallelismo tra cosmografia ferecidiana e musica ha scatenato la fantasia e l’abilità interpretativa di Dalila. Un percorso logico fatto di note, sogni, letteratura, fusi insieme per dar vita a nove brani – 42 minuti di ascolto – nei quali la musica elettronica scritta assieme a Danilo Casti e la sua attenta ricerca vocale scavano nei generi musicali per trovare l’elemento ancestrale della musica. Continua a leggere



“Roots”: il viaggio musicale di Daniele Di Bonaventura e Arild Andersen tra improvvisazione e poesia del suono

Basta un “sol” armonico pizzicato sulla corda del contrabbasso per entrare nel mondo di Roots, ultimo lavoro firmato da Daniele Di Bonaventura e Arild Andersen uscito per Tǔk Music il 21 marzo scorso. Una nota evocativa, seguita da altri armonici che catturano lasciandoti senza fiato, abbandonato alle emozioni di un viaggio che dura 46 minuti. Le fermate di questo treno che corre sui binari della maestria e dell’improvvisazione sono dieci. Dieci stazioni dove il bandoneon di Daniele e il contrabbasso di Arild parlano fitto, raccontandosi storie, rivangando ricordi, guardando al futuro. Continua a leggere



It Smells Funny: lo strano profumo del jazz di AleLoi

Alessandro Loi, nome d’arte AleLoi. È un bassista torinese coinvolto in diversi progetti con gli  Statuto, i Fratelli Lambretta Ska Jazz, Silvia Tancredi, Eugenio Mirti&The Bad Faith, che naviga tra funk, soul, jazz, blues, R&B e gospel, genere a cui è stato introdotto da Gigi Rivetti, pianista e producer, prezioso collaboratore nella fattura di questo primo disco solista di Alessandro, It Smells Funny, otto brani per 44 intensi minuti d’ascolto. Il titolo è stato estrapolato da una frase pronunciata da Frank Zappa a proposito del jazz: «Jazz is not dead, it just smells funny».  Continua a leggere



Medio Oriente e jazz, tre dischi che valgono la pena d’essere ascoltati

Jazz mediorientale e nordafricano. Questa settimana vi propongo tre dischi di recentissima uscita, uno addirittura sarà sugli scaffali il 28 marzo. Il jazz dell’altra parte del Mediterraneo racchiude in sé qualcosa di magico. La cultura araba, tunisina, siriana (di questo parleremo qui sotto) si innesta nel jazz occidentale con strumenti popolari, fraseggi elaborati, fusi con contrabbassi e violoncelli, trombe e tastiere. L’andar per quarti di tono rende tutto molto struggente, echi di tradizioni millenarie rivisitate con attenzione e rispetto. I tre autori che vi propongo sono rappresentativi di un incedere libero da vincoli geografici, condivisivo e inclusivo, e per questo emozionante. Il tunisino Anouar Brahem è uno dei grandi maestri dell’oud, il siriano Kinan Azmeh è un virtuoso del clarinetto e abile compositore, mentre la britannica-barhenita Yazz Ahmed è una compositrice e trombettista di rara bravura e sensibilità. Continua a leggere