Fil Rouge Quintet: l’isola nera, il mare e le solitudini

Martia Teresa Leonetti e Manuela Iori

Il mare visto da un’isola. Inteso come elemento fisico, è magnifico e pericoloso, l’autostrada che fa muovere da sempre commerci, popoli e culture – ne parlavo giusto settimana scorsa con Patrizia Laquidara. Il mare visto da un’isola parla di solitudine, impossibilità di relazionarsi, paura di lasciare un luogo sicuro per l’incertezza della vita. 

Delle nostre insicurezze e di molto altro ancora parla il secondo album dei Fil Rouge Quintet (il primo, L’inconnue, autoprodotto, è uscito nel 2016) intitolato L’île Noir. Musica crossover, mediterranea, che sa essere leggera e struggente, ricca di spunti e di richiami jazz, da cui tutti i componenti provengono, ma con forti incursioni nella World Music, africana, mediorientale, latino americana e in quella classica, soprattutto la romantica Ottocentesca dei grandi pianisti dell’est Europa. Continua a leggere



Novembre, tempo di grandi festival jazz

Per gli appassionati di jazz novembre è un mese atteso grazie ai vari festival che animano la Penisola. Il jazz attira sempre di più. Si vede dalle produzioni, dai tanti giovani artisti che scelgono il genere per esprimere la loro creatività, da una politica finalmente propositiva nei conservatori italiani da un po’ di anni a questa parte. Tanto da far tornare in mente la famosa domanda esistenziale: ma che cos’è il jazz? Musica popolare, ok, o musica diventata sempre più elitaria per mancanza di cultura diffusa? O piuttosto una musica contaminante? E qui già le strade iniziano a farsi tante, molte bellissime altre un po’ impervie. 

Definirlo oggi non è affatto semplice. Un fiume maestoso con tanti affluenti dove le creatività si uniscono e scorrono per sfociare in teatri, concerti, festival, dischi. Lo racconta bene il manifesto di JAZZMI, festival che si sta tenendo in questi giorni a Milano, frutto della capacità creativa dell’illustratore, pittore e fumettista Franco Matticchio (andate al Volvo Studio di Milano dove il 18 ottobre ha inaugurato la mostra dal titolo Franco Matticchio. Qualche volta, curata da Elisabetta Sgarbi, fino all’11 gennaio 2025): c’è un musicista che suona un pianoforte a coda, Milano è racchiusa nella cassa armonica dello strumento dove, fra la Torre Velasca, il Duomo, la Metro e i grattacieli di Porta Nuova un contrabbassista e un sassofonista si uniscono alle note del pianista. Inclusione, modernità e tradizione, spazi aperti di cultura ed emozioni… tutto questo è jazz. Continua a leggere



Claudio Giambruno, il sax e la sua melodia d’Oltremare

Claudio Giambruno – Foto Antonio Ilardo

Si intitola Overseas, Oltremare, il disco che vi propongo per questo inizio settimana. Lo firma Claudio Giambruno, sassofonista palermitano di lungo corso. Nove tracce, quattro composizioni originali e cinque rivisitazioni, che spaziano nell’universo compositivo del musicista siciliano tra l’hard-bop di Lu’s Bounce firmata da Dan Nimmer, la bossanova, nella scrittura originale di Claudio di First Time I Heard Jobim e nella scanzonata Ginza Samba di Vince Guaraldi, la canzone napoletana, nella fluida reinterpretazione di ‘Na voce ‘na chitarra e ‘o poco ‘e luna degli autori Ugo Calise e Carlo Alberto Rossi, o nell’avvolgente Pure Imagination, scritta da Anthony Newley, uno di quei movimenti lenti che ti ammaliano e attraggono come il suono di un pungi indiano per il cobra. Continua a leggere



Ivano Icardi e la sua musica… Unconventional

Un suono limpido, cristallino, pulito, esaltato da una registrazione tecnicamente perfetta. Una chitarra Suhr, usata dagli impallinati della perfezione sonora, prodotta in California nell’azienda fondata 26 anni fa da un liutaio mitologico, John Suhr. E un chitarrista torinese, producer, musicista, che il 12 ottobre scorso ha pubblicato un lavoro con un titolo che la dice lunga: Unconventional. Lui si chiama Ivano Icardi e ha 48 anni. Continua a leggere



Sade Mangiaracina, quando il jazz diventa preghiera

Sade Mangiaracina – Foto Roberto Cifarelli

Può suonare strano pubblicare un doppio disco strumentale con un titolo che riporta subito alla voce: Prayers, Preghiere. Uscito su supporto fisico il 29 settembre per Tŭk Music è l’ultimo lavoro della pianista Sade Mangiaracina. Per completezza d’informazione, in digitale trovate solo il primo volume, il secondo sarà disponibile tra pochi giorni, il 20 ottobre. 

In realtà strano non lo è affatto: l’atto del chiedere o del ringraziare un essere soprannaturale è un gesto tanto intimo quanto globale e la musica, tra le arti, è quella che meglio definisce il rapporto con questo universo emozionale parallelo. Sade è riuscita in una non facile impresa: tradurre in quindici brani, altrettante tappe fondamentali della sua vita, del suo essere donna, artista, credente e madre. 

Due dischi, il primo universale, il secondo interiore, nel primo è accompagnata da Marco Bardoscia al contrabbasso e da Gianluca Brugnano alla batteria (formazione con cui ha pubblicato i due suoi album precedenti Le Mie Donne e Madiba), nel secondo da Luca Aquino alla tromba e Salvatore Maltana al contrabbasso. In entrambi i lavori come costante narrativa la presenza del Quartetto Alborada (Anton Berovski, Sonia Peana, Nico Ciricugno e Piero Salvatori). Continua a leggere



Naviganti e Sognatori, un disco per fantasticare…

Da sinistra, Max Trabucco, Alessandro Turchet, Luca Falomi – Foto di Fabio Marcoleoni

In questa giornata milanese un po’ così, grigia, con una pioggerella gelata pronta a ricordare che, nonostante il sole intraprendente delle scorse settimane, siamo ancora in pieno inverno, mi sono deciso di riorganizzare gli ascolti degli ultimi mesi. Da buon meteoropatico, una scusa per togliermi dalla testa quel senso di stanca tristezza che non approda a nulla… encefalogramma piatto. Tralasciando la mia cupa condizione, mi è capitato tra le mani un disco uscito il 14 ottobre scorso per Abeat Records. Si tratta di Naviganti e Sognatori, una cover bellissima, una vecchia nave che scorre in un mare giallo, in una notte… Continua a leggere