Jazz Experiences: la nuova vita in note di Andrea Sabatino

Andrea Sabatino – Foto Dario Discanno

«Ti do un’anteprima: nel gennaio del 2026 pubblicherò un disco in quartetto a cui tengo particolamente, si intitolerà Fatata». Raggiungo telefonicamente Andrea Sabatino una sera per parlare di Jazz Experiences, disco uscito alcuni mesi fa insieme al chitarrista Fabio Zeppetella. Sta tornando a casa da una lunga giornata di lezione – insegna, di ruolo, Musica d’Insieme Jazz al conservatorio Pyotr Ilyich Tchaikovsky di Nocera Terinese, splendido borgo in provincia di Catanzaro posto su una collina a 12 chilometri dal mare, «da una parte vedi la montagna, dall’altra il Tirreno, con Stromboli e Vulcano», spiega. «Qua sto bene, è un bellissimo ambiente. Nato come una piccola scuola di musica, si è trasformato in liceo musicale, poi statizzato come Istituto superiore e quindi legalizzato come Conservatorio statale di musica cinque anni fa». Continua a leggere



La voce, il fiato e i ricordi: Petra e Otto riaccendono la magia del vinile con “Gira Dischi”

Mauro Ottolini (Foto Roberto Cifarelli) e Petra Magoni (foto Luca Bolognese)

Ieri sera sono stato al ChorusLife di Bergamo alla prima di un nuovo lavoro nato dall’idea di due creativi della musica italiana, Petra Magoni e Mauro Ottolini, concerto organizzato nell’ambito della rassegna Dove l’estate succede, che vede musica, artisti, cantautori, persino balli a ingresso libero, evento patrocinato dal Comune cittadino. 

Il titolo del progetto firmato Petra/Otto è anche quello del tour, Gira Dischi. Oggetto sacro per più generazioni, che riporta, dritti dritti, a un mondo analogico, una musica raffinata, curata nei dettagli che per anni è stata la garanzia di un solido mainstream. Potremmo fare mille discorsi sulle differenze – per me sostanziali – della musica di grande successo negli anni del cantautorato e del pop d’autore e quella che va per la maggiore oggi, per lo più finalizzata a soldi facili facili.  Continua a leggere



The Fermi Paradox, il disco tra scienza e musica con David Rhodes e Giovanni Amighetti

David Rhodes – Foto di York Tillyer

Il nove maggio scorso è uscito per Arvmusic The Fermi Paradox, disco firmato da David Rhodes, Giovanni Amighetti e dagli E-Wired Empathy. Un lavoro molto particolare, è bene dirlo subito, che si svela mano a mano che lo si ascolta. Dentro c’è un concetto profondo, lo spazio come lo concepisce l’uomo, la sua conquista, il suo studio, la curiosità di entrare in contatto con altre civiltà distanti milioni, miliardi, di anni luce. 

Non si tratta di fantascienza, nonostante tanti scrittori, basti citare Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, Ursula K. Le Guin, Frank Herbert, Kurt Vonnegut abbiano dedicato la loro fantasia, creatività e studi in una narrazione del futuro creando un filone letterario e cinematografico che continua a vivere grandi momenti. Piuttosto qui parliamo di un lavoro corale, registrato in momenti e luoghi diversi, nel corso di dieci anni, nato da un colloquio tra due parmensi doc, Giovanni Amighetti e Michele Vallisneri, il primo una vecchia conoscenza di Musicabile, musicista eclettico, producer, il secondo professore ordinario di Fisica Gravitazionale presso il Dipartimento di Fisica del Politecnico federale di Zurigo con anni passati a lavorare per la Nasa. Continua a leggere



