Gli Wes Or No Trio ritrovano Montgomery con “Watch What Happens”

Da sinistra, Simone Basile, Giovanni Paolo Liguori e Manrico Seghi

Il 19 luglio prossimo uscirà sugli scaffali digitali e fisici Watch What Happens, secondo lavoro del Wes Or No Trio, giovane formazione jazz composta Simone Basile alla chitarra, Manrico Seghi all’Hammond e Giovanni Paolo Liguori alla batteria. 

Wes, chitarra, Hammond… gli indizi non possono che portare in un’unica direzione. Wes è il grande Wes Montgomery, colui che rivoluzionò la chitarra jazz negli anni Cinquanta e Sessanta, e gli strumenti usati dal trio di cui sopra, si rifanno al modo di concepire la band del musicista di Indianapolis: si può fare buon jazz anche abbandonando il contrabbasso, elemento dirimente in un trio, sostituendolo con un organista (nonostante le critiche feroci ricevute dai puristi del jazz di allora che tacciarono l’artista d’essere troppo commerciale).  Continua a leggere



Festival in Littorina: apre le danze Mauro Ottolini e la sua Orchestra Ottovolante

La EuroVelo 7, ciclopista europea di 7.409 chilometri che collega Capo Nord a La Valletta, Malta, si interseca con la ciclovia 6, che segue il percorso della vecchia ferrovia che collegava Mantova a Peschiera, lungo il Mincio. La chiamano la strada del sole e proprio il sole, che qui al Nord in questi giorni di luglio vediamo far capolino tra una nuvola e un nubifragio, è il protagonista di un Festival sui generis, Musica in Littorina, Sound of The Sun, che incomincia proprio oggi, 4 luglio, nell’omonimo locale a due passi dall’uscita del casello autostradale di Peschiera della A4.

La Littorina del Mincio è nato alcuni anni fa dalla fantasia di Federico Signorelli, architetto appassionato di buon cibo e musica: è un punto di sosta per i ciclisti, ma anche un luogo di ritrovo per passare alcune ore di tranquillità sorseggiando una birra al calar del sole o cenando con pizze gourmet e gli immancabili tortellini di Valeggio sul Mincio, serviti solo con burro e salvia. Signorelli ha rimesso a posto, facendola diventare un B&B, anche la vecchia stazione ferroviaria, risanando il territorio circostante, e da un paio di mesi ha dato vita a un altro locale, il 7Ponti, ricavato in un vecchio magazzino posto proprio sotto al Ponte ferroviario di Peschiera.  Continua a leggere



Petrigno, blues e rumore per parlare la Lingua del Santo

A fine aprile è uscito il primo disco di Marco Petrigno, cantautore, bluesman e pittore palermitano. Il titolo incuriosice, La lingua del Santo (via Vina Records), otto tracce che trasudano dolore, sofferenza, visioni apocalittiche. In effetti di un’apocalisse si tratta. Un’apocalisse personale dove il roots blues ci calza alla battuta. Chitarre stridule, resofonica metallica fino all’asprezza, synth che creano tappeti profondamente cupi, disegnando oscurità nel pentagramma. 

Può sembrare un ossimoro uscire con un lavoro così in un momento, come la primavera che prelude all’estate e alla voglia di sole e fancazzismo. Una risposta la dà lo stesso artista, consapevole di questa forzatura: «La lingua del Santo è un disco che principalmente serviva a me. Che mi mancava. È come se senza dolore fossi nulla. A volte mi sento come se ci siano dei posti dentro la mia testa dove non posso andare neanche io. Malessere ed irrequietezza. Sentirsi fuori posto, inesatti. Scomodi. Il disco è uno sfogo del mio malessere, la mia musica lo è solitamente», spiega Marco. Continua a leggere



Parte il Saluber Festival con il ritmo di Ernesttico

Ernesttico, direttore artistico del Saluber Jazz Festival – Foto di Leopoldo Aquila

Domani a Calcinato, paese del bresciano, si apre un festival insolito, Saluber Jazz Festival. Anche l’ambientazione non è comune: la sede di una grossa azienda del territorio, la Saluber, appunto. Tre giorni per tre concerti con inizio domani 28 giugno con Nick The Nightfly in quintetto con Jerry Popolo (al sax), Pietro Lussu (al pianoforte), Francesco Puglisi (al basso), e Amedeo Ariano (alla batteria). Sabato 29 salirà sul palco il bassista camerunese Richard Bona in trio con Ciro Manna alla chitarra e Nicolas Viccaro alla batteria, mentre domenica 30 si esibirà Ylian Cañizares, violinista e cantante cubana accompagnata dagli Habana Bahia, gruppo composto da Yasser Herrera “El Gozo” alle tastiere, Childo Tomas al basso, Japa System alle percussioni brasiliane, Ernesttico a quelle cubane e Daniele Valentini (fonico).

