Famosi, impegnati, sofisticati. Tre anteprime di album che verranno…

Post per il fine settimana: voglio presentarvi tre anteprime di album che verranno, a ottobre. Sono “confezionati” da tre artisti diversissimi tra loro, famosi, impegnati, sofisticati. Come sempre accade, in preparazione all’uscita del nuovo disco, vengono rilasciati alcuni brani che gli autori scelgono come maggiormente rappresentativi del loro nuovo lavoro.

Parto dal sofisticato, anzi, sofisticata. Lei si chiama Emel Mathlouthi, 38 anni, cantautrice di Tunisi, residente a New York. Il prossimo 23 ottobre uscirà il suo nuovo lavoro The Tunis Diares. Si tratta di un doppio album, nove canzoni ciascuno, divise tra brani composti e cover di canzoni famose rivisitate dei Nirvana, Black Sabbath, Placebo, David Bowie, per citarne alcune. E proprio del mitico Duca Bianco è il brano disponibile all’ascolto, The Man Who Sold The World. Dal primo disco, invece, ecco Holm (A Dream). Lasciatevi incantare dalla sua voce magnetica e abbandonatevi ai suoi magici cerchi vocali… Come l’ha definito la stessa Emel, questo è un lavoro introspettivo che ha pensato e composto nella sua casa di Tunisi, dove era andata a trovare la famiglia e a festeggiare l’85esimo compleanno del padre. Il lockdown l’ha costretta nella sua stanza d’infanzia. E lì ha tirato le fila della sua musica, componendo sensazioni nuove e affidandosi ai suoi album preferiti, quelli che ascoltava da ragazza.

Andiamo all’impegnato. Si tratta di Matt Berninger, il 49enne frontman dei The National, band culto indie-rock di Cincinnati. Matt pubblicherà il 16 ottobre Serpentine Prison, il suo primo album da solista. Ieri, 10 settembre, ha rilasciato un altro brano One More Second, dopo Distant Axis e Serpentine Prison, brano che dà il titolo all’album e che chiude il disco. Il disco è prodotto da Booker T. Jones, il frontman dei Booker T & the M.G.’s, e vede alcune importanti collaborazioni artistiche come quelle con il batterista Matt Barrick, il polistrumentista Andrew Bird e Gail Ann Dorsey, bassista e compagna di palco per lunghi anni di David Bowie.

Infine il famoso. Molto famoso. Una delle rockstar planetarie. Sì, proprio lui, il Boss. Bruce Springsteen ha annunciato l’uscita del suo nuovo album Letter To You, in uscita il 23 ottobre prossimo. Si tratta di 12 brani suonati con la storica E Street Band. Una garanzia: album registrato “dal vivo”, nessuna sovraincisione, tutto filato liscio e chiuso in appena cinque giorni. Il Boss lavora così! Ieri Bruce ha rilasciato come anticipazione il brano che dà il titolo all’album, Letter To You. La tracklist incorpora anche la revisione di tre canzoni scritte e pubblicate negli anni Settanta, Janey Needs a Shooter, If I Was the Priest e Song for Orphans.

Buon ascolto!

Ozzy Osbourne, arriva “Ordinary Man”, ma non è il solo… uomo comune

Oggi esce il tanto atteso disco di Ozzy Osbourne, Ordinary Man, un gran bell’album, perfetto, rètro al punto giusto, chitarre cupe ed esplosive, voce metallica ancora da “Principe delle Tenebre”, collaborazioni prestigiose (sir Elton John, Post Malone, Tom Morello, Trevis Scott, il produttore Andrew Watt alla chitarra, Duff McKagan dei Guns N’ Roses al basso, Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers alla batteria, Slash nell’assolo finale del brano che apre l’album, Streight To Hell, e in Ordinary Man).

