Tre dischi Jazz per la Vigilia…

Jazz in attesa delle Feste. Jazz che trae linfa dalla musica classica, provocatorio, usato per raccontare un conflitto o per aiutare a raccontare se stessi. Ci sono tre dischi usciti tra ottobre e novembre che mi sono piaciuti molto. Diversi tra loro, per modalità di approccio al genere e per svolgimento, ma comunque Jazz nell’anima: musica collettiva, condivisione, democrazia permanente, rispetto per l’altro, musica avida di conoscenza e di scoperta. Con questo spirito vi invito ad ascoltare questi tre lavori, usciti tra ottobre e novembre, nati dalla creatività di un trombettista israeliano, Avishai Cohen, di un pianista italiano, Francesco Venerucci, e di una violoncellista e cantante franco-algerina, Nesrine Belmokh. Continua a leggere



Pivio con Misophonia propongo modelli alternativi all’omologazione

«Questo disco è dedicato a quanti hanno fiducia nell’arte, in ogni sua forma, come veicolo di speranza. Fanculo a tutti quelli che non la meritano (e sono troppi)!». Parole di Pivio, sì, proprio lui, Roberto Giacomo Pischiutta, ingegnere elettronico, musicista, in coppia con Aldo Se Scalzi nella premiata ditta che ha sfornato oltre 200 colonne sonore in anni di creativa carriera, e presidente di ACMF (Associazione Compositori Musiche per Film). Il disco in questione, Misophonia, nove brani per 39 minuti d’ascolto, è uscito pochi giorni fa, il 23 novembre scorso per essere precisi, in vinile e in digitale.  Continua a leggere



Novembre, tempo di grandi festival jazz

Per gli appassionati di jazz novembre è un mese atteso grazie ai vari festival che animano la Penisola. Il jazz attira sempre di più. Si vede dalle produzioni, dai tanti giovani artisti che scelgono il genere per esprimere la loro creatività, da una politica finalmente propositiva nei conservatori italiani da un po’ di anni a questa parte. Tanto da far tornare in mente la famosa domanda esistenziale: ma che cos’è il jazz? Musica popolare, ok, o musica diventata sempre più elitaria per mancanza di cultura diffusa? O piuttosto una musica contaminante? E qui già le strade iniziano a farsi tante, molte bellissime altre un po’ impervie. 

Definirlo oggi non è affatto semplice. Un fiume maestoso con tanti affluenti dove le creatività si uniscono e scorrono per sfociare in teatri, concerti, festival, dischi. Lo racconta bene il manifesto di JAZZMI, festival che si sta tenendo in questi giorni a Milano, frutto della capacità creativa dell’illustratore, pittore e fumettista Franco Matticchio (andate al Volvo Studio di Milano dove il 18 ottobre ha inaugurato la mostra dal titolo Franco Matticchio. Qualche volta, curata da Elisabetta Sgarbi, fino all’11 gennaio 2025): c’è un musicista che suona un pianoforte a coda, Milano è racchiusa nella cassa armonica dello strumento dove, fra la Torre Velasca, il Duomo, la Metro e i grattacieli di Porta Nuova un contrabbassista e un sassofonista si uniscono alle note del pianista. Inclusione, modernità e tradizione, spazi aperti di cultura ed emozioni… tutto questo è jazz. Continua a leggere



Tre dischi al femminile freschi di stampa

Per il weekend vi propongo tre dischi usciti nell’ultima settimana. Si tratta di tre lavori al femminile,  legati inconsapevolmente uno all’altro, interessanti per come sono stati costruiti e per le diverse ispirazioni che hanno acceso la creatività delle artiste. Ecco dunque la giovane Dora Morelenbaum, figlia del violoncellista Jaques e della cantante Paula, raffinati musicisti che hanno fatto la storia della musica MPB colta (Jaques ha suonato con Tom Jobim, con Caetano oltre che con una nutrita schiera di musicisti di tutto il mondo, incluso Paulo Fresu e Daniele Di Bonaventura), al suo primo album, Pique; quindi la nostra Alessia Martegiani, jazzista raffinata che proprio oggi ha pubblicato un disco dal titolo intrigante, La Luna vista dalla Luna; chiude il trio una giovane cantautrice inglese, Laura Marling, che ha rilasciato oggi un disco “casalingo” dal titolo Patterns in Repeat. Continua a leggere