Ponte del 2 giugno: tre album da ascoltare in viaggio tra blues e indie d’autore

Il weekend lungo che culmina con la festa della Repubblica del 2 giugno sta per iniziare. A chi si stesse mettendo in viaggio, consiglio tre dischi da utilizzare come colonna sonora. Il primo è di Blues puro, suonato da due bluesman straordinari, Taj Mahal e Kob’ Mo’, rispettivamente 83 e 73 anni. Il secondo è di un altro grande vecchio, questa volta siamo nel campo del rock. Il signore in questione ha suonato nei Procol Harum e si chiama Robin Trower, chitarrista inglese che il 9 marzo scorso ha compiuto 80 anni. Il terzo lavoro è uscito proprio oggi ed è firmato da Matt Berninger, siamo nell’indie d’autore. Il frontman dei The National ha confezionato un lavoro introspettivo e affascinante. Buon ponte e, buon viaggio! Continua a leggere



Daniele De Gregori pubblica “Bolla Occidentale”, il disco-manifesto dei Millennial

Daniele De Gregori – Foto Eleonora Maggioni

Bolla Occidentale, l’ultimo lavoro autoprodotto di Daniele De Gregori uscito lo scorso 11 aprile è un disco da ascoltare con attenzione, soprattutto dalla Generazione Y, i Millennial, quelli nati tra la metà degli anni Ottanta e i primi dei Novanta. Arrivato a un’età che richiede una riflessione sul cosa farò d’ora in poi della mia vita in relazione al rapporto con gli altri, con la figlia che tra poco nascerà con i problemi comuni degli amici più stretti, il cantautore romano, classe 1985, ha affidato alle parole e alla musica un disco-manifesto di una generazione che s’è trovata nel passaggio dall’analogico al digitale con tutti gli annessi e connessi sociali, lavorativi e psicologici. Continua a leggere



Loucani, tra poesia e migrazioni: il debutto del cantautore che canta le api e l’umanità

È uscito oggi il primo lavoro di Loucani, 32enne cantautore veronese. Il disco porta lo stesso nome, Loucani. «È un’anacrasi del mio nome e cognome, Luca Ossani», mi spiega. Lo raggiungo via streaming in Puglia. Abita e lavora vicino a Bari, da un anno si occupa della comunicazione di una Ong. Per fortuna, come tiene a sottolineare, ha avuto l’opportunità di viaggiare per il mondo. Studi economici, un master in sociologia e una passione per la letteratura e la musica, Loucani ha sintetizzato tutto il suo vivere in questo lavoro in parte autobiografico e in parte dedicato alle persone e alle culture di cui s’è assaporato nel suo peregrinare.

Mi dici scontroso disagiato distante/ di fondo diffidente/ Io mi adotto per quello che sono/ poi mi adatto alla meglio stando tra la gente. In questi versi di In Solitaria, seconda traccia dell’album, si descrive così, mentre in Amalamara un allegro crogiuolo di percussioni e chitarre latine racconta le migrazioni prendendo a spunto le api: Non è poi un allungo se è per non rientrare/ Vola e lascia volare/ Uno sciame dʼapi sul pelo dʼacqua sopra il mare/ Può non sembrare ma sa dove andareContinua a leggere



Cinque giovani musicisti, zero parole: il jazz mutante dei Camaleoni inizia da “Camadamia”

I Camaleoni – Foto di Roberto Cifarelli

Lorenzo Palermo, 24 anni, pianoforte e tastiere e una ventina di soprannomi, vada per Lorenz. Fabio Pergolini, 24 anni, batteria, detto Bio. Valerio Maria Bandi, 31 anni, chitarra elettrica, appassionato di anagrammi, chiamato per questo Balerio Vandi. Riccardo Savioli, 28 anni, sassofoni, è il Sav. Andrea Brutti, 25 anni, basso elettrico, invece è Sbrù. 

Tenetevi bene a mente questi nomi. Insieme fanno i Camaleoni, giovane band che ha prodotto da pochi giorni il suo primo album dal titolo Camadamia (anagramma di Macadamia, made in Valerio!). Come avrete capito ai cinque eclettici musicisti piace giocare con note e parole. E questo è già un segno distintivo della loro creatività e voglia di divertimento. Continua a leggere



Pierangelo Pandiscia racconta Mistiche Ribelli: la musica spirituale degli EntenHitti tra estasi e dissenso

Musica e spiritualità. Un tema complesso e delicato, che parte da quel bisogno dell’uomo di entrare in connessione con un mondo che sta da un’altra parte rispetto al mondo terreno. Una delle porte d’ingresso più usate per raggiungere quella dimensione è la musica: canto e ritmo sono da sempre parabole potenti per sondare l’universo, collegarci con un’entità che dia un senso al nostro cammino. 

