Il 23 febbraio scorso è uscito Basta!, terzo lavoro di Giuliano Gabriele, artista italo-francese, organettista, cultore di musica popolare con ampie escursioni nella World Music. Giuliano è nato e vive nel Frusinate, «la porta di accesso al Sud», mi racconta. Il posto giusto per coltivare il suo solido senso artistico che questa volta ha tradotto in un disco cantautorale, profondo, dove coniuga testi autorali a una musica che ha precisi riferimenti mediterranei, quando il Mare Nostrum era l’incrocio di tanti popoli che si frequentavano e «traevano dai commerci ricchezza e cultura». Pura World Music, dunque, suffragata dalla presenza di Martin Meissonnier, tra i padri fondatori del genere assieme a Peter Gabriel (erano gli anni Ottanta), producer che ha lavorato con Fela Kuti, Tony Allen, Robert Plant, Jimmy Page, Khaled, Alan Stivell, Manu Dibango, Papa Wemba… Continua a leggere
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Pierpaolo Vacca, il disco di un Bastian contrario
Il 19 gennaio scorso è uscito per per Tǔk Music Travessu, il primo lavoro solista di Pierpaolo Vacca, 32enne organettista sardo di Ovodda (Nuoro). L’avevo visto suonare dal vivo un paio di anni fa al Teatro Carcano di Milano sul palco con Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura per Tango Macondo, di cui vi avevo parlato qui. Nipote di Beppe Cuga, famoso – e unico – suonatore di launeddas della Barbagia, ha iniziato a suonare l’organetto a sei anni, andando a lezione dal maestro Peppino Deiana, Tziu Peppinu.
Come definire la musica di Pierpaolo? Bella domanda: «Non mi pongo il problema di che tipo di genere suono, la musica viene da dentro, è libera, perché incasellarla?», mi dice candido durante l’intervista. Un po’ complicato farci l’abitudine: l’artista viene da un altro mondo, antichissimo, con solide regole a cui non rinuncia. La musica è la sua vita, il resto è un di più. Stupisce la sua sincerità, la sua umiltà ma anche la consapevolezza di essere uno dei pochi eletti che siedono di diritto al desco della Musa Euterpe.
Musica e danza sono inscindibili in Travessu. L’organetto, filtrato da una pedaliera da chitarra che con enorme pazienza s’è settato, assume tante voci, un’onda sonora che si propaga e che avvolge, contraltare alle incursioni di altri artisti, dal pianista Dino Rubino – Cappotto è autentica World Music made in Ovodda, l’organetto viene “ricamato” dal tocco gentile di Rubino che improvvisa pulito – al percussionista senegalese Pape Ndiaye in Campid Afro, a Dj Cris, al secolo Cristian Orsini, in Danzas Sardstep, fino a Nanni Gaias e al chitarrista Fabio Calzia in Tziu Soddu. Continua a leggere