Domani Mina compie 80 anni. La Tigre di Cremona, come ebbe a battezzarla Natalia Aspesi, è una signora che ha fatto delle scelte mai facili, seguendo istinto, dolori, paure, amori, passioni. Una donna non comune, un’artista diventata icona. Il suo lasciare le scene quel famoso 23 agosto 1978 alla Bussola di Marina di Pietrasanta per motivi di salute, poteva sembrare la fine di una carriera. Invece ha segnato l’inizio dell’immortalità. Mina è prima di tutto una musicista. Una persona curiosa che conosce profondamente questo linguaggio universale, se ne abbevera, lo ascolta, lo alimenta, non smette mai di dissetarsi. Sì, perché in fin dei conti la musica è questo, un linguaggio, un modo di comunicare, spesso per via immediata altre volte con percorsi cerebrali più contorti, sensazioni, idee, progetti, allegria, tristezza, amicizia, solitudine. Lei sa, conosce tutto ciò, lo domina e, la cosa che fa più piacere, se ne abbevera giorno dopo giorno, come un elisir di giovinezza, senza guardare l’età anagrafica. Ecco perché è diventata un mito e può permettersi di non farsi vedere per essere riconoscibile. Perché Mina, in fondo è la musica, o almeno una sostanziosa parte della musica ed è universalmente nota in tutto il mondo.
Faccio queste riflessioni ascoltando il suo ultimo lavoro firmato con Ivano Fossati (un altro artista a me caro) dal titolo MinaFossati uscito il 22 novembre dello scorso anno. Da Luna Diamante inserita nella colonna sonora del film di Ferzan Ozpetek La Dea Fotuna, alla simpatica Farfalle alla bellissima Meraviglioso, è tutto qui. Un lavoro che, personalmente, avevo atteso con ansia e, come per tutte le cose a cui ci tieni in modo particolare, quando poi lo hai fisicamente in mano, hai il timore di “scartarlo”, aprirlo… Sarò tardo, probabile, ma quel disco me lo sono ascoltato per mesi. Alcuni giorni in modo massiccio, fino a sovrapporre temi e note, altri concentrandomi solo su alcune canzoni. E poi, finalmente, ho capito l’intesa trai due, i lavori di armonia di Massimiliano Pani, gran professionista, i giochi di ruolo in ciascun brano, le capacità vocali intatte (80 anni!!!) Le escursioni sul pentagramma le pause sapienti, il lasciarti andare per poi riprenderti con prepotenza. Le ballate, o almeno accenni alle ballate “fossatiane” ci sono e sono sempre una sicurezza, gli attimi di intensità o il graffio di una chitarra sempre al punto giusto come in Tex Mex, la più “orecchiabile” e immediata di tutte e 11 le tracce. Ora il dilemma: la canzone più bella? Quella che vorrei diventasse il simbolo di un giorno di festa, per il 25 marzo. Beh, la canzone ce l’ho e la dedico alla grande interprete: Meraviglioso, è tutto qui…
Sarà così
Di nuovo un tuffo al cuore
Una vertigine
che non si può spiegare
Niente più che un giorno
dietro l’altro e un altro ancora
Sarà così e poi è tutto qui
Meraviglioso e poi è tutto qui