C’è chi, tra i musicisti e compositori, dedica la propria vita artistica alla ricerca di connessioni. È il caso di un ensemble nato negli anni Novanta, gli EntenHitti, fondato da Pierangelo Pandiscia e Gino Ape. Il 23 marzo scorso il gruppo ha pubblicato un nuovo lavoro intitolato Mistiche Ribelli via Lizard Records. Un titolo forte che racchiude dieci brani per 42 minuti d’ascolto composto per lo più da mantra. Non solo quelli orientali, ma tutti quei canti e brani, fatti da cellule musicali ripetute già volte. Ribelli in questo senso: «Il cercare un contatto diretto con la spiritualità è un atto che non porta profitti terreni ad altri uomini o associazioni religiose che si assumono il compito di mediare tra l’uomo e il sacro. È un atto puro, senza secondi fini, guarda caso mal tollerato nei secoli», spiega Pierangelo.  Continua a leggere



Joe Barbieri: “Big Bang” e il coraggio di cambiare senza perdere l’emozione

Joe Barbieri – Foto Angelo Orefice

Entrare nell’universo di Joe Barbieri, in fin dei conti, non è così difficile. Anche perché la forza gravitazionale è forte ascoltando i 10 brani che compongono Bing Bang, il suo ultimo lavoro uscito l’11 aprile scorso pubblicato dalla sua etichetta Microcosmo Dischi. Basta lasciarsi andare e «riconoscersi ed annusarsi» (parole tratte da una sua vecchia canzone Tacere/Parlare. Riconoscersi è un verbo che Barbieri usa spesso, sulla quale ha fondato la sua ultra trentennale carriera. Il riconoscersi ovviamente ha più valenze, implica un movimento spontaneo di avvicinamento, che poi diventa un’analisi psicologica più profonda. Toccare le corde giuste non vale solo per la chitarra che suona con quell’andare vellutato tipico della bossanova, ma soprattutto per le emozioni. In un’epoca dove di musica siamo sommersi ma di emozioni siamo in secca, l’attrazione verso il suo infinito melodico e letterario accogliente e stimolante diventa un miraggio possibile, un’oasi di raffinata emozione. Vale la pena far notare che il disco è stato registrato in presa diretta: «Sì, tra l’altro con molte cose analogiche, insomma è molto caldo», dice Joe. Continua a leggere



Mafalda Minnozzi e Paula Morelenbaum: due dischi bossa tra Rio de Janeiro e Tom Jobim

Ah, Rio de Janeiro! Ogni volta che ci vado lascio il cuore. Sarà una metropoli, con la grande Rio fa quasi 14 milioni di abitanti. Avrà problemi seri, serissimi, di ordine pubblico. A Rio si fondono miseria più nera e ricchezza più sfrenata, delinquenza brutale e perfette armonie. La città degli estremi che convivono in un’area ristretta tra i “morros” e le spiagge. Quella che Chico Buarque in Subúrbio canta: Lá não tem brisa / Não tem verde-azuis / Não tem frescura nem atrevimento / Lá não figura no mapa / No avesso da montanha / É labirinto / É contra-senha / É cara a tapa (Là non c’è brezza / Non ci sono verde-azzurri / Non c’è freschezza né audacia / Non figura sulla mappa / Sul retro della montagna / È un labirinto / È una contro-parola d’ordine / È una faccia esposta allo schiaffo”). Rio è tutto questo, certo, ma è anche una delle città più belle e vive che abbia mai frequentato. Nella vecchia capitale del Brasile sono nati – o passati – passati tutti i grandi della musica brasiliana dell’Ottocento e Novecento, da Heitor Villa Lobos a Chico Buarque, da Jacob do Bandolim a Vinícius de Morães, da João Gilberto a Caetano Veloso, entrambi bahiani… Samba, choro, bossanova, persino il contestato funk brasileiro sono nati qui.  Continua a leggere