Ponte del 2 giugno: tre album da ascoltare in viaggio tra blues e indie d’autore

Il weekend lungo che culmina con la festa della Repubblica del 2 giugno sta per iniziare. A chi si stesse mettendo in viaggio, consiglio tre dischi da utilizzare come colonna sonora. Il primo è di Blues puro, suonato da due bluesman straordinari, Taj Mahal e Kob’ Mo’, rispettivamente 83 e 73 anni. Il secondo è di un altro grande vecchio, questa volta siamo nel campo del rock. Il signore in questione ha suonato nei Procol Harum e si chiama Robin Trower, chitarrista inglese che il 9 marzo scorso ha compiuto 80 anni. Il terzo lavoro è uscito proprio oggi ed è firmato da Matt Berninger, siamo nell’indie d’autore. Il frontman dei The National ha confezionato un lavoro introspettivo e affascinante. Buon ponte e, buon viaggio!

1 – Room On The Porch – Taj Mahal e Keb’ Mo’ – uscita 23 maggio 2025

Due leggende del Blues suonano, cantano e si divertono sotto il portico di casa. America profonda e vera, quella vista in centinaia di film, la classica sedia a dondolo in legno, un dobro appoggiato vicino all’uscio di casa e loro due, Keb’ in piedi  e Taj seduto sugli scalini che se la raccontano in note divertendosi. La cover del disco spiega molto di più di mille recensioni e immortala il primo brano che ha dato il nome all’album, quella Room On The Porch che vede la partecipazione di Ruby Amanfu. I due bluesman suggellano il loro sodalizio iniziato nel 2017 con TajMo, album vincitore di un Grammy Award per il Miglior disco Blues Contemporaneo nel 2018. Nove composizioni originali tra cui spiccano Thicker than Mud e Junkyard Dog, e una cover Nobody Knows You When You’re Down and Out, un classico del genere scritto da Jimmy Cox nel 1923 e reso celebre da Bessie Smith nel 1929, anche se la versione che lo ha consacrato è quella di Eric Clapton. Disco che fila via liscio, da Route 66!

2 – Come and Find Me – Robin Trower – uscita 16 maggio 2025

Robin Trower, 80 anni festeggiati da poco, è ritornato al richiamo del blues elettrico puro, diretto, forte, quello alla Jimi Hendrix, di cui l’ex chitarrista dei Procol Harum è estimatore da sempre. Il legame con Jimi lo si coglie immediatamente, dall’uso frequente del wah wah, al fraseggio, al suono: l’attacco di One Go Round, ricorda la mitica Voodoo Child (Slight Return), l’assolo in I Would Lose My Mind, dove la chitarra urla e si piega in distorsioni di grande effetto, riprende il linguaggio del mancino di Seattle. L’album vede la partecipazione di Richard Watts alla voce, di Chris Taggart alla batteria e di Glenn Letsch al basso, ma soltanto in un paio di brani visto che il resto lo ha suonato lo stesso Trower. Apre il disco A Little Bit of Freedom, con un riff incisivo e un assolo potente che fanno capire subito dove il musicista londinese vuole andare a parare. Ascoltatevi anche Tangled Love, brano caratterizzato dalla voce soul di Jess Hayes, influenze gospel e un arrangiamento che richiama lo stile Creame di Clapton- Baker-Bruce, band che a sua volta aveva influenzato Hendrix. Cose già sentite, direte. Ma avercene oggi di canzoni che riescono ancora a scuotere emozioni, stilettate che ti fanno sentire vivo. 

3 – Get Sunk – Matt Berninger – uscita 30 maggio 2025

«Stavo cercando di creare la sensazione di un’America innocente e piena di speranza, un mondo e una vita che voglio vivere». Così Matt Berninger, frontman dei The National, ha risposto durante un’intervista rilascia a The Times. L’intervistatore gli domandava se nel suo nuovo lavoro ci fosse una critica all’America di oggi. Senza nominare Trump e l’improvvisata banda di supereroi spuntati di cui il tinto miliardario s’è circondato ha risposto: «Gli uomini hanno paura che qualcosa venga loro tolto. Non è vero, e sono deluso dalla debolezza patetica e meschina mostrata da quelli che si definiscono uomini forti». Get Sunk, nonostante tutto è un lavoro ottimistico, che invita a guardare nel profondo di se stessi per trarne il meglio, sentirsi aperti al mondo. L’album vanta la partecipazione di numerosi musicisti, tra cui Meg Duffy (Hand Habits), che duetta con lui in Breaking Into Acting, Julia Laws (Ronboy), con cui canta in più tracce a partire dalla prima che apre il disco, Inland Ocean, canzone che ricorda tanto le sonorità dei Velvet Underground, Kyle Resnick (The National, Beirut), l’organista Booker T. Jones, Walter Martin e Paul Maroon (The Walkmen). Un lavoro indie ineccepibile.