Una tre giorni di musica ad alti livelli artistici che il Ceo di Saluber, Ciro D’Amicis, grande appassionato di jazz, vuole condividere con i suoi dipendenti e con il territorio. L’ingresso è gratuito, basta solo prenotare a questo indirizzo.  Continua a leggere



“Somewhere In My Mind”: le visioni funk, jazz e rock di Luigi Masciari

Da sinistra: Jason Lindner, Luigi Masciari e Roberto Giaquinto

Luigi Masciari, classe 1977, è un chitarrista e un compositore di grande eleganza. Vive a Roma e insegna chitarra jazz al conservatorio di Firenze. Il 31 maggio scorso ha pubblicato il suo terzo lavoro in studio, Somewhere In My Mind, via Tosky Records. Sette brani densi, condensati in pochi minuti di ascolto ciascuno, eccetto l’ultimo, Monolith, di 7 minuti e 59 secondi, ricchi di spunti, dialoghi, visioni.

In questa psichedelica avventura sonora assieme a Luigi ci sono due incredibili compagni di viaggio, Jason Lindner, tastierista e compositore newyorkese attivo da metà anni Novanta in varie formazioni, ha suonato nell’ultimo disco di David Bowie, Blackstar (pubblicato l’8 gennaio del 2016, giorno del compleanno del Duca Bianco, che morì due giorni dopo) e il batterista Roberto Giaquinto, che vive e lavora ormai da anni a New York. I tre, oltre al jazz hanno in comune l’origine. Luigi e Roberto sono napoletani veraci, mentre Jason, da parte di madre, vanta discendenze partenopee.  Continua a leggere



Mood Swings, Laura Fedele canta la libertà

Laura Fedele – Foto Alice Asinari

Libertà. Se dovessi riassumere in una sola parola il nuovo lavoro di Laura Fedele, pianista e cantante genovese, docente di canto jazz alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano, questa sarebbe la più corretta. Libertà di dire quello che si pensa, di essere critica verso questo modo di procedere e organizzare la vita che l’umanità s’è data, di gridare la propria visione di un mondo possibile, di chiamarsi fuori dal comune sentire su guerre, violenze, confini. Mood Swings uscito un paio di mesi fa è un disco che già dal nome invoca ad alta voce questa aspirazione vitale.  Continua a leggere



Alis Ray stasera sul palco di Vasco: sogni e futuro

«Ho avuto la grande fortuna di incontrare una scuola di auto-consapevolezza che mi ha permesso di iniziare a conoscermi veramente e mi ha fatto prendere in mano le redini della mia vita. Ho iniziato a studiare canto e a scrivere le prime canzoni, mi sono misurata con la vergogna, le paure e con tutte quelle voci interiori che mi dicevano di lasciare perdere perché non ero abbastanza brava. Ho scelto di nutrire e di ascoltare la parte migliore di me che si è accolta per com’era, perché avevo compreso che solo vedendomi meglio potevo cambiare, accogliendo anche le critiche. Anni fa non potevo cantare davanti a nessuno. Al mio primo concorso canoro mi sono esibita seduta con le spalle rivolte al pubblico…».

