Il Giorno dei Sogni vale anche (e soprattutto) per la musica

Oggi è il giorno mondiale dei Sogni, il World Dream Day. Sogni da realizzare, sogni che possono diventare realtà canalizzando i propri sforzi. Almeno così l’ha concepito nel 2012 alla Columbia University, dove insegnava, Ozioma Egwuonwu, esperta in Corporate Culture, Human Potential, Strategy&Transformation.

L’input di questa giornata è quello, dunque, di non considerare il sogno un semplice… sogno, ma una motivazione per conquistare la propria vita in tutti i sensi. Confesso che ai mantra motivazionali ci credo poco. Ma, pensate, quale sogno più bello, grande, incredibile per un artista possa essere quello di riuscire a far ascoltare e apprezzare la propria musica… Il sogno è il sale della musica e della creatività. Ieri sono stati i 30 anni di Nevermind dei Nirvana, pubblicato il 24 settembre del 1991. Un album che ha fatto la storia del grunge e del rock, qualcosa di nuovo, i sogni di Cobain, Grohl e Novoselic arrivati negli Sound City Studios in California, prodotti da Butch Vig. Nel 2013 David Grohl dedicherà un formidabile docufilm a quegli studios, da vedere e rivedere, Sound City, appunto…

I sogni nella musica sono una costante, perché in fondo, il sogno manifesta la nostra creatività. L’onirico, il psichedelico sono sempre stati degli argomenti forti non solo nel Rock, ma in tutta la musica. Sono andato a curiosare tra le centinaia di dischi usciti a settembre, approfondendo proprio questo tema. Così ho conosciuto – e vi propongo – una band brasiliana, i Velhos Cabanos (Onze da Silva, chitarra, Marco Sarrazin, sassofono e tastiere, Lucas Franco, batteria, Matheus Leão, basso e Phellipe Fialho, chitarra e voce), nati nel Pará, a Belém, su su nel profondo Nordeste brasileiro. L’11 settembre hanno pubblicato un singolo, dopo un Ep del 2019, dal titolo Cores, Colori. Un brano onirico, che richiama nelle melodie prog, soul e rock brasiliano la scuola miniera, da Milton Nascimento a Beto Guedes, a Wagner Tiso, ma anche agli australiani Tame Impala per la raffinatezza ed evanescenza di certi percorsi armonici. Il video, girato da un’altra paranense, Adrianna Oliveira, è un altro viaggio onirico con richiami alle tradizioni Umbanda (una sorta di Candomblé) e al folklore amazzonico.

Sogni infranti nell’album dei The Felice Brothers, uscito il 17 settembre, dal titolo inequivocabile, From Dreams to Dust: in Valium cantano “But the night is too silent to sleep/ So I’m standing now in the dust of the road, contemplating heaven/ I must have been lost on some kind of excursion up the Colorado/ I think her name was Marilyn, but I don’t remember anything else about her/ Except that her hair smelled of gunpowder/ That’s it for tonight, signing off”…

Mentre sogni grandi e visioni plastiche si affaccinao nell’ultimo disco di Nate Smith, batterista e songwriter americano, uscito una settimana fa dal titolo Kinfolk 2: See The Birds (parte di una trilogia, il primo disco, Kinfolk: Postcards From Everywhere, è uscito nel 2017). L’album chiude con la splendida Fly (For Mike), cantata da Brittany Howards, l’ex frontwoman degli Alabama Shakes: qui il sogno raggiunge l’apoteosi, è il desiderio di volare, di vivere senza tempo, di librarsi sopra al mondo per poterlo guardare com’è realmente. Uno dei temi più ricorrenti dell’umanità, che ha implicazioni filosofiche, psicologiche, pedagogiche, fisiche e matematiche… la capacità dell’uomo di sognare e realizzare il proprio sogno.

Vi lascio il testo intero:

I wanna fly away
Fly to a peace I have never known
Won’t look behind me, nothing can bring me down
When I get off the ground
I have no fear at all
I forget I could ever fall
I wanna go where no one can keep me bound
When I get off the ground
No more will I worry
I’ll have no reason why
If you could see me fly you’d smile with me
I wanna fly away
Where we could all be together
I wanna feel that kind of warmth you get beside the sun
I’m gonna fly away
I can see the end of the runway now
Won’t look behind me
Nothing can keep me down
Now that I’m off the ground
It’ll be nothing but blue skies now
Now that I’m off the ground

Famosi, impegnati, sofisticati. Tre anteprime di album che verranno…

Post per il fine settimana: voglio presentarvi tre anteprime di album che verranno, a ottobre. Sono “confezionati” da tre artisti diversissimi tra loro, famosi, impegnati, sofisticati. Come sempre accade, in preparazione all’uscita del nuovo disco, vengono rilasciati alcuni brani che gli autori scelgono come maggiormente rappresentativi del loro nuovo lavoro.

