Dunque, a 18 anni Billie Eilish Pirate Baird O’Connell, questo il suo nome completo, è la vera, grande, e per ora, unica, rivelazione della musica dei prossimi anni. Cinque Grammy, gli Oscar della musica, vinti. Si è aggiudicata il Big Four, miglior canzone (Bad Guy), miglior album (When We All Fall Asleep, Where Do We Go?), miglior registrazione dell’anno e miglior cantante esordiente. Meglio di lei, parlando “in Grammy”, a questa età non c’era riuscito nessuno/a (solo Cristopher Cross si aggiudicò i Big Four nel 1981 ma a 29 anni). Billie, in armoniosa verve creativa con il fratello Finneas, che di anni ne ha 22, musicista, produttore e attore (è Alistair nella serie televisiva Glee), porta dentro di sé quel genio, come si dice nel calcio, che bacia solo qualche persona nel corso di un secolo.
![](http://musicabile.tgcom24.it/files/2020/01/Schermata-2020-01-28-alle-11.43.38.png)
La cover di “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?”
Da mesi le grandi major e chi organizza la musica in streaming sul pianeta terra, Apple Music in testa, la stanno osservando con occhi avidi. In tema di record: Billie sarà anche la prima artista a cantare, a 18 anni, il tema principale del nuovo film di James Bond (No time to die). D’altronde, business is business: per un’adolescente che ha postato la sua prima canzone scritta con il fratello in casa su SoundCloud (Ocean Eyes) e che oggi ha 54 milioni di ascoltatori su Spotify e 50 milioni (in crescita costante) su Instagram vuol dire essere una potenziale e formidabile macchina da soldi, tanti soldi, e vista la giovane età e la testa sulle spalle, ancorché con le paturnie e le depressioni adolescenziali humus per la sua creatività, una vita di infiniti successi davanti. Andatevi a vedere i filmati di lei e del fratello mentre compongono: nella sua cameretta, con un pianoforte a muro e un vortice di idee che ballano, il cielo in una stanza, parafrasando Gino Paoli. Musica innovativa? Piuttosto musica ispirata, quella che solo gli adolescenti ancora ricchi di sogni e aspettative possono partorire. Musica essenziale, ridotta all’osso, come sarebbe piaciuta al primo David Byrne.
Tracce solide su cui ricamare con la voce, bassi a tratti cupi, sprazzi di trap, melodie ipnotiche, tristezza e allegria (moderata). Ocean Eyes, la canzone che l’ha fatta conoscere in un dilagante passa parola, è composta da tre accordi su cui giocano voce e interpretazione. Basta poco per non essere banali, basterebbe anche poco non uniformarsi alle correnti che oggi vedono i giovani artisti in cerca di successo per lo più dirottati su rap e trap, canzoni fatte in serie per raccattare soldi e fama ma sostanza vicina al nulla. Come rappa un provocatorio e realista J-Ax in Mainstream (La Scala Sociale del Rap),primo brano del suo nuovissimo lavoro, ReAle: “Oh! Qui tocca essere mainstream, Se no a quest’ora lavoravo per Just Eat, In provincia industriale con l’economia a puttane… Oh! Piuttosto che tornare lì, Mi lecco pure il palo come i Maneskin, Questo è ciò che devo fare altro che scala sociale…”. Poi ci si accontenta sempre. Il materiale umano è quello è, ce lo teniamo/subiamo, ovviamente salvo alcune rare eccezioni. Con Billie la musica trova un’altra fonte di ispirazione e magari nuovi modelli su cui lavorarci sopra. Vedremo…