Tre dischi, tre voci femminili, tre modi di passare il weekend…

Come ormai consuetudine, anche questo venerdì vi propongo tre album da ascoltare durante il weekend. Questa volta si tratta di tre nuove uscite di giugno dove le protagoniste sono tre donne. Tre artiste di notevole bravura, tra elettronica, neo soul e Musica Popular Brasileira di nuova generazione. Viaggeremo, quindi, tra New York, Melbourne e São Paulo.

1 – Fatigue – L’Rain
Partiamo da New York, Brooklyn per la precisione. L’Rain è il moniker che si è scelta Taja Cheek, trentenne cantautrice, una laurea in musica e un modo di comporre molto personale. Il nome d’arte L’Rain è un omaggio a sua madre, Lorraine, morta nel 2017 quando Taja stava lavorando al suo primo disco. L’ha anche tatuato sull’avambraccio. Fatigue riporta ancora le ferite della perdita subita, unite alle tante altre legittime domande che la Cheek si  pone sulla sua vita. È un disco ma, soprattutto, un viaggio introspettivo, come lei stessa ha spiegato al New York Times che le ha dedicato una lunga intervista una decina di giorni fa. Di lei, Jon Pareles, l’autore dell’intervista nonché capo dei critici musicali del quotidiano americano, scrive: «Cheek continua a riflettere su insicurezza, ricordo, smarrimento, rimpianto, lutto e la preoccupazione mentre cerca, in qualche modo, di insistere. In Find It canta “Mia madre mi ha detto: trova una strada dove non c’è”». Find It è un po’ la “summa” del suo modo di fare musica. Lei registra di continuo, voci, suoni, canti, scene di vita quotidiana. Lo fa in modo minuzioso, come tenere un prezioso diario sonoro. Nel brano c’è, dunque, l’intervento di un organista che suona e canta I Will not Complain durante il funerale di un amico di famiglia. Taja l’ha registrato, ci ha messo sopra un sax romantico e un crescendo di basso, mentre l’organo e la voce esplodono in cori e fraseggi. In Blame Me c’è una frase pronunciata da sua madre nascosta tra le pieghe della canzone… insomma un percorso sinuoso, apparentemente senza senso, in realtà molto ben definito, con accenni a uno stile a tratti essenziale che ricorda Moses Sumney. Da mettere sul piatto la sera e riflettere…

2 – Mood Valiant – Hiatus Kaiyote
Dici Hiatus Kaiyote leggi Nai Palm, chitarrista e leader della band di Melbourne, il cui vero nome è Naomi Saalfield, musicista dotata di una straordinaria creatività e anche di una buona dose di vita vera vissuta. La band, presente da alcuni anni sulla scena mondiale, ha pubblicato lo stesso giorno di L’Rain, il 25 giugno, Mood Valiant, disco decisamente interessante. Preparato già nel 2019 ma poi, causa pandemia e un tumore al seno (per fortuna risolto al meglio) che ha fermato la vulcanica frontwoman, è uscito solo ora. Fiati e violini nel miglior stile soul (vedere An We Go Gentle) si alternano a un tappeto di suoni a tratti stridenti della chitarra di Nai, a tratti suadenti, con una base ritmica simile a un soffice tappeto erboso. Il brano più interessante – e anche quello che mi piace di più – una sorta di flash back, è Get Sun con la partecipazione del compositore brasiliano Arthur Verocai. Soul, psichedelia, frammenti jazz, ne fanno un album che vale la pena ascoltare.

3 – Esperança – Mallu Magalhães
Chiusura in bellezza e spensierata. Musica da ascoltare come sottofondo nelle calde notti estive, musica che riporta al momento d’oro della bossanova. Mallu Magalhães, 28 anni, di São Paulo, al suo quinto album in studio, dà vita a un piccolo universo di MPB, delicato e sofisticato, allegro e positivo, con refrain che si ricordano facilmente e che ti rimangono impressi e li fischietti senza accorgetene, come Quero Quero. Esperança è un viaggio raccontato in portoghese, spagnolo e inglese, ricordi che sono fissati nella miglior tradizione brasileira. Inizia con America Latina, tanto per ribadire da dove Mallu proviene, cantata in inglese, per poi snodarsi e sciogliersi in brani come Barcelona con l’intervento di Nelson Motta uno dei padri della bossanova, giornalista e compositore, o Regreso (in spagnolo), o Deixa Menina cantata con Preta Gil, la figlia di Gilberto Gil. Chitarre, tromba, cuica, batucada, e una voce disincantata dal timbro jazz ne fanno un disco amabile, scaccia pensieri, vacanziero. Divertitevi!

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