«Questo disco è dedicato a quanti hanno fiducia nell’arte, in ogni sua forma, come veicolo di speranza. Fanculo a tutti quelli che non la meritano (e sono troppi)!». Parole di Pivio, sì, proprio lui, Roberto Giacomo Pischiutta, ingegnere elettronico, musicista, in coppia con Aldo Se Scalzi nella premiata ditta che ha sfornato oltre 200 colonne sonore in anni di creativa carriera, e presidente di ACMF (Associazione Compositori Musiche per Film). Il disco in questione, Misophonia, nove brani per 39 minuti d’ascolto, è uscito pochi giorni fa, il 23 novembre scorso per essere precisi, in vinile e in digitale. Continua a leggere
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Senhit: il mainstream? È l’autenticità
Derogo dal mio restare “not mainstream” parlandovi oggi di un’artista che, pur navigando in acque pop e dance, ha attirato la mia attenzione per contenuti e messaggio. Si chiama Senhit Zadik Zadik, classe 1979, è bolognese di nascita ed eritrea di discendenza. Fin da piccola voleva cantare, recitare, stare sul palco. C’è riuscita costruendosi una carriera che scivola sul mainstream senza farlo proprio.
Non ha mai derogato ai suoi principi, libertà, positività, ottimismo e nemmeno ha preso scorciatoie, tipo talent show «volevo per me una carriera solida, non essere una meteora», mi dice. Canta, balla, recita, ha iniziato a calcare i palchi internazionali con i musical, ne ha fatti tanti in giro per il mondo. Ha partecipato a due Eurovision per San Marino. Grazie al Contest è diventata ancora più famosa e stimata all’estero. Continua a leggere
Disco del Mese: Porcupine Tree, C/C
Parlare dei Porcupine Tree non è facile. Attiva tra il 1987 e il 2010, sparita per undici anni, la band britannica capitanata da Steven Wilson s’è “riaccesa” dallo scorso novembre pubblicando un paio di brani, anticipazione dell’album C/C, Closure/Continuation, uscito il 24 giugno scorso. Lo faccio con un po’ di ritardo visto che abbiamo già passato la prima settimana di luglio. Non vogliatemene!
Il disco, nato in formazione “ridotta” ma sostanziale dei vecchi Porcupine – oltre a Wilson, c’e il tastierista e pianista Richard Barbieri e il batterista-percussionista Gavin Harrison – a un primo ascolto fa tirare un sospiro di sollievo: eccoli lì, riconoscibili nei loro complicati percorsi sonori, nei cambi ritmici improvvisi, nelle accelerazioni, vere galoppate lungo le verdi praterie del pentagramma, nei riff secchi di Wilson, fraseggi metallici, nell’effettistica (sempre made in Wilson). Ascoltatevi, per esempio, Rats Return. Continua a leggere