Esce Let me Play, Let me Pray, disco in solo di Nico Morelli

Oggi esce su tutti gli scaffali, fisici e digitali, Let me Play, Let me Pray, il nuovo lavoro di Nico Morelli, pianista di Taranto da anni residente a Parigi. Di lui e della sua musica vi avevo parlato in un post uscito nel maggio di due anni fa. La casa discografica è la Tǔk Music, sempre attenta a proporre artisti mai banali né tantomeno scontati. Un disco in piano solo è un’arma a doppio taglio, così almeno la pensa lo stesso Morelli, momento importante per la carriera di un musicista ma anche piuttosto rischioso, visto che un intero album suonato sempre dallo stesso strumento può stancare l’ascoltatore.

Per evitare la noia Nico ha tirato fuori il meglio del suo sapere far arte: un lavoro di 56 minuti per 16 brani, inciso rigorosamente live, senza post produzioni, dove il protagonista è il pianoforte, in questo caso uno Steinway and Sons della serie D, a coda, con un suono potente, caldo e ricco di sfumature. Unito, però, a una loop station, una diamonica (strumento ad ance con tastiera), un tamburello e la cassa del piano usata come percussione. Oltre agli strumenti estemporanei che usa regolarmente durante i suoi concerti solisti, Morelli si è avvalso anche dell’aiuto di due sound designer che hanno modificato il suono in presa diretta, trasformando il pianoforte, come un camaleonte, in cascate di suoni eterei, chitarre elettriche, campanelle.

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La Notte Liscio: sul palco Moreno Conficconi gli E-Wire Empathy e… David Rhodes!

David Rhodes

C’è un progetto che sta prendendo forma. Un piano ambizioso, dove i mattoncini usati sono solidi. È questione di terra, di appartenenza, di musica e musicisti (quelli veri!!!), di tradizioni popolari e di connessioni. Sto parlando del Liscio, l’essenza della romagnolità che, grazie a un nuovo movimento artistico, si prepara a vivere una stagione diversa: non più genere considerato di serie B, nonostante muova da anni un indotto non indifferente, ma musica popolare nel senso più alto del termine, alla stregua della Pizzica Tarantina diventata Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

È lì che gli ideatori vogliono arrivare: il Liscio come genere pop degno di appartenere alla World Music e altrettanto meritevole, per storia, maestria e seguito, di entrare nell’alveo dell’agenzia ONU che, per statuto, si prefigge di contribuire alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura.

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Palladio a Palla! Arriva il jazz dei GOGODUCKS

I GOGODUCKS. Da sinistra, Luca Zennaro, Sergio Zacco, Francesca Remigi, Paolo Peruzzi – Foto Elisa Caldana

Titolo e nome della band sono sufficienti ad attirare l’attenzione: Palladio a Palla!, firmato GOGODUCKS (tutto maiuscolo). Sulla cover del disco che esce domani, 6 settembre, la pianta di Villa Almerico Capra a Vicenza, conosciuta come La Rotonda, uno degli edifici iconici dell’architetto Andrea Palladio, che la disegnò 458 anni fa. 

Il progetto, intrigante e ambizioso, di traslare in musica l’architettura neoclassica palladiana ma anche di renderla emozionalmente viva attraverso un jazz contemporaneo di ricerca è venuto a tre giovani musicisti italiani, Francesca Remigi, 27 anni, batterista particolarmente dotata (di cui vi ho parlato spesso su questo blog, per esempio qui e qui), Luca Zennaro, 27 anni, chitarrista e Paolo Peruzzi, 30 anni, vibrafonista. La prima bergamasca, gli altri due veneti. Paolo e Francesca si sono conosciuti a Boston al Berklee School of Jazz, Luca e Paolo, invece, alla Fenice di Venezia. Al trio si aggiunge il creative coder veronese Stefano Zacco che ha lavorato in alcune tracce del disco.

Fatte le presentazioni veniamo al disco: 9 brani per 43 minuti d’ascolto, che corrispondono ad altrettante ville palladiane. Un lavoro che il trio si è equamente diviso, «33,33 periodico», mi ricorda Paolo Peruzzi, componendo tre brani per tre ville scelte da ciascuno. Ne è nato un lavoro fortemente individuale dal punto di vista compositivo ma altrettanto fortemente corale, dove le creatività di Francesca, Paolo e Luca sono confluite in una sessione di lavoro in residenza e hanno trovato l’equilibrio in sala d’incisione, nello studio Artesuono del mitico Stefano Amerio in quel di Tavagnacco, una decina di chilometri a nord di Udine.

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Otto&Baccini aprono il Cittadella Jazz

C’è più di un motivo per ritagliarsi questo fine settimana a Cittadella, in provincia di Padova. Va in scena, infatti, la quarta edizione del Cittadella Jazz (dal 30 agosto al primo di settembre) una tre giorni, intensa e divertente, fatta di concerti, la Magicaboola Brass Band che percorre il centro cittadino in stile New Orleans, e una mostra fotografica, ovviamente dedicata al jazz – 4/4 in Jazz – firmata da Roberto Ciffarelli, una delle belle conoscenze di Musicabile, inaugurata il primo agosto al Palazzo Pretorio.

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Senhit: il mainstream? È l’autenticità

Derogo dal mio restare “not mainstream” parlandovi oggi di un’artista che, pur navigando in acque pop e dance, ha attirato la mia attenzione per contenuti e messaggio. Si chiama Senhit Zadik Zadik, classe 1979, è bolognese di nascita ed eritrea di discendenza. Fin da piccola voleva cantare, recitare, stare sul palco. C’è riuscita costruendosi una carriera che scivola sul mainstream senza farlo proprio. 

Non ha mai derogato ai suoi principi, libertà, positività, ottimismo e nemmeno ha preso scorciatoie, tipo talent show «volevo per me una carriera solida, non essere una meteora», mi dice. Canta, balla, recita, ha iniziato a calcare i palchi internazionali con i musical, ne ha fatti tanti in giro per il mondo. Ha partecipato a due Eurovision per San Marino. Grazie al Contest è diventata ancora più famosa e stimata all’estero.  Continua a leggere



Gino Marielli: Tazenda, Murales e il mainstream

Gino Marielli

Ricordando Murales. I Tazenda, Gino Marielli, Gigi Camedda e Nicola Nite, quest’anno hanno scelto l’album pubblicato il primo marzo del 1991 come tema del loro live – che stanno portando in giro per l’Italia e l’Europa dal 20 aprile scorso – disco dirimente per la band e, aggiungo, per la musica italiana.

Sono brani che hanno fatto storia, vedi Mamoiada, Desvelos, Nanneddu, Disamparados, quest’ultimo tradotto e portato a Sanremo nel ’91 con il titolo Spunta la luna dal monte assieme a Pierangelo Bertoli. Sul palco oltre a Gino, Gigi e Nicola, ci sono Massimo Canu al basso, Massimo Cossu alle chitarre, Paolo Erre alle tastiere e Luca Folino alla batteria.

Murales come tour ma anche come manifesto del lungo viaggio artistico della band. La seconda parte del concerto, infatti, racconta il percorso umano e musicale del gruppo, le collaborazioni con altri musicisti e l’omaggio, diventato ormai un classico, ad Andrea Parodi attraverso un brano storico saulese dell’inizio Novecento riadattato da Marielli oltre trent’anni fa,  No photo reposare. Il tour è l’occasione per fare una chiacchierata – tra una data e l’altra – con Gino Marielli. Continua a leggere