Romina Falconi, regina delle ombre

Romina Falconi. Le foto sono di Ilario Botti

Romina Falconi, classe 1985, romana, bionda platino. È un’artista che, sui dischi, naviga tra le onde rassicuranti del pop e, dal vivo, in quelle del rock bello elettrico, usando le stesse canzoni. È la donna degli ossimori: musica sbarluccicante/testi da rapper incazzato, ironica e tagliente/dolce e sorridente. «Nel mondo del pop quando ho cominciato a bussare alle porte delle case discografiche e delle radio mi vedevano come un mix tra una macchietta e la saponificatrice di Correggio», racconta con una risata. Entra nel magico mondo positivo del pop come un rinoceronte determinato a incornare la jeep dei turisti che lo stanno fotografando.

Il motivo che ha destato il mio interesse è il modo di presentare la sua musica attraverso un progetto, Rottocalco, e un tour, Rottincuore Recital, che definisce i perimetri del suo lavoro artistico. Ve lo spiego in maniera sommaria, il resto lo leggete nell’intervista: l’uscita programmata di un singolo che, come sta facendo Mirco Mariani con il Parcheggiatore di Sommergibili di cui vi ho raccontato qui, andrà a comporre un album, e in più un libro vero e proprio che spiega i tre minuti della canzone e li fa rivivere con interventi suoi e di esperti tra psicologi, scrittori, antropologi, sociologi, disegnatori. Finora ne ha scritti tre, La Suora, Lupo Mannaro, Maria Gasolina, il quarto tratto da La solitudine di una regina, brano uscito il 17 maggio scorso, una ballad che racconta la storia di una regina prigioniera dell’assenza, è in fase di preparazione. Continua a leggere



Tre dischi made in Brasil per sognare il sole

Visto che in questo periodo di sole ce n’è poco, data la mia  riconosciuta meteoropatia, ho deciso di proporvi tre lavori usciti nell’ultimo paio di mesi. Siamo nella grande casa della MPB la Música Popular Brasileira, ampio contenitore, come mi raccontava qualche giorno fa Toco nella lunga intervista che gli ho dedicato in occasione dell’uscita del suo nuovo disco, Riviera, presentato al Blue Note domenica 19 maggio.

Nel mondo variegato dell’MPB ci sono due nuovi lavori degni di nota: il primo è di Moreno Veloso, figlio maggiore di Caetano, il secondo porta la firma di Claudia Castelo-Branco, brava pianista carioca che ha dedicato un intero album all’arte del paraibano Sivuca. Il terzo lavoro è la riedizione di un Ep uscito nei primi anni Ottanta, diventato praticamente introvabile. L’autore è Bororó, altro grande polistrumentista brasileiro. Continua a leggere



Riviera, meu amor! Ecco le magie di Toco

Toco, Tomaz Di Cunto – Foto Luan Cardoso

Tenho saudade do mar,
Tenho vontade de olhar
A nuvem cinza na céu da manhã
O teu sorriso no bar
Uma cadeira quebrada, uma flor
A vida em mil pedaços
Nesse espaço temporal

Ho nostalgia del mare/Ho voglia di osservare/ La nuvola grigia nel cielo mattutino/ Il tuo sorriso al bar/ Una sedia rotta, un fiore/ La vita in mille pezzi/ In questo spazio temporale. Il testo di Clube, brano che apre Riviera, il nuovo disco del brasiliano Toco, al secolo, Tomaz Di Cunto, uscito per Schema Records il 19 aprile scorso, racchiude tutto l’universo del compositore paulistano: un mondo gentile e scanzonato, dove c’è posto per l’amore e l’amicizia, per la vita delle piccole cose e la nostalgia, per quello che è stato e per quello che sarà. Quella punta bohémienne, come un peperoncino sapientemente dosato, presente nel samba e in quella “grande scatola”, che nel suo modo di vedere la musica brasiliana, racchiude la Música Popular Brasileira. Continua a leggere



Otto e l’audiomaglietta: Nada Más Fuerte!

