Un concerto di Marisa Monte è sempre un evento per chi ama il raffinato e inconfondibile suo pop tropicale, che possiamo benissimo definire Nuova Musica Popular Brasileira, perché di questo si tratta. Attenzione maniacale agli arrangiamenti, musicisti di prim’ordine, e poi quella voce che incanta e avvolge. Cuica, cavaquinho, surdo, tamborim, sono strumenti che non mancano mai nella tavolozza musicale di Marisa, anzi, servono a esaltare il legame con la sua terra d’origine attraverso un’eleganza stilistica senza pari.
Ieri sera, prima data del tour europeo che la porterà in Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, la musicista, compositrice e producer carioca ha portato sul palco il suo spettacolo onirico che si rifà, di base, al suo ultimo lavoro uscito lo scorso anno, Portas. In occasione dell’uscita dell’album l’avevo intervistata, qui se volete andare a rileggere il post.
Unica nota dolente e poi passo ad alcune considerazioni: inizio del concerto ovattato e impastato, suono piatto, chiaramente qualcosa non andava. Per fortuna, grazie alla bravura dei musicisti e dei tecnici dopo tre brani fuori registro lