Metal, la lingua universale del dissenso

Fernanda Lira delle Crypta – frame da Dark Night Of The Soul

Heavy metal, se preferite, solo metal. Di questo genere s’è detto tanto, le origini, andando a scorrazzare in rete, sono le più varie, a chi credere e a chi darne la paternità non è così facile. Come i sottogeneri che ha prodotto, black, folk, death, prog, punk… cui far rigorosamente seguire la parola “metal”. Nonostante il passare degli anni e l’incanutimento di band storiche, il genere non accenna a tramontare, anzi, è sempre vivo e prospero, soprattutto in termini economici.

Prendiamo i Metallica, storica band borderline tra metal e rock classico: quest’anno Hetfield & Soci festeggiano i 40 anni e lo faranno, lo hanno annunciato con un tweet due giorni fa, con due concerti speciali, due date solo per la “Metallica Family”,i loro fan iscritti ai vari fanclub del mondo (guardate qui sotto).

Chi mi ha suggerito di parlarne è un amico che vi ho già presentato qualche tempo fa, Andrea Baroni, avvocato di professione, metallaro per estrema vocazione, collezionista di dischi per famelica voracità musicale. Ho sfruttato biecamente le sue conoscenze per parlarvene. Dunque, iniziamo. Per comodità, potremmo racchiudere il metal nella grande casa del Rock, ma in realtà il genere fa vita a sé. In questo luccicare di chitarre distorte, assoli raffinati, batteria che pompa a cassa doppia, voci gutturali, borchie e cuoio, abiti da macho, rimangono celebri le mise di Rob Halford, frontman dei Judas Priest, che dopo aver dichiarato la propria omosessualità, raccontò di essersi ispirato per i suoi capi ai circoli sadomaso di Soho, che frequentava assieme a Freddy Mercury. Il metal è stato raccontato anche nel bellissimo Sound of Metal, film del 2019 dell’americano Darius Marder al suo debutto cinematografico: quest’anno s’è portato a casa due statuette (miglior sonoro e miglior montaggio).

Quello che il punk è stato negli anni Settanta e Ottanta in termini politici e sociali più che musicali lo è il metal, soprattutto in questi ultimi anni. Nato dai disagi giovanili, il «sottoproletariato bianco di Birmingham e Detroit», come suggerisce Andrea, «Unanimemente, e in larga parte non a torto, considerato rozzo, retrivo, sessista e bianco, identificato con la destra più becera e da questa indubbiamente amato, ha finito, nel 2021, per diventare il genere che forse più di ogni altro unisce masse di fan di ogni colore, senza barriere culturali, soprattutto nelle zone in cui la repressione politica e sociale accende il desiderio di dissenso». Il metal è diventato il rifugio e la ragione di protesta per molti nel mondo. Si fa metal ovunque, in Iran, Israele, Marocco, Tunisia, Mongolia, Russia, Cina, Taiwan, Hong Kong, Africa, America Latina, America del Nord ed Europa, ça va sans dire, e via viaggiando. C’è un Arabic Metal, riconosciuto ormai come sotto-genere (vedere i tunisini Myrath, band prog metal, qui Believer). Ogni band ha i suoi motivi per protestare e rappresentare il proprio malessere sociale.

I tunisini Myrath – Frame da “Believer”

Il genere musicale conta anche il primo parlamentare metallaro della storia. Mi riferisco al taiwanese Freddy Lim, frontman dei Chthonic, band che ha raggiunto la notorietà mondiale con un album del 2008, Seediq Bale. Apro una parentesi su Freddy Lim: dopo aver fondato un partito, il NPP (New Power Party), nel 2016 ha trionfato alle elezioni entrando in parlamento e restandoci per un altro mandato, iniziato nel 2020. Una spina nel fianco per il Kuomintang party, gruppo politico che vorrebbe la riannessione dell’isola alla Cina.

Freddy rappresenta quell’essenza democratica e progressista che anima i giovani taiwanesi come i movimenti di protesta di Hong Kong e del Tibet, che non a caso appoggia con forza.  I Chthonic usano la musica, innestando nel metal tanto folk e alcuni strumenti tradizionali, anche se Freddy ha imparato un più che discreto Growl – la tecnica di canto gutturale, usata soprattutto nel black e death – per parlare dei diritti LGBT, della libertà di espressione e informazione, del movimentismo. Ascoltate Banished Into Death, brano dal disco Seediq Bale.

L’onorevole Freddy Lim dei taiwanesi Chthonic

Lo stesso fanno i mongoli The Hu, strumenti tradizionali che si fondono in un metal duro e visionario. Mettetevi in cuffia The Great Chinggis Khaan, storia e tradizione rilette in chiave metallara. Vale la pena ascoltarli anche in versione acustica per rendersi conto del genere di musica che fanno quando suonano “metal free”, Shireg Shireg.

The Hu – Frame da The Great Chinggis Khaan

Altro discorso per gli iraniani Out of Nowhere (per inciso, Out of Nowhere è anche un famoso brano scritto nel 1931 da Johnny Green e suonato da numerosi musicisti, Bing Crosby, Charlie Parker, Artie Shaw, Chet Baker…) che il 23 febbraio scorso hanno rilasciato Blind Crow. Uno stile molto “occidentale” per la band metalcore persiana. La musica occidentale è bandita dal governo iraniano, la loro attività diventa una pericolosa sfida all’ennesimo regime, un modo possibile e duro di manifestare il proprio dissenso politico e sociale. C’è dell’etico nel metal al di là delle apparenze, del gotico spinto, delle lingue di fuori e degli sguardi truci, di Satana descritto e dipinto sulle cover visionarie dei dischi, e delle tombe sollevate…

Concludo con una breve riflessione sul genere musicale. Ascoltando i fraseggi, i riff delle chitarre, la possenza della sessione ritmica, le basi orchestra delle tastiere, viene da pensare più che a una provenienza Blues, tipica del Rock, a un’origine classica della musica. L’uso delle scale è, in genere, il pentatonico molto usato nelle composizioni classiche, l’imponenza del suono è sinfonica, essere un musicista metal non è come essere un musicista rock o punk. Il metal si avvicina molto al prog-rock, è musica raffinata, ha passaggi difficili, esecuzioni da “primi della classe”, a prescindere dalle urla e dalla carica di potenza che per molti ascoltatori può risultare repulsiva. Nel black e death metal si tende a enfatizzare atmosfere cupe, gli accordi in minore sono d’obbligo. Non c’è spazio per la gioia ma solo per un mondo terribile popolato da demoni e mostri che rappresentano le nostre dissonanze terrene.

Tornando all’eccellenza dei musicisti, ascoltatevi, se vi capita, qualche brano suonato dal chitarrista Yngwie Malmsteen e capirete (il 23 luglio uscirà Parabellum, il suo ultimo lavoro, qui (Si vis pacem) parabellum – la storica frase di Vegezio, “se vuoi la pace, preparati alla guerra”). Ma anche quelli dei tedeschi Helloween, sui palchi da una vita, che il 18 giugno hanno pubblicato un nuovo omonimo disco. Si domanda Andrea: «I gruppi mongoli, cinesi arabi e africani sono solo emuli di un genere che rimane sempre uguale a se stesso? Per me no. Ci sono band che sembrano cloni di AC/DC e Metallica ma anche molti che producono qualcosa di nuovo, unendo le loro tradizioni musicali (quasi sempre molto ricche) con il metal. D’altronde, se esistono i Greta Van Fleet che imitano i Led Zeppelin perché nel Botswana gli Overthrust non possono prendere a riferimento i Deicide?».

Giusta osservazione. Anche la tecnica growl non è da tutti. Il suono gutturale che vede nello svedese Mikael Åkerfeldt degli Opeth o Johan Hegg degli storici Amon Amarth gli esponenti più famosi, ha catturato anche voci femminili come quella di Fernanda Lira delle brasiliane Crypta, band tutta al femminile nata nel 2019 (qui Dark Night Of The Soul da Echoes Of The Soul, album uscito l’11 giugno scorso).

Concludo: vi invito a farvi un giro “metallaro” questo weekend. Potreste scoprire  cose molto, molto interessanti. E rifornirvi di scariche extra di adrenalina!