L’ex-frontman dei Black Sabbath è un signore di 71 anni che ha vissuto senza risparmiarsi tra droghe, alcol e mattane varie, da vera rockstar. Si rende conto che sta invecchiando e che deve fare i conti con la propria vita, a maggior ragione ora che ha annunciato d’essere ammalato di Parkinson. Addio alle provocazioni, dunque? C’è da dubitarne, anche se Ozzy appare più riflessivo. Ma come dimenticare, tra le mille, quella che fece esattamente 38 anni e tre giorni fa, il 19 febbraio del 1982, quando venne arrestato a San Antonio (Texas) per aver urinato sul monumento in ricordo degli americani che morirono nella battaglia di Alamo? Intervistato, calcò la mano, dichiarando che il suo prossimo obiettivo era pisciare sul prato della Casa Bianca a Washington (allora era presidente Ronald Reagan).

Visto che stiamo parlando di Ozzy, tanto per rimanere in tema riflessivo, anche la sequenza dei titoli delle canzoni rientrano in questa sua elaborata cupezza senile. Provate a recitarli, tradotti, come se fossero l’insieme di un testo poetico…

Straight To Hell
All My Life
Goodby
Ordinary Man
Under The Graveyard
Eat Me
Scary Little Green Men
Holy For Tonight
It’s A Raid
Take What You Want

Dritto all’inferno,
Tutta la mia vita…
Arrivederci
Uomo Comune.
Sotto la tomba,
Mangiami.
Oggi è la Fine,
Spaventoso, piccolo uomo Verde,
Santo per questa notte.
È un assalto
Prendi quello che vuoi…

Oltre all’Ordinary Man di Ozzy – qui sotto le prime strofe del brano – nella storia recente della musica ci sono molti brani (e qualche titolo di disco) che portano lo stesso nome, “Uomo Comune”. Ne ho selezionati alcuni, tra i più conosciuti. 

I was unprepared for fame
Then everybody knew my name
No more lonely nights, it’s all for you
I have traveled many miles
I’ve seen tears and I’ve seen smiles
Just remember that it’s all for you
Don’t forget me as the colors fade
When the lights go down, it’s just an empty stage

Non ero pronto per la fama
Poi tutti hanno conosciuto il mio nome
Non più notti solitarie, e tutto per te
Ho percorso molte miglia
Ho visto lacrime e sorrisi
Ricorda che è tutto per te
Non dimenticarmi mentre i colori sbiadiscono
Quando le luci calano, è soltanto un palco vuoto…

 

Christy Moore artista folk irlandese impegnato, pubblica nel 1985 Ordinary Man. Il brano è stato ripreso anche da altri musicisti, come il chitarrista inglese Alvin Lee.
«I’m an ordinary man, nothing special nothing grand
I’ve had to work for everything I own
I never asked for a lot, I was happy with what I got
Enough to keep my family and my home
Now they say that times are hard and they’ve handed me my cards
They say there’s not the work to go around
And when the whistle blows, the gates will finally close
Tonight they’re going to shut this factory down
Then they’ll tear it d-o-w-n…»

«Sono un uomo normale, niente di speciale, niente di eccezionale
Ho dovuto lavorare per tutto ciò che possiedo
Non ho mai chiesto molto, ero contento di quello che avevo
Abbastanza per mantenere la mia famiglia e la mia casa
Ora dicono che i tempi sono difficili e mi hanno dato le mie carte
Dicono che non c’è lavoro abbastanza per tutti
E quando il fischio soffia, le porte si chiuderanno finalmente
Stasera chiuderanno questa fabbrica
Visto che poi l’abbatteranno…»

Eels, Una versione molto sentita questa Ordinary Man di Mark Everett, leader della band indie rock americana.
«Well, it’s another warm day in the city of cold hearts
They all just play the part of who they are
And I’m here on my own, I’d rather be alone
Than try to be someone that I’m not
And you seem like someone who could
Appreciate the fact that I’m no ordinary man…»

«Va bene, è un altro giorno caldo nella città dei cuori freddi
Tutti recitano la parte di quello che sono
Io sono qui da solo, preferirei essere solo
Piuttosto che cercare di apparire qualcuno che non sono
E tu sembri quello che potrebbe
apprezzare il fatto che non sono un uomo normale…»

Johnatan Coulton Anche il 49enne artista indie folk newyorkese ha la sua Ordinary Man dall’album Solid State del 2017…
«Now your heart’s all done
But your head won’t let you run
You’re dying where you stand.
All this “wait and see”,
All this “what will be, will be”,
That sounds like the plan
Of an ordinary man…»

