Continua il mio viaggio tra i cantautori italiani, ne troverete altri in questo 2022. Questo volta vi parlo di Davide Zilli, 44 anni, piacentino di nascita ora a Parma. Un diploma al Conservatorio di Milano in pianoforte, una laurea in lettere a Pavia e una carriera divisa tra insegnamento e musica. Di mattina è professore di lettere e storia, la sera un musicista (con predilezione per jazz e swing), cantautore graffiante e divertente.
Il 21 gennaio scorso ha pubblicato, a sette anni dal suo ultimo lavoro, Il Congiuntivo se ne va, Psicanaliswing, otto brani scanditi da swing, pop e anche “liscio” con la Mirko Casadei Orchestra (ne Il Complottista). Insomma un lavoro intrigante quanto basta per ascoltarlo. Garantisco che non riuscirete a stare fermi, verrete colti da una voglia irrefrenabile di ballare, nella migliore teoria di Gianluca Tramontana, musicista e giornalista newyorkese d’adozione che, parlando del Changuï cubano, mi disse: «La musica è fatta per ballare, se ti fa muovere anche solo un piede, vuol dire che ha raggiunto il suo scopo». Oltre a quella di Casadei ci sono le collaborazioni di Paolo Rossi ne L’Amico Ricco, e delle Sorelle Marinetti in Psicanaliswing, canzone che apre il disco omonimo.
Otto fotografie che parlano delle paure che divorano come un virus l’italiano medio. Cantautorato, swing e anche Cabaret… C’è chi va in analisi per restarci una vita e chi ha il terrore dell’aereo (Icaro qua, Icaro là: Quanto Modugno che ci vuole per volare? si domanda Davide). Ma anche chi si fida de L’Amico Ricco (Cosa si può chiedere alla Madonna Addolorata? Un fido!), interpretato magistralmente in duo con Paolo Rossi e chi ha il terrore di tutto (Cinque Miliardi: Tra cinque miliardi di anni il Sole ci divorerà, che bastardo!… saremo due atomi nella galassia… con una degna conclusione: Fate l’amore non fate la Scienza! Il racconto, che di surreale ha ben poco, contiene riflessioni, come su La cena di classe, uno dei dilemmi di tutti, su coloro vedono complotti dappertutto (Il Complottista), ironico profilo del social-allarmista, a tempo di cha cha cha, e chi raggiunge l’apice del precariato, l’umiliazione più profonda, in Auto-Erotismo…
Episodi di vita comune, brevi racconti caustici e fulminanti, tra il filosofico e il cabaret. Storie di precariato, di aspettative, di luoghi comuni, scritte con un linguaggio attento e leggero, ironico e graffiante, mentre l’orchestra pompa note su note, decollando (per usare un l’indimenticabile gerundio di Paolo Conte) e galvanizzando l’attenzione.
Stasera Davide presenterà Psicanaliswing al Blue Note di Milano con il suo gruppo storico, i Jazzabbestia.
Doppia vita: musica e insegnamento. Quale preferisci?
«Non ho mai voluto scegliere una o l’altro. Mi piacciono entrambi e molto. Fare due lavori così implica un sacrificio: dormire poco. C’è voluto del tempo per adattarmi e ormai non ci faccio più caso. Tornare alla tre del mattino dopo un concerto ed essere in classe alle 8 per parlare di Dante richiede allenamento! E poi la musica mi aiuta molto anche a scuola, i versi di una canzone e quelli di una poesia non sono poi così distanti nella loro costruzione».
Ti sei diplomato al Conservatorio di Milano in pianoforte… come hai scelto la strada del cantautorato?
«Ho un impianto classico, ho suonato musica classica per anni. Poi mi sono avvicinato al jazz, mi incuriosiva, l’ho studiato, ma non sono un jazzista puro. Mi piace contaminarlo con swing e pop, pur conservando molte delle sue soluzioni. Prendi, ad esempio, Psicanaliswing: ho inserito il pop delle Sorelle Marinetti in uno swing con base più elettronica. Sono diventato cantautore perché ho scoperto di avere anche una voce (ride, ndr) e di poterla usare per raccontare delle storie…».
I testi riflettono molto le paranoie di questi ultimi due anni di Covid…
«In realtà li ho scritti prima di tutto questo, nel 2019. Sono vizi e comportamenti che ci portiamo dietro da sempre ma che la pandemia ha aumentato. Prendi ad esempio, Italiano all’estero, parla della fuga dei cervelli, o Il Complottista, testo nato dall’idea di tutti quei frequentatori social che producono post su post nei quali vedono macchinazioni ovunque. Ho pensato alle vite di questi che passano il loro tempo costruendo grandi cospirazioni, e me li sono immaginati quando si innamorano. Cosa potrà mai succedere? Andranno in cortocircuito?».
Mi è piaciuta l’ultima traccia del disco, Auto-Erotismo, musicalmente la più “jazz” di tutte. Parlare di “camporella” riporta alla gioventù con tanti sogni e pochi soldi in tasca…
«In un mondo dove tutto è così precario, anche l’amore lo diventa. Il precariato amoroso è il punto più triste, estremo di una vita senza sicurezze, soprattutto economiche… vissuto in una piccola Punto. (Un giorno avremo anche il lusso di dormire in uno spazio più grande di un sedile…, canta Davide, ndr)».
Da insegnante e musicista: cosa pensi della musica mainstream, quella che ascoltano i ragazzi oggi?
«Se parli del rap, della trap, spesso ci sono testi ricchi di riferimenti culturali che i ragazzi ascoltano ma a volte non capiscono. Prendi Salmo, lui è uno davvero bravo, in 1984 parla di Craxi e fa riferimenti a film usciti negli anni Novanta, come Trainspotting. Con i miei studenti ho letto e commentato il testo in classe. Quanto al mainstream: lo fa la tecnologia. Oggi con Spotify puoi ascoltare di tutto, molto più facile che andare in un negozio di dischi come si faceva un tempo. Ascolti per qualche secondo, poi passi ad altro, muovendoti orizzontalmente e non verticalmente. I ragazzi mi stupiscono perché, nonostante questa fruizione convulsa, scelgono i loro brani e li raccolgono in playlist. Grazie a queste mi hanno fatto scoprire artisti interessanti. La musica che ascoltano si basa tutta sul ritmo, la melodia praticamente non esiste. Vedi per esempio Young Signorino, ha testi che ti catturano seppur nella sua totale follia…».
Quali sono i tuoi ascolti?
«La musica italiana l’ho scoperta tardissimo, sono sempre stato attratto da autori di lingua inglese, Elvis Costello, Randy Newman, Joe Jackson. Mi piacciono molto, li adoro, i Twenty One Pilots, ma anche Stromae e The Weeknd…».
Quando ti sei innamorato dello Swing?
«L’ho scoperto per caso all’università. Allora suonavo il pianoforte, musica classica, e anche in una cover band che faceva molto punk… ero schizzato! Poi un amico d’università mi ha fatto ascoltare un disco, Jazz a Mezzanotte, e lì ho scoperto In a Sentimental Mood cantato da Ella Fitzgerald. È stato un colpo di fulmine, si è aperto un mondo. Poi sono approdato, inevitabilmente, anche allo Swing».
Stasera al Blue Note ti esibirai con i Jazzabbestia…
«Suoniamo insieme da anni e siamo grandi amici. Sono Gianni Satta, trombettista, Alessandro Cassani, bassista, e Alberto Venturini, batterista».
Hai stretto anche legami con il Cabaret…
«Mi sono avvicinato a questo mondo per caso, mentre cercavo locali dove andare a suonare. Ho iniziato al Circolo Arci Cicco Simonetta di Milano, dove si faceva del gran Cabaret. È diventato la mia casa per un periodo, ho conosciuto molti artisti e, frequentandoli, sono stato sicuramente influenzato da loro. Mi piaceva – e secondo me è una cosa bellissima – lo scambio continuo tra il palco e il pubblico. Quindi, metto del Cabaret nel cantautorato!».
Cosa ti aspetti da Psicanaliswing?
«Di contribuire a far stare bene le persone. Che chi mi ascolta, pensi: “Che bello, mi ha sollevato la giornata!”. Credo sia la ricompensa più grande. Sono uno pignolo, lungo a scrivere perché sto attento a testo e musica, voglio che siano il più possibile perfette. Il lockdown da questo punto di vista mi è servito perché, grazie a mio figlio che ha tre anni, mi sono avvicinato al gioco, imparandone il vero significato. Così, per la prima volta, mi sono divertito a fare dell’instant music, scrivendo un pezzo su Giuseppe Conte e uno su Mario Draghi!».