In questa giornata milanese un po’ così, grigia, con una pioggerella gelata pronta a ricordare che, nonostante il sole intraprendente delle scorse settimane, siamo ancora in pieno inverno, mi sono deciso di riorganizzare gli ascolti degli ultimi mesi. Da buon meteoropatico, una scusa per togliermi dalla testa quel senso di stanca tristezza che non approda a nulla… encefalogramma piatto. Tralasciando la mia cupa condizione, mi è capitato tra le mani un disco uscito il 14 ottobre scorso per Abeat Records.
Si tratta di Naviganti e Sognatori, una cover bellissima, una vecchia nave che scorre in un mare giallo, in una notte di mezza luna. È il lavoro strumentale di tre musicisti di rango, il chitarrista Luca Falomi, il contrabbassista Alessandro Turchet e il batterista Max Trabucco. Assieme a loro, in tre brani suona anche il bandeonista Daniele Di Bonaventura, uno dei musicisti che venero nel mio personale pantheon dei “geniali artisti italiani”.
Un disco di forte potenza espressiva, un lavoro dotto e delicato che unisce alcune canzoni della tradizione – napoletana, genovese, veneziana e friulana – a brani composti dal trio in una lunga e atemporale traversata fatta di suoni e ritmi del nostro mondo mediterraneo, ma non solo. Il mare è il tema del disco, è avventura, speranza, coscienza, ricerca. E nel mare c’è anche il sogno, perché, senza la libertà di fantasticare, immaginare, non si va mai lontano.
Qui si sogna, e molto, mentre ci si lascia trasportare dai tre timonieri su questo veliero armonico che dispiega le vele al vento e scivola verso l’ignoto. Falomi è genovese, Trabucco mestrino, Turchet friulano. Genova, Venezia e Trieste, ma anche “altro” Adriatico, quello dei lidi marchigiani, da dove proviene Daniele Di Bonaventura.
Un lavoro prezioso per l’alta qualità della musica e dei musicisti, dove il jazz c’è ma viaggia nella stessa classe della musica popolare, delle melodie mediterranee e di quelle d’oltreoceano, grazie alla sapiente presenza ritmica di Trabucco, sempre attento a pennellare con batteria e percussioni il ricamo di armonie di Turchet, gran maestro nell’uso del contrabbasso: il ritmo è ricordo, e qui c’è tutta l’essenza del viaggiar per mare e di un’Italia contaminata da secoli di domini e scoperte. Le chitarre di Falomi arrivano pulite e affascinanti, splendide in dialogo con il bandoneon di Daniele Di Bonaventura. Basta ascoltare la seconda traccia, Rotte Mediterranee per avvertirlo…
La barcarola napoletana La nova gelosia, ripresa anche da Fabrizio De Andrè nell’album Le Nuvole del 1990, è un esempio di questa personalissima World Music: tamburi maghrebini, chitarra che traccia la melodia prima di lanciarsi in una sostanziosa improvvisazione, con il contrabbasso che diventa strumento multiforme, suonato magistralmente ad archetto o percosso al punto da sembrare un berimbau, passaggi di collegamento dove echeggiano accordi e melodie di bossanova…
Anche Naviganti e sognatori richiama al Sudamerica, ancora bossa, ancora ricordi di rotte di migranti, passaggi di moltitudini e note, accenni di classici argentini, una solida imbarcazione che ti spinge a conoscere le nostre radici trasferite dall’altra parte del mondo in cerca di una nuova vita, nei tanti viaggi della speranza di oltre un secolo fa.
C’è un che di ipnotico nel lavoro del trio, quella ineluttabile sensazione di lasciarsi imbrigliare in una flessuosa rete armonica. Va così in questo freddo e grigio martedì di febbraio…