Gennaio si apre con buone prospettive per la musica. Quest’anno, per esempio, vedranno la luce i nuovi lavori di Peter Gabriel e dei Metallica. Sono in tanti ad aspettare un disco da Gabriel, previsto entro la prima metà dell’anno: è dal 23 settembre 2002 con Up che l’ex frontman dei Genesis non pubblica più un lavoro di inediti. La band metal, invece, il 14 aprile rilascerà 72 Seasons. Dell’album si può ascoltare un solo brano Lux Æterna, un ritorno al metallo grezzo di gran valore delle origini.
Per questa settimana vi propongo tre uscite. Si tratta di tre artisti visionari. Due vecchie guardie, monumenti viventi del rock, e un’artista che si sta affermando come la nuova regina del country formato punk rock quando a tenacia e ribellione. I loro nomi? Roger Waters, Iggy Pop e Margo Price.
1- The Lockdown Sessions – Roger Waters
Uscito a dicembre, The Lockdown Sessions è un album molto “watersiano”: un Ep di sei brani – e che brani! – per la durata di 46 minuti d’ascolto. Il rock visionario e psichedelico dei Pink Floyd diventa ancora più misterioso e aulico nella rivisitazione del musicista, dove una chitarra acustica bella pastosa, o un pianoforte, o un basso annunciano un crescendo di assoli tempestosi con la chitarra elettrica, o il ricamo di un sassofono o, ancora, una voce femminile che improvvisa forte e graffiante. Mother, Vera e Confortably Numb (tratti da The Wall) sono “anthem”, inni, alla grandezza assoluta della band inglese. Confortably Numb porta aggiunto un 2022: Waters, per sua stessa dichiarazione, ha abbassato di un tono il brano, privandolo degli assoli di chitarra per renderlo ancora più tragico e doloroso. Magistrale la parte finale con la voce di Shanay Johnson che esplode con lo stesso pathos della mitica Clare Torry in The great gig in the sky, brano di The Dark Side Of The Moon. E ancora: Two Suns in the Sunset e The Gunners Dream pubblicate su The Final Cut album del 1983 e The Bravery of Being Out of Range, tratto dal disco solista di Waters, Amused to Death, coronano un lavoro che, di questi tempi, potrebbe esserne la colonna sonora.
2 – Every Loser – Iggy Pop
Che cosa dire dell’Iguana? Iggy porta nel corpo tutte le sue pazzie, in quel torso perennemente nudo a mostrarsi così com’è, uno che il rock lo ha vissuto davvero come stile di vita, marciandoci anche un po’, ma a gente come lui si perdona tutto (o quasi!). Il nuovo lavoro, uscito il 6 gennaio, è un ritorno alla sua versione primigenia, undici tracce dove il suo inconfondibile vocione baritonale racconta e canta storie che ripercorrono le sue fasi musicali. Strung Out Johnny fa rivivere il periodo berlinese con David Bowie, grazie a quei synth patinati. Mentre Frenzy, brano d’apertura, è una ballad punk rock (quelle che piacciono tanto ai Måneskin). In Every Loser ci sono fior di musicisti, a partire da quel’istrione di Andrew Watt che ha “curato” (prodotto) anche zio Ozzy. Come è avvenuto per Osbourne nei suoi due ultimi lavori, Ordinary Man e Patient Number 9, nell’album sono presenti grandi musicisti, artisti del calibro di Duff McKagan dei Guns ’n Roses, Stone Gossard dei Pearl Jam, Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane’s Addiction, Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers e il defunto Taylor Hawkins. Chi vedeva Iggy già sulla via del tramonto dovrà ricredersi…
3 – Strays – Margo Price
Margo Price, 39 anni con casa a Nashville è una delle belle scoperte del country americano. Il suo, a essere sinceri, è un “controcountry”. Infatti Margo è una che nella vita e nella musica non rispetta certo i canoni dei bellocci che si dilettano nel classico genere popolare a stelle e strisce. Tutt’altro: è un’artista che di gavetta – ed esperienze di vita, trip lisergici e lunghe bevute – ne ha fatte tante, una che non ha paura di esternare le sue idee in politica come nel sociale. Incarna più una rockstar e con questo approccio si è avvicinata al country. Strays, il suo nuovo lavoro uscito il 13 gennaio riflette la sua vita, raccontata nell’autobiografia Maybe We’ll Make It pubblicata nell’ottobre scorso. Errori, droghe, devastazioni interiori ed esteriori… Una perfetta figura rock più che country, come si diceva. Ma veniamo al suo lavoro Strays, randagi: scritto per lo più sotto l’effetto di funghetti allucinogeni con l’appoggio del marito, Jeremy Ivey è un gran bel disco che merita un ascolto attento, e che si apprezza per la saggezza dei contenuti e la bellezza degli arrangiamenti. La Price è il futuro del country, ne è convinto anche Willie Nelson, e la benedizione non è di poco conto: sulla copertina del libro il musicista scrive: «Il libro di Margo ti colpisce allo stomaco – e al cuore – proprio come le sue canzoni». Ascoltate gente, ascoltate!