L’arte matura di Antonio Faraò: emozioni e tecnica in “Kind Of… Piano Solo”

Antonio Faraò riesce sempre a stupire. Dopo quarant’anni e passa di jazz vissuto come impegno assoluto e devoto e dopo aver suonato con il Gotha dei jazzisti mondiali (tipi come Benny Golson, Wayne Shorter, Chico Freeman, Bob Berg, Joe Lovano, McCoy Tyner, Eddie Gomez, Jack DeJohnette, Billy Cobham, Didier Lockwood, Herbie Hancock), Faraò ha fatto il passo decisivo, quello che i grandi interpreti temono e bramano più di tutti. Un disco solo, il suo primo. Lo ha intitolato Kind Of… Piano Solo. 

È uscito il 19 settembre scorso, pubblicato da Notes Around Ag e distribuito da Azzurra Music solo su supporto fisico (vinile e Cd), 12 tracce per 50 minuti di ascolto. Un lavoro che, per chi lo segue e conosce il suo andar per jazz, lo rappresenta fino in fondo. Quattro omaggi agli artisti e agli standard che più lo rappresentano – There Will Never Be Another You di Harry Warren,  O Que Será di Chico Buarque de Hollanda, Round Midnight di Thelonious Monk e I Didn’t Know What Time It Was di Richard Rodgers – e otto brani farina del suo sacco. Continua a leggere



Fabrizio Paterlini trasforma il grunge in poesia per pianoforte: dai Nirvana ai Pearl Jam nel nuovo album Attitude

And he who forgets
Will be destined to remember…

Nothingman è uno dei brani più conosciuti e iconici dei Pearl Jam, la voce possente di Eddie Vedder, la chitarra acustica che scandisce la fine di un amore. Non c’è violenza, possessione, strazio, solo un consapevole… nulla e quella frase che suona come un anatema biblico, chi dimentica sarà destinato a ricordare.

Nothingman è il brano che apre il nuovo lavoro discografico di Fabrizio Paterlini, Attitude, uscito il 21 marzo scorso per la Memory Recordings, casa discografica fondata dallo stesso pianista alcuni anni fa. Sette brani per 22 minuti d’ascolto in piano solo impiegati per “riassumere” strumentalmente e sentimentalmente il Grunge, genere con cui il pianista mantovano è cresciuto, capace di interpretare e raccontare meglio di tanti testi sociologici il disincanto dei giovani usciti dall’edonismo degli anni Ottanta, attraverso chitarre strazianti, ritmi sbilenchi, ballad da suicidio. Il Grunge, che tradotto dallo slang a stelle e strisce identifica la trasandatezza, la sciatteria, ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica moderna, diventando Attitude, un atteggiamento che ha coinvolto cultura, moda, energie, ma anche Aptitude, un talento, una nuova via per il futuro del Rock. Continua a leggere