L’ultima esibizione all’aperto dei Beatles risale a 51 anni fa, sul tetto della Apple Records, la loro casa discografica. Quel mattino freddo e umido, il classico grigio-Londra, i Fab Four con il tastierista Billy Preston, si esibiscono davanti a una quindicina di persone, tra cui due impettiti e imbarazzati poliziotti saliti sul “rooftop” con l’intento di staccare gli amplificatori a causa del volume alto ed evitare ingorghi per la gente che si stava raggruppando sempre più numerosa al 3 di Savile Row. L’esibizione, in realtà, non fu un concerto (vennero suonati 4 pezzi, alcuni registrati più volte, Get Back, Don’t Let Me Down, I’ve Got A Feeling, The One After 909 e Dig A Pony) da inserire nel film Let It Be. L’anno successivo, il 10 aprile del 1970, la band si scioglierà definitivamente. Alla fine delle registrazioni John Lennon, che per ripararsi dal freddo indossava una pelliccia di Yoko Ono (le maniche gli arrivavano a metà avambraccio), ringrazia i presenti con la mitica frase: «I’d like to say ‘Thank you’ on behalf of the group and ourselves and I hope we passed the audition» (grazie a nome del gruppo e di noi tessi, speriamo di aver passato l’audizione).
Lo stesso giorno, ma quattro anni più tardi (1973), quattro giovani rocker in attesa di fama (Gene Simmons, Paul Stanley, Ace Frehley e Peter Criss) salgono sul palco del Popcorn Pub, locale nel Queens a New York (che poi diventerà il Coventry) con i volti dipinti ispirati al teatro giapponese Kabuki, e gli aderenti abiti in pelle. Nasce così la leggenda dei Kiss, band che riceverà in carriera 30 dischi d’oro, 14 di platino e 3 di multiplatino per gli oltre 130 milioni di dischi venduti nel mondo.