Mauro Ottolini – Foto Roberto Cifarelli

Quando parli con il mitico Otto, al secolo Mauro Ottolini, classe 1972, scordatelo, non te la cavi con poco. Otto è una valanga creativa, inizia a raccontarti di un’idea che ha avuto e, mentre tu la stai ancora elaborando, lui è già in viaggio verso altre storie, sempre con quell’entusiasmo contagioso e positivo. Con Vanessa Tagliabue York ha appena pubblicato Nada Más Fuerte, disco registrato e mixato in presa diretta dal mitico Stefano Amerio, nel suo Artesuono Recording di Cavalicco (Udine). Quattordici brani con un tema conduttore: le grandi compositrici e interpreti della musica popolare di tutto il mondo. Ci sono le messicane Chavela Vargas e María Grever, la libanese Fairuz, la portoghese Amália Rodrigues, la peruviana Victoria Santa Cruz e via cantando.  Continua a leggere



E-Wired Empathy, improvvisazione e condivisione

Oggi vi propongo un lavoro che rispecchia la mia idea di musica: connessione, empatia, condivisione. Si tratta di un Ep che segue un album rilasciato lo scorso anno entrambi firmati dagli E-Wired Empathy, di cui vi avevo parlato in questo post, collettivo di musicisti che si raggruppa intorno a tre solide figure della musica italiana, Giovanni Amighetti, tastierista di cui vi ho parlato più volte in questo blog, Luca Nobis, chitarrista e direttore didattico del CPM Music Institute, fondato da Franco Mussida, e Roberto Gualdi che del CPM è stato allievo e oggi è insegnante, uno dei migliori batteristi italiani in attività.  Continua a leggere



International Jazz Day: Antonio Faraò all’All Star Global Concert di Tangeri

Antonio Faraò ritratto da Marco Glaviano

Segnatevi in agenda: domani è la Giornata Internazionale del Jazz! Un genere musicale che, nonostante l’apparente – e ingiustificato – elitarismo, ha la capacità, proprio per essere alla continua ricerca dell’altro, di unificare, raccordare e fondere culture e popoli. Così hanno pensato 13 anni fa la Conferenza generale dell’Unesco, che l’ha istituita, e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che l’ha riconosciuta. 

Quest’anno, prima volta per il Continente africano dalla nascita del Jazz Day nel 2011, l’All-Star Global Concert, viene celebrato a Tangeri, in Marocco, nel nuovo Palazzo delle Arti e della Cultura, e trasmesso in streaming sulla pagina Facebook dedicata, all’indirizzo jazzday.com, dove trovate anche news e partecipanti, e sui siti dell’Onu e dell’Unesco.  Continua a leggere



Silvia Bolognesi ed Eric Mingus cantano (e suonano) Gil Scott-Heron

Un consiglio per chi si trovasse domani sera a Firenze: nel cuore della rassegna Mixité – Suoni e Voci di culture antiche e attuali – il progetto è una produzione Toscana Produzione Musica – alle 19 al PARC (Performing Arts Research Centre) non perdetevi il concerto di Eric Mingus e Silvia Bolognesi, “Is that jazz? Celebrating the influences of Gil Scott-Heron. Il padre del rap per molti, in realtà non solo: un grande artista, un visionario, un rivoluzionario nel suo ostinarsi a spiegare in fiumi di parole mai banali cosa stesse succedendo nell’America dalla fine anni Sessanta fino alla sua morte, avvenuta il 27 maggio del 2011, piegato dalla droga e dalla depressione.

Un progetto partito da un’idea di Jacopo Guidi, direttore artistico di Siena Jazz, e da lui affidato a una delle musiciste più versatili del nostro Paese, la contrabbassista Silvia Bolognesi che tra le mille sue attività artistiche è anche docente a Siena Jazz. «Gil Scott-Heron per me è un supereroe», mi spiega Silvia in una bella chiacchierata che ho fatto con lei alcuni giorni fa. 