«Ora il tuo cuore è finito
Ma la tua testa non ti lascia correre
Stai morendo lì dove sei.
Tutto questo “aspetta e vedi”,
Tutto questo “ciò che sarà, sarà”,
Sembra essere il piano
Di un uomo normale…»

Mika Michael Holbrook Penniman Jr., in arte Mika, può vantare una emozionante Ordinary Man, tratta dall’album No Place in Heaven del 2015.
«So you say it’s ordinary, love?
That’s impossible to do.
No such thing as ordinary, love.
I was ordinary just to you…»

«Quindi dici che è comune, amore?
Questo è impossibile.
Non esiste una cosa che sia normale, amore.
Ero normale solo per te…»

Lloyd Parks, in versione reggae pubblicata nel 1972 dal musicista jamaicano, ecco la sua Ordinary Man.
«Something told me, it was like an holiday,
And something say now: that I should stay.
It’s that crazy kind of feeling in my soul!
It’s that crazy kind of feeling, that sets me wheeling.
Why should I, now, be working this way?
And when I work, yeh, I can’t get my pay.
See, I’m just an ordinary man, yeh, yeh, yeh.
I’m just an ordinary man and you know it’s true…»

«Qualcosa mi dice che era come una vacanza
e qualcosa mi dice ora che dovrei restare.
È quella folle sensazione nella mia anima!
È quella folle sensazione, che mi fa muovere.
Perché, ora, dovrei lavorare così?
E quando lavoro, non vengo pagato.
Vedi, sono solo un uomo normale, sì, sì, sì.
Sono solo un uomo normale e sai che è vero…»

The Doobie Brothers C’è un Ordinary Man tratto da Sibling Rivalry (2000) anche per la longeva rock blues band a stelle e strisce…
«In between the doubts and the dreamin’
Comes my humble quest for a plan.
I’ve been out there hoverin’ by,
Don’t forget to pull me in sometimes.
Will you be with me as I make my journey
Through the labyrinth of time?
And I’m still waitin’ for the good Lord
To show me the way, babe.
This is who you see, this is who I am.
Please forgive me if I fall sometimes,
Just an ordinary man…»

«Tra i dubbi e il sogno
Arriva la mia sommessa ricerca di un piano.
Sono stato là fuori in bilico,
Non dimenticare di coinvolgermi qualche volta.
Verrai con me nel mio percorso
Attraverso il labirinto del tempo?
E sto ancora aspettando il buon Dio
che mi mostri la strada, piccola.
Questo è quello che vedi, questo è quello che sono.
Per favore, perdonami se a volte cado,
Sono solo un uomo normale…»

The MacQueens Una coppia nella vita e un duo alternative folk indie nel lavoro. Così cantano la loro Ordinary Man
«I’m not a hero or a villain too,
I’m not a liar, I’m an honest dude.
I might have a complex but so do you
I’ve got no love for all yours rules.
I’m just my own kind of ordinary man…»

«Non sono un eroe e nemmeno un malvagio,
Non sono un bugiardo, sono un tipo onesto.
Potrei avere un problema, ma così anche tu
Non mi appassiono per tutte le tue regole.
Sono solo il tipo di uomo normale…»

Oltre a questi autori, molti altri hanno intitolato la loro canzone Ordinary Man, dall’irlandese John Donohoe con la sua musica “folk gospel” ai Chinese Man, collettivo di dj francese, ai veronesi Kiowa, stoner rock band che ha appena rilasciato il suo primo lavoro, Bloom. E ancora, la metal band americana del Connecticut GoRJA, i Day One, band di Bristol, il cui primo album, pubblicato 20 anni fa, si intitolava proprio Ordinary Man.

Memento/ Febbraio 1970: oltre Sanremo, tre dischi storici

Mentre sul palco dell’Ariston lo spettacolo va avanti come previsto tra il twerking di Elettra Lamborghini (la voce non si può ricordare…), l’esibizione dei Ricchi e Poveri, di diritto gli Abba del pop italiano, e il duetto Ranieri-Ferro sulle note di Perdere l’amore, vale la pena riportare le lancette del tempo indietro di 50 anni.