Parto dal sofisticato, anzi, sofisticata. Lei si chiama Emel Mathlouthi, 38 anni, cantautrice di Tunisi, residente a New York. Il prossimo 23 ottobre uscirà il suo nuovo lavoro The Tunis Diares. Si tratta di un doppio album, nove canzoni ciascuno, divise tra brani composti e cover di canzoni famose rivisitate dei Nirvana, Black Sabbath, Placebo, David Bowie, per citarne alcune. E proprio del mitico Duca Bianco è il brano disponibile all’ascolto, The Man Who Sold The World. Dal primo disco, invece, ecco Holm (A Dream). Lasciatevi incantare dalla sua voce magnetica e abbandonatevi ai suoi magici cerchi vocali… Come l’ha definito la stessa Emel, questo è un lavoro introspettivo che ha pensato e composto nella sua casa di Tunisi, dove era andata a trovare la famiglia e a festeggiare l’85esimo compleanno del padre. Il lockdown l’ha costretta nella sua stanza d’infanzia. E lì ha tirato le fila della sua musica, componendo sensazioni nuove e affidandosi ai suoi album preferiti, quelli che ascoltava da ragazza.

Andiamo all’impegnato. Si tratta di Matt Berninger, il 49enne frontman dei The National, band culto indie-rock di Cincinnati. Matt pubblicherà il 16 ottobre Serpentine Prison, il suo primo album da solista. Ieri, 10 settembre, ha rilasciato un altro brano One More Second, dopo Distant Axis e Serpentine Prison, brano che dà il titolo all’album e che chiude il disco. Il disco è prodotto da Booker T. Jones, il frontman dei Booker T & the M.G.’s, e vede alcune importanti collaborazioni artistiche come quelle con il batterista Matt Barrick, il polistrumentista Andrew Bird e Gail Ann Dorsey, bassista e compagna di palco per lunghi anni di David Bowie.

Infine il famoso. Molto famoso. Una delle rockstar planetarie. Sì, proprio lui, il Boss. Bruce Springsteen ha annunciato l’uscita del suo nuovo album Letter To You, in uscita il 23 ottobre prossimo. Si tratta di 12 brani suonati con la storica E Street Band. Una garanzia: album registrato “dal vivo”, nessuna sovraincisione, tutto filato liscio e chiuso in appena cinque giorni. Il Boss lavora così! Ieri Bruce ha rilasciato come anticipazione il brano che dà il titolo all’album, Letter To You. La tracklist incorpora anche la revisione di tre canzoni scritte e pubblicate negli anni Settanta, Janey Needs a Shooter, If I Was the Priest e Song for Orphans.

Buon ascolto!

Sanremo2020/ Morgan, Bugo e l’essenza dell’imprevedibilità

Il coup de théâtre alla fine è arrivato. E lo spettacolo ha raggiunto uno dei momenti più lirici e drammatici, l’apice di tensione fisica e mentale, lo stress perfetto, prima dell’ultima parte che porterà, questa sera, alla fine dell’opera omnia.

Il 70esimo festival di Sanremo come una poderosa tragedia greca. L’uscita di scena col botto di Morgan e Bugo di questa notte, iniezione di vita vera nella finzione scenografica, è stata la ciliegina sulla torta di un festival che s’è rivelato, di fatto, uno dei migliori degli ultimi anni.

Le cronache raccontano di morsi e sputi, offese e parolacce da veri duri volate tra l’ex Bluevertigo e il cantautore/attore novarese. Sprazzi punk, incursioni da rocker, follia seminata a beneficio della folla e dell’ego dei contendenti. Roba già vista, per carità.

Dal mitico pugno stampato da Charlie Watts, batterista dei Rolling Stones, sulla faccia di Mick Jagger in una camera d’albergo, alle snervanti frecciatine e offese tra Kurt Cobain, leader dei Nirvana, e Axl Rose dei GNS (Guns N’ Roses), il mondo del rock ne ha viste di ogni. Ricordate i fratelli Gallagher? Dopo anni di litigi, Noel e Liam, nel 2009 a Parigi, prima di salire sul palco del Rock en Seine, hanno lo “scazzo” definitivo: volano chitarre e urla, Noel se ne va, il concerto salta e gli Oasis si sciolgono. E ancora, memorabile, a Las Vegas,  durante gli MTV Video Music Awards edizione 2007, il destro del gelosissimo Kid Rock, allora marito di Pamela Anderson, che colpisce Tommy Lee, ex consorte della Anderson, con cui lei ritornerà insieme…

Ma torniamo a Morgan e Bugo: nonostante il pedegree dei rispettivi artisti, la loro canzone era debole e l’esibizione, anche peggio, poco amalgamati, due particelle di sodio nella stessa bottiglia, mentre l’interpretazione di Canzone per te, fatta nella terza serata, sempre parere personale, è stato un atto poco gentile nei confronti del pubblico e dell’autore, il mitico Sergio Endrigo. E qui nulla c’entra l’artista, la sua libertà d’interpretazione e la follia del compositore… Comunque, a squalifica avvenuta e conferenza stampa annunciata dai due ex amici per oggi pomeriggio, resta un fatto: c’è sempre una prima volta, anche nella macchina perfetta e immutabile di Sanremo. Quell’imperfezione che renderà la 70esima edizione indimenticabile…