Si tratta di un progetto studiato nei minimi particolari: dopo la prima di Firenze si sposterà al Torino Jazz Festival il 30 aprile (ore 18:30, Casa Teatro Ragazzi e Giovani Corso Galileo Ferraris, 266/C) e il 5 maggio a Thiene all’Auditorium Fonato (ore 21) nell’ambito di Vicenza Jazz. Continua a leggere



Emanuele Sartoris e Roberto Cifarelli, ovvero la pratica del transfert artistico

Nelle ultime uscite di fine marzo c’è un disco che non potevo farmi sfuggire per proporvelo in questo blog “not mainstream”. Si tratta di un lavoro eseguito rigorosamente a quattro mani, un progetto multimediale, dal titolo Inquadratura di composizioni. Porta le firme di un solido compositore e pianista piemontese nato il 13 dicembre dell’86, Emanuele Sartoris, e di un fotografo lombardo, di gran fama nel mondo del jazz, Roberto Cifarelli, nato il 13 agosto del ’64. 

A unirli, oltre allo stesso giorno di nascita, quel 13 che rientra nella “numerologia” di uno dei brani del disco, Tredici note di colore, una visione uguale e parallela della musica. «Sono un fan di Alexander Skrjabin (compositore russo, autore del Prometeo, ndr), e del suo interminabile lavoro volto a mettere l’ascoltatore al centro di un’esperienza artistica a tutto tondo», mi racconta Emanuele. «Sono un attivatore di cose strane e questo e un progetto di ricerca in cui tutti e due abbiamo “fatto ricerca” uno sull’altro» gli fa eco Roberto, che definisce in maniera lapidaria e convinta il ruolo del fotografo ritrattista: «Per me la cosa più bella è che un musicista si riconosca nella foto, ma con il tuo stile». Continua a leggere



Disturbat! Altr! Spoken word tra ricordo e testimonianza

La sua musica e la sua poesia sono forse uno dei pochi esempi che io conosca in cui l’arte ha avuto un peso rilevante, se non nel mutamento della realtà, certamente nel far sì che dei giovani avessero di nuovo il coraggio di sognare, di immaginare una città e una vita diversa. E di agire di conseguenza

Così scriveva nel settembre del 2013 il poeta Lello Voce, alla prima edizione del premio Dubito, dedicato a un giovanissimo artista che scelse di non vivere più buttandosi nel vuoto ad appena vent’anni il 25 aprile del 2012. Alberto “Dubito” Feltrin il suo nome. Assieme a Davide “Sospè” Tantulli aveva fondato i Disturbati dalla CUiete, pubblicando un album (lui lo incise ma non arrivò a vederlo) dal titolo La frustrazione del lunedì (e altre storie delle periferie arrugginite). Alberto, i Disturbati e quel disco sono oggi i protagonisti al Django di Treviso (città dove Dubito viveva e operava) di una serata dal titolo Rivendicazioni altre ancora.

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La Buona Novella: De Andrè secondo i Perturbazione

I Perturbazione – Foto Luigi De Palma

Il 22 marzo scorso i Perturbazione hanno pubblicato un disco commovente. Il master di un concerto tenuto nel 2010 a Varallo Sesia in occasione dei 40 anni dall’uscita de La Buona Novella, concept album di Fabrizio De Andrè. 

Inutile dire che mi sono fiondato subito ad ascoltarlo. Cosa che mi ha fatto venire voglia di tornare a immergermi “nell’ellepì” originario, per me uno dei dischi dirimenti di Faber. In quel concerto dei Perturbazione c’è anche Nada con una versione dell’Ave Maria e di Maria nella Bottega di un falegname da brividi e ne Il Testamento di Tito, Alessandro Raina in Il ritorno di Giuseppe, Via della Croce e Il testamento di Tito e Dario Mimmo alla fisarmonica, bouzouki, tastiere e cori. 

Nel 2010 la band piemontese contava ancora sei elementi, Elena Diana al violoncello e cori e Gigi Giancursi alle chitarre e cori. Oggi che son rimasti in quattro La Buona Novella trova un’altra prospettiva grazie alla fantasia e agli arrangiamenti di Tommaso Cerasuolo, i fratelli Cristiano (chitarre e synth) e Rossano Lo Mele (batteria) e Alex Baracco (basso). Continua a leggere