Ozzy Osbourne, arriva “Ordinary Man”, ma non è il solo… uomo comune

Oggi esce il tanto atteso disco di Ozzy Osbourne, Ordinary Man, un gran bell’album, perfetto, rètro al punto giusto, chitarre cupe ed esplosive, voce metallica ancora da “Principe delle Tenebre”, collaborazioni prestigiose (sir Elton John, Post Malone, Tom Morello, Trevis Scott, il produttore Andrew Watt alla chitarra, Duff McKagan dei Guns N’ Roses al basso, Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers alla batteria, Slash nell’assolo finale del brano che apre l’album, Streight To Hell, e in Ordinary Man).

L’ex-frontman dei Black Sabbath è un signore di 71 anni che ha vissuto senza risparmiarsi tra droghe, alcol e mattane varie, da vera rockstar. Si rende conto che sta invecchiando e che deve fare i conti con la propria vita, a maggior ragione ora che ha annunciato d’essere ammalato di Parkinson. Addio alle provocazioni, dunque? C’è da dubitarne, anche se Ozzy appare più riflessivo. Ma come dimenticare, tra le mille, quella che fece esattamente 38 anni e tre giorni fa, il 19 febbraio del 1982, quando venne arrestato a San Antonio (Texas) per aver urinato sul monumento in ricordo degli americani che morirono nella battaglia di Alamo? Intervistato, calcò la mano, dichiarando che il suo prossimo obiettivo era pisciare sul prato della Casa Bianca a Washington (allora era presidente Ronald Reagan).

Visto che stiamo parlando di Ozzy, tanto per rimanere in tema riflessivo, anche la sequenza dei titoli delle canzoni rientrano in questa sua elaborata cupezza senile. Provate a recitarli, tradotti, come se fossero l’insieme di un testo poetico…

Straight To Hell
All My Life
Goodby
Ordinary Man
Under The Graveyard
Eat Me
Scary Little Green Men
Holy For Tonight
It’s A Raid
Take What You Want

Dritto all’inferno,
Tutta la mia vita…
Arrivederci
Uomo Comune.
Sotto la tomba,
Mangiami.
Oggi è la Fine,
Spaventoso, piccolo uomo Verde,
Santo per questa notte.
È un assalto
Prendi quello che vuoi…

Oltre all’Ordinary Man di Ozzy – qui sotto le prime strofe del brano – nella storia recente della musica ci sono molti brani (e qualche titolo di disco) che portano lo stesso nome, “Uomo Comune”. Ne ho selezionati alcuni, tra i più conosciuti. 

I was unprepared for fame
Then everybody knew my name
No more lonely nights, it’s all for you
I have traveled many miles
I’ve seen tears and I’ve seen smiles
Just remember that it’s all for you
Don’t forget me as the colors fade
When the lights go down, it’s just an empty stage

Non ero pronto per la fama
Poi tutti hanno conosciuto il mio nome
Non più notti solitarie, e tutto per te
Ho percorso molte miglia
Ho visto lacrime e sorrisi
Ricorda che è tutto per te
Non dimenticarmi mentre i colori sbiadiscono
Quando le luci calano, è soltanto un palco vuoto…

 

Christy Moore artista folk irlandese impegnato, pubblica nel 1985 Ordinary Man. Il brano è stato ripreso anche da altri musicisti, come il chitarrista inglese Alvin Lee.
«I’m an ordinary man, nothing special nothing grand
I’ve had to work for everything I own
I never asked for a lot, I was happy with what I got
Enough to keep my family and my home
Now they say that times are hard and they’ve handed me my cards
They say there’s not the work to go around
And when the whistle blows, the gates will finally close
Tonight they’re going to shut this factory down
Then they’ll tear it d-o-w-n…»

«Sono un uomo normale, niente di speciale, niente di eccezionale
Ho dovuto lavorare per tutto ciò che possiedo
Non ho mai chiesto molto, ero contento di quello che avevo
Abbastanza per mantenere la mia famiglia e la mia casa
Ora dicono che i tempi sono difficili e mi hanno dato le mie carte
Dicono che non c’è lavoro abbastanza per tutti
E quando il fischio soffia, le porte si chiuderanno finalmente
Stasera chiuderanno questa fabbrica
Visto che poi l’abbatteranno…»

Eels, Una versione molto sentita questa Ordinary Man di Mark Everett, leader della band indie rock americana.
«Well, it’s another warm day in the city of cold hearts
They all just play the part of who they are
And I’m here on my own, I’d rather be alone
Than try to be someone that I’m not
And you seem like someone who could
Appreciate the fact that I’m no ordinary man…»