Il 1970 è stato un grande anno per la musica. Furono pubblicati, infatti, molti dischi che fecero la storia del rock e pop internazionale (avremo modo di parlarne in altri post). Oggi ci concentriamo su febbraio, con una divagazione –  doverosa – a fine gennaio.

Tanto per inquadrare il periodo storico, dal 26 al 28 febbraio a Sanremo al Salone delle Feste del Casinò si stava tenendo la ventesima edizione del festival. Vinsero Adriano Celentano e Claudia Mori, con Chi non lavora non fa l’amore. Al secondo posto si classificarono i Ricchi e Poveri con La prima cosa bella di Nicola di Bari, mentre al terzo, Sergio Endrigo con un altro brano che, più o meno tutti, hanno fischiettato per anni, L’Arca di Noè.

Iniziamo con la “doverosa divagazione temporale”: il 26 gennaio 1970 la Columbia Records rilascia Bridge Over Troubled Water, quinto e ultimo album del duo Simon/Garfunkel. Disco fortunato, 25 milioni di copie vendute nel mondo, 11 tracce, tre delle quali scolpite nella memoria collettiva, Bridge Over Troubled Water, The Boxer, El Condor Pasa (If I Could), oltre a Cecilia, Bye Bye Love

Veniamo a noi: il 1 febbraio James Taylor pubblica Sweet Baby James, secondo album in studio e primo con l’etichetta Warner Bros. Un disco scritto quando il ventiduenne James, in preda all’eroina e alla disperazione, si barcamenava per sfondare nel mondo della musica, inventandosi quel genere rock folk, con quel modo gentile di pizzicare la chitarra in fingerpicking e quella voce nasale che tanto piaceva alle fan, vista anche la prestanza del ragazzone, 1 metro e 90 d’altezza, lunghi capelli e sguardo perso… Oltre al brano che dà il titolo all’album, una sorta di ninnananna folk dedicata al nipote, il disco contiene anche  Fire and Rain uno dei suoi più grandi successi. L’ultimo brano dell’album, Suite for 20 G, è una canzone composta da tre abbozzi di canzoni, uniti da James per avere i 20mila dollari di bonus promessi alla chiusura dell’album.

Il 9 febbraio esce un altro lavoro, considerato “spartiacque”. È Morrison Hotel dei Doors, quinto e penultimo album del gruppo con Jim Morrison (morirà a Parigi il 3 luglio del 1971). Il disco annuncia il ritorno della band californiana a quel garage blues degli inizi che culminerà nell’ultimo album con Jim, L.A. Woman. Roadhouse Blues, canzone che apre il disco, è un classico blues bello e potente, mentre Peace Frog, brano più politico, attacca con una chitarra acida su cui si inserisce la batteria, quindi il basso, il Vox Continental di Manzarek e infine la voce arrabbiata di Jim:

There’s blood in the streets, it’s up to my ankles
She came
Blood in the streets, it’s up to my knee
She came
Blood in the streets in the town of Chicago
She came
Blood on the rise, it’s following me
Think about the break of day…

Il 13 febbraio, invece, arriva sugli scaffali il primo album di una band inglese che farà parlare molto di sé. Il titolo porta il nome della band: Black Sabbath. Inizia l’avventura di Geezer Butler, Bill Ward, Ozzy Osbourne e di Tony Iommi, amico/nemico di Ozzy. In un’intervista di qualche giorno fa Ozzy ha dichiarato che ancora oggi Tony gli mette soggezione. Torniamo al disco: non accolto benissimo dalla critica (Rolling Stone lo troncò di brutto) ha trovato invece il favore del pubblico. Disco e band sono stati l’ispirazione per numerosi gruppi, soprattutto di doom metal. La campana e la pioggia sulla prima traccia Black Sabbath, sono diventate famose… Piccola nota: tra pochi giorni, il 21 febbraio, uscirà il nuovo disco di Ozzy, Ordinary Man. Ma questa è altra storia…