Mafalda Minnozzi e Paula Morelenbaum: due dischi bossa tra Rio de Janeiro e Tom Jobim

Ah, Rio de Janeiro! Ogni volta che ci vado lascio il cuore. Sarà una metropoli, con la grande Rio fa quasi 14 milioni di abitanti. Avrà problemi seri, serissimi, di ordine pubblico. A Rio si fondono miseria più nera e ricchezza più sfrenata, delinquenza brutale e perfette armonie. La città degli estremi che convivono in un’area ristretta tra i “morros” e le spiagge. Quella che Chico Buarque in Subúrbio canta: Lá não tem brisa / Não tem verde-azuis / Não tem frescura nem atrevimento / Lá não figura no mapa / No avesso da montanha / É labirinto / É contra-senha / É cara a tapa (Là non c’è brezza / Non ci sono verde-azzurri / Non c’è freschezza né audacia / Non figura sulla mappa / Sul retro della montagna / È un labirinto / È una contro-parola d’ordine / È una faccia esposta allo schiaffo”). Rio è tutto questo, certo, ma è anche una delle città più belle e vive che abbia mai frequentato. Nella vecchia capitale del Brasile sono nati – o passati – passati tutti i grandi della musica brasiliana dell’Ottocento e Novecento, da Heitor Villa Lobos a Chico Buarque, da Jacob do Bandolim a Vinícius de Morães, da João Gilberto a Caetano Veloso, entrambi bahiani… Samba, choro, bossanova, persino il contestato funk brasileiro sono nati qui.  Continua a leggere