«Va bene, è un altro giorno caldo nella città dei cuori freddi
Tutti recitano la parte di quello che sono
Io sono qui da solo, preferirei essere solo
Piuttosto che cercare di apparire qualcuno che non sono
E tu sembri quello che potrebbe
apprezzare il fatto che non sono un uomo normale…»

Johnatan Coulton Anche il 49enne artista indie folk newyorkese ha la sua Ordinary Man dall’album Solid State del 2017…
«Now your heart’s all done
But your head won’t let you run
You’re dying where you stand.
All this “wait and see”,
All this “what will be, will be”,
That sounds like the plan
Of an ordinary man…»

«Ora il tuo cuore è finito
Ma la tua testa non ti lascia correre
Stai morendo lì dove sei.
Tutto questo “aspetta e vedi”,
Tutto questo “ciò che sarà, sarà”,
Sembra essere il piano
Di un uomo normale…»

Mika Michael Holbrook Penniman Jr., in arte Mika, può vantare una emozionante Ordinary Man, tratta dall’album No Place in Heaven del 2015.
«So you say it’s ordinary, love?
That’s impossible to do.
No such thing as ordinary, love.
I was ordinary just to you…»

«Quindi dici che è comune, amore?
Questo è impossibile.
Non esiste una cosa che sia normale, amore.
Ero normale solo per te…»

Lloyd Parks, in versione reggae pubblicata nel 1972 dal musicista jamaicano, ecco la sua Ordinary Man.
«Something told me, it was like an holiday,
And something say now: that I should stay.
It’s that crazy kind of feeling in my soul!
It’s that crazy kind of feeling, that sets me wheeling.
Why should I, now, be working this way?
And when I work, yeh, I can’t get my pay.
See, I’m just an ordinary man, yeh, yeh, yeh.
I’m just an ordinary man and you know it’s true…»

«Qualcosa mi dice che era come una vacanza
e qualcosa mi dice ora che dovrei restare.
È quella folle sensazione nella mia anima!
È quella folle sensazione, che mi fa muovere.
Perché, ora, dovrei lavorare così?
E quando lavoro, non vengo pagato.
Vedi, sono solo un uomo normale, sì, sì, sì.
Sono solo un uomo normale e sai che è vero…»

The Doobie Brothers C’è un Ordinary Man tratto da Sibling Rivalry (2000) anche per la longeva rock blues band a stelle e strisce…
«In between the doubts and the dreamin’
Comes my humble quest for a plan.
I’ve been out there hoverin’ by,
Don’t forget to pull me in sometimes.
Will you be with me as I make my journey
Through the labyrinth of time?
And I’m still waitin’ for the good Lord
To show me the way, babe.
This is who you see, this is who I am.
Please forgive me if I fall sometimes,
Just an ordinary man…»

«Tra i dubbi e il sogno
Arriva la mia sommessa ricerca di un piano.
Sono stato là fuori in bilico,
Non dimenticare di coinvolgermi qualche volta.
Verrai con me nel mio percorso
Attraverso il labirinto del tempo?
E sto ancora aspettando il buon Dio
che mi mostri la strada, piccola.
Questo è quello che vedi, questo è quello che sono.
Per favore, perdonami se a volte cado,
Sono solo un uomo normale…»

The MacQueens Una coppia nella vita e un duo alternative folk indie nel lavoro. Così cantano la loro Ordinary Man
«I’m not a hero or a villain too,
I’m not a liar, I’m an honest dude.
I might have a complex but so do you
I’ve got no love for all yours rules.
I’m just my own kind of ordinary man…»

«Non sono un eroe e nemmeno un malvagio,
Non sono un bugiardo, sono un tipo onesto.
Potrei avere un problema, ma così anche tu
Non mi appassiono per tutte le tue regole.
Sono solo il tipo di uomo normale…»

Oltre a questi autori, molti altri hanno intitolato la loro canzone Ordinary Man, dall’irlandese John Donohoe con la sua musica “folk gospel” ai Chinese Man, collettivo di dj francese, ai veronesi Kiowa, stoner rock band che ha appena rilasciato il suo primo lavoro, Bloom. E ancora, la metal band americana del Connecticut GoRJA, i Day One, band di Bristol, il cui primo album, pubblicato 20 anni fa, si intitolava proprio Ordinary Man.