Riflessione su musica e videoclip: una coperta di Linus o un… booster?

Musica e video godono di un rapporto privilegiato. Entrambi trasmettono segnali, emozioni, raccontano storie. Di questa relazione passionale il business della musica se n’è accorto già da molti anni e ci è andato giù determinato. Ci siamo abituati ai videoclip, non esistono praticamente brani senza una storia filmata. La mia riflessione di oggi, vuol essere una provocazione.

All’inizio erano gli stessi musicisti ad apparire cantando, suonando in playback, poi, via via, con una dicotomia sempre più evidente, il video è diventato altro, una storia a sé, raramente piccoli gioielli da cineteca, il più delle volte brevi sceneggiature sul significato del brano, altre, animazioni oniriche, altre ancora, invece, riempitivi ad… “arnese” buffo.

Ve ne sto parlando perché, ultimamente, forse effetto della pandemia e del modo di vivere adottato in questi due anni, mi stanno arrivando sempre più richieste di recensioni di lavori ma con un accento virato non tanto sulla qualità musicale, quanto sulla bellezza o il significato del video allegato al brano. Normalmente si tratta di “singoli”, ne stanno uscendo a palate, corredati di questa o quella clip, realizzata da questo o quel videomaker…

La domanda che mi faccio ogni volta che apro la mia casella di posta è la seguente: ma se in una nuova produzione è più importante il video piuttosto che il brano che l’artista presenta, due son le cose, o il filmato è più bello, innovativo, interessante del brano, oppure l’artista ha bisogno di un booster (in questo caso la clip) per essere “ascoltato”… Comunque: perché uno che si occupa di musica deve parlare di cinema?

Non voglio apparire saccente, non è proprio il mio caso, anzi, se c’è uno che si pone mille domande prima di consigliare un disco o un ascolto quello sono io, ma registro che, ormai da troppi anni, ci sia un problema nella musica proposta.

Con fatica sto cercando di mostrarvi un livello musicale, soprattutto nel nostro Paese, alto. Musicisti che non hanno necessità di un “aiutino” visivo per fare breccia su chi ascolta. Anzi, un video sarebbe come togliere fantasia ed emozioni al brano che si sta ascoltando. La bellezza della musica sta proprio nel far sì che l’ascoltatore la interiorizzi, la faccia propria secondo le emozioni che le note in quella determinata sequenza vengono recepite da ognuno di noi. La musica è per tutti ma è anche un affare maledettamente personale.

Sono arrivato a questa conclusione: un video non si nega mai alle super rock/pop/rap/trap/star, che possono permettersi investimenti importanti. Ma un video non si nega nemmeno a chi, qualunque genere esso si dedichi, ha poca sostanza, ha un sapere musicale magari appiccicaticcio… le immagini risultano, più che una storia, un’ulteriore “alterazione di sensazioni” che servono a spingere la canzone.

La buona musica c’è, eccome se c’è! Basta saperla cercare al di là dei cotillon che vengono serviti tutti i giorni. Andare alla sostanza dell’emozione è uno dei miei obiettivi del 2022. Spero di condividere con voi questa sensazione.

Chiudo ricordandovi che nel prossimo post di venerdì vi parlerò di Worldmusic in Italia, più precisamente, in Abruzzo! A presto…

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