Vanessa Tagliabue Yorke, la notte, l’oscurantismo culturale e la musica liquida

Vanessa Tagliabue Yorke indossa il Cappello Di Perseo di Laura Cadelo Bertrand – Foto Roberto Cifarelli

Lo dico senza preamboli: Princess of the Night, l’ultimo disco di Vanessa Tagliabue Yorke, uscito poco più di un mese fa, è uno di quei lavori che ti rimane scolpito nel cuore e nella mente. Bello, emozionante, ricco, complesso nella sua costruzione, una musica che richiede più ascolti attenti e che, se accetti di partecipare, ti propone un viaggio ricco di riferimenti, armonie, contrattempi, arrangiamenti nel quale avventurarsi e perdersi. «È molto difficile oggi percepire un disco come un luogo emotivo che ti porta a fare un viaggio compiuto», mi racconta Vanessa parlando della musica liquida, dove ascolti senza cognizione, senza sapere cosa c’è dietro a quei brani, cosa l’artista voleva esprimere, quali i tasti toccati per accendere un’emozione… Continua a leggere



Fil Rouge Quintet: l’isola nera, il mare e le solitudini

Martia Teresa Leonetti e Manuela Iori

Il mare visto da un’isola. Inteso come elemento fisico, è magnifico e pericoloso, l’autostrada che fa muovere da sempre commerci, popoli e culture – ne parlavo giusto settimana scorsa con Patrizia Laquidara. Il mare visto da un’isola parla di solitudine, impossibilità di relazionarsi, paura di lasciare un luogo sicuro per l’incertezza della vita. 

Delle nostre insicurezze e di molto altro ancora parla il secondo album dei Fil Rouge Quintet (il primo, L’inconnue, autoprodotto, è uscito nel 2016) intitolato L’île Noir. Musica crossover, mediterranea, che sa essere leggera e struggente, ricca di spunti e di richiami jazz, da cui tutti i componenti provengono, ma con forti incursioni nella World Music, africana, mediorientale, latino americana e in quella classica, soprattutto la romantica Ottocentesca dei grandi pianisti dell’est Europa. Continua a leggere



Novembre, tempo di grandi festival jazz

Per gli appassionati di jazz novembre è un mese atteso grazie ai vari festival che animano la Penisola. Il jazz attira sempre di più. Si vede dalle produzioni, dai tanti giovani artisti che scelgono il genere per esprimere la loro creatività, da una politica finalmente propositiva nei conservatori italiani da un po’ di anni a questa parte. Tanto da far tornare in mente la famosa domanda esistenziale: ma che cos’è il jazz? Musica popolare, ok, o musica diventata sempre più elitaria per mancanza di cultura diffusa? O piuttosto una musica contaminante? E qui già le strade iniziano a farsi tante, molte bellissime altre un po’ impervie. 

Definirlo oggi non è affatto semplice. Un fiume maestoso con tanti affluenti dove le creatività si uniscono e scorrono per sfociare in teatri, concerti, festival, dischi. Lo racconta bene il manifesto di JAZZMI, festival che si sta tenendo in questi giorni a Milano, frutto della capacità creativa dell’illustratore, pittore e fumettista Franco Matticchio (andate al Volvo Studio di Milano dove il 18 ottobre ha inaugurato la mostra dal titolo Franco Matticchio. Qualche volta, curata da Elisabetta Sgarbi, fino all’11 gennaio 2025): c’è un musicista che suona un pianoforte a coda, Milano è racchiusa nella cassa armonica dello strumento dove, fra la Torre Velasca, il Duomo, la Metro e i grattacieli di Porta Nuova un contrabbassista e un sassofonista si uniscono alle note del pianista. Inclusione, modernità e tradizione, spazi aperti di cultura ed emozioni… tutto questo è jazz. Continua a leggere



Tre dischi al femminile freschi di stampa

Per il weekend vi propongo tre dischi usciti nell’ultima settimana. Si tratta di tre lavori al femminile,  legati inconsapevolmente uno all’altro, interessanti per come sono stati costruiti e per le diverse ispirazioni che hanno acceso la creatività delle artiste. Ecco dunque la giovane Dora Morelenbaum, figlia del violoncellista Jaques e della cantante Paula, raffinati musicisti che hanno fatto la storia della musica MPB colta (Jaques ha suonato con Tom Jobim, con Caetano oltre che con una nutrita schiera di musicisti di tutto il mondo, incluso Paulo Fresu e Daniele Di Bonaventura), al suo primo album, Pique; quindi la nostra Alessia Martegiani, jazzista raffinata che proprio oggi ha pubblicato un disco dal titolo intrigante, La Luna vista dalla Luna; chiude il trio una giovane cantautrice inglese, Laura Marling, che ha rilasciato oggi un disco “casalingo” dal titolo Patterns in Repeat. Continua a leggere



Fabrizio Mocata, il Tango e quella nomination ai Latin Grammy…

Fabrizio Mocata – Foto Salvino Martinciglio

Un pianoforte “sfruttato” in tutta la sua capacità orchestrale e un’armonica a bocca che sembra una fisarmonica e, a tratti, persino un bandoneon. Fabrizio Mocata, pianista siciliano con il Tango nelle vene e Franco Luciani, argentino d’origine italiana, pluripremiato virtuoso dell’armonica cromatica, con Tangos Cruzados hanno fatto un piccolo capolavoro. Il disco uscito nel dicembre dello scorso anno per la prestigiosa etichetta Aqua Records di Buenos Aires ha avuto un percorso in crescendo, con molti riconoscimenti. L’ultimo è la nomination ai Latin Grammy Award, premiazione che si terra a Miami il prossimo 14 novembre. 

Entrambi quarantenni, «ci separano quattro anni, siamo cresciuti nell’era analogica», puntualizza Fabrizio, parlando della loro voglia di suonare gli strumenti puri, senza elettronica o effettistica. Musicisti fino in fondo. Si sono incontrati per la prima volta nel 2019 al Festival di Tango di Granada dove hanno suonato insieme grazie a una felice intuizione di Tato Rebora, lo storico direttore artistico del festival. Hanno portato Tangos Cruzados anche in Argentina nel festival di Cosquin suonando davanti a 30mila persone. «A marzo del 2025 saremo in Italia per una serie di concerti e quindi torneremo sul palco di Grenada», mi anticipa Fabrizio. Continua a leggere



Tre dischi da “gustare” nel fine settimana

Blues e jazz. Per questo fine settimana vi ho apparecchiato un pranzo esaltante. Primo piatto, la ristampa di un disco firmato da due assi del blues di metà Novecento, Sam “Lightning” Hopkins e Sonny Terry, registrato nel 1960 e pubblicato il primo gennaio del 1961, Last Night Blues. Come secondo piatto vi consiglio un lavoro spumeggiante direttamente da Londra: gli Ezra Collective, giovane band crossover che ha rilasciato il terzo disco Dance, No One’s Watching, un potente invito alla danza e al divertimento e, per chiudere in bellezza e bontà, come dessert, l’album del franco libanese Ibrahim Maalouf, Trumpets of Michel-Ange. Mettetevi comodi e ascoltateli, sarà un gran bel weekend di musica! Continua a leggere



A Parma, jazz, sperimentazione e quel festival di… Frontiere

Roberto Bonati – Foto Giuseppe Arcamone

Il 28 settembre scorso è iniziata la 29esima edizione del Parma Jazz Frontiere, festival che chiuderà i battenti il 25 novembre prossimo. Le prime due date, il 28, Bobo Stenson con il suo trio, e il 29, il concerto The Silk Road dedicato ai 700 anni dalla morte di Marco Polo hanno registrato il sold out.

The Silk Road è stato eseguito dagli  studenti del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, della Hochschule für Musik di Norimberga, della Norwegian Academy of Music di Oslo e della Universität für Musik und darstellende Kunst Wien di Vienna riuniti a Parma nell’European Jazz Workshop, residenza nata da un progetto iniziato con queste scuole di musica legato al progetto Erasmus e alla Comunità Europea. 

Artefice di questo grosso lavoro è Roberto Bonati, classe 1959, contrabbassista, compositore, una laurea in Lettere e una grande passione per la poesia. Il festival è una sua creatura che nel corso degli anni ha plasmato con sapienza e intelligenza. L’attività del ParmaJazz Frontiere, infatti, non si limita ai soli concerti – di artisti che hanno le capacità di essere innovativi – ma anche nella produzione discografica di concerti che lo stesso musicista crea ed esegue con la Parma Frontiera Orchestra, e nella formazione, tasto su cui il direttore artistico insiste da anni (vedi il progetto dello Workshop). Per il programma vi consiglio di andare sulla pagina dedicata dell’evento.  Continua a leggere



Simona Molinari al Blue Note con… Mercedes Sosa

Simona Molinari – Foto Erwin Benfatto

Simona Molinari non ha certo bisogno di presentazioni. È una delle preziose artiste fuori dal coro mainstream che contribuiscono a rendere grande la canzone d’autore italiana. Penso a Tosca (che ha collaborato in una canzone del suo ultimo album, il settimo, Hasta siempre Mercedes, uscito il 22 marzo di quest’anno, dedicato a Mercedes Sosa), a Ilaria Pilar Patassini, Petra Magoni, Fiorella Mannoia, Rossella Seno,  per citarne alcune. Una ristretta cerchia di donne impegnate, brave, dotate di voci inconfondibili. 

Proprio con Hasta Siempre Mercedes Simona ha vinto per la seconda volta – la prima fu due anni fa con l’album Petali – il premio Tenco, targa che ritirerà il prossimo 17 ottobre a Sanremo. Il 7 marzo scorso è stata insignita a New York del Callas Tribute Prize NY, premio dedicato alla mitica soprano americana di origine greca. Continua a leggere



Esce Let me Play, Let me Pray, disco in solo di Nico Morelli

Oggi esce su tutti gli scaffali, fisici e digitali, Let me Play, Let me Pray, il nuovo lavoro di Nico Morelli, pianista di Taranto da anni residente a Parigi. Di lui e della sua musica vi avevo parlato in un post uscito nel maggio di due anni fa. La casa discografica è la Tǔk Music, sempre attenta a proporre artisti mai banali né tantomeno scontati. Un disco in piano solo è un’arma a doppio taglio, così almeno la pensa lo stesso Morelli, momento importante per la carriera di un musicista ma anche piuttosto rischioso, visto che un intero album suonato sempre dallo stesso strumento può stancare l’ascoltatore.

Per evitare la noia Nico ha tirato fuori il meglio del suo sapere far arte: un lavoro di 56 minuti per 16 brani, inciso rigorosamente live, senza post produzioni, dove il protagonista è il pianoforte, in questo caso uno Steinway and Sons della serie D, a coda, con un suono potente, caldo e ricco di sfumature. Unito, però, a una loop station, una diamonica (strumento ad ance con tastiera), un tamburello e la cassa del piano usata come percussione. Oltre agli strumenti estemporanei che usa regolarmente durante i suoi concerti solisti, Morelli si è avvalso anche dell’aiuto di due sound designer che hanno modificato il suono in presa diretta, trasformando il pianoforte, come un camaleonte, in cascate di suoni eterei, chitarre elettriche, campanelle.

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Otto&Baccini aprono il Cittadella Jazz

C’è più di un motivo per ritagliarsi questo fine settimana a Cittadella, in provincia di Padova. Va in scena, infatti, la quarta edizione del Cittadella Jazz (dal 30 agosto al primo di settembre) una tre giorni, intensa e divertente, fatta di concerti, la Magicaboola Brass Band che percorre il centro cittadino in stile New Orleans, e una mostra fotografica, ovviamente dedicata al jazz – 4/4 in Jazz – firmata da Roberto Ciffarelli, una delle belle conoscenze di Musicabile, inaugurata il primo agosto al Palazzo Pretorio.

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