Annalisa Stecconi, classe 1988, parmense. Nome d’arte Alis Ray. Il suo percorso artistico lo ha riassunto nelle parole che avete appena letto. Stasera aprirà la sesta data milanese di Vasco Rossi. Una bella occasione arrivata dopo essersi aggiudicata a maggio il Zocca Paese della Musica, contest-festival nato con l’obiettivo di scoprire e lanciare nuovi talenti nel mondo della musica, in collaborazione con Vasco Rossi. Alis (crasi di Annalisa) è cresciuta a buona musica,  grazie al padre e allo zio appassionati di Rock, quello che oggi definiscono “classico”, in realtà ancora molto più avanti rispetto al piattume mainstream attuale. Continua a leggere



Senhit: il mainstream? È l’autenticità

Derogo dal mio restare “not mainstream” parlandovi oggi di un’artista che, pur navigando in acque pop e dance, ha attirato la mia attenzione per contenuti e messaggio. Si chiama Senhit Zadik Zadik, classe 1979, è bolognese di nascita ed eritrea di discendenza. Fin da piccola voleva cantare, recitare, stare sul palco. C’è riuscita costruendosi una carriera che scivola sul mainstream senza farlo proprio. 

Non ha mai derogato ai suoi principi, libertà, positività, ottimismo e nemmeno ha preso scorciatoie, tipo talent show «volevo per me una carriera solida, non essere una meteora», mi dice. Canta, balla, recita, ha iniziato a calcare i palchi internazionali con i musical, ne ha fatti tanti in giro per il mondo. Ha partecipato a due Eurovision per San Marino. Grazie al Contest è diventata ancora più famosa e stimata all’estero.  Continua a leggere



Gino Marielli: Tazenda, Murales e il mainstream

Gino Marielli

Ricordando Murales. I Tazenda, Gino Marielli, Gigi Camedda e Nicola Nite, quest’anno hanno scelto l’album pubblicato il primo marzo del 1991 come tema del loro live – che stanno portando in giro per l’Italia e l’Europa dal 20 aprile scorso – disco dirimente per la band e, aggiungo, per la musica italiana.

Sono brani che hanno fatto storia, vedi Mamoiada, Desvelos, Nanneddu, Disamparados, quest’ultimo tradotto e portato a Sanremo nel ’91 con il titolo Spunta la luna dal monte assieme a Pierangelo Bertoli. Sul palco oltre a Gino, Gigi e Nicola, ci sono Massimo Canu al basso, Massimo Cossu alle chitarre, Paolo Erre alle tastiere e Luca Folino alla batteria.

Murales come tour ma anche come manifesto del lungo viaggio artistico della band. La seconda parte del concerto, infatti, racconta il percorso umano e musicale del gruppo, le collaborazioni con altri musicisti e l’omaggio, diventato ormai un classico, ad Andrea Parodi attraverso un brano storico saulese dell’inizio Novecento riadattato da Marielli oltre trent’anni fa,  No photo reposare. Il tour è l’occasione per fare una chiacchierata – tra una data e l’altra – con Gino Marielli. Continua a leggere



Max De Aloe, l’armonica e Thelonious Monk

Il 17 maggio scorso, solo su supporto fisico (ad agosto seguirà quello digitale), è uscito un disco che vale la pena d’essere segnalato. Si intitola Melodic Monk e l’autore è l’armonicista Max De Aloe con il suo ormai storico quartetto, Roberto Olzer al pianoforte, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria. È un lavoro dedicato al Thelonious Monk compositore, dove troviamo brani famosissimi del pianista americano come ‘Round Midnight, Bemsha Swing, Ugly Beauty, Ask Me Now, Pannonica, reinterpretati in ambiente morbido e sofisticato, una chiave di lettura più struggente del lavoro diMonk, meraviglioso pianista irruento e percussivo. 

Max è un musicista proficuo: al suo attivo ha più di 60 dischi (ha collaborato anche a Risvegli, il lavoro della pianista Eugenia Canale di cui vi ho parlato lo scorso anno), 18 di questi firmati come leader, ma è anche un artista che da sempre lavora con la cultura organizzando spettacoli in solo, creando colonne sonore per spettacoli teatrali e documentari, collaborazioni con poeti, scrittori e registi, direttore artistico di festival. A Gallarate, la città in cui vive, nel 1995 ha fondato una scuola di musica, il Centro Espressione Musicale, dove insegna tecnica d’improvvisazione jazz, fisarmonica e armonica cromatica. Ciliegina sulla torta, dal 2018 è anche il direttore della casa discografica Barnum For Art, etichetta che ha pubblicato quest’ultimo lavoro. Insomma, uno che non sta mai fermo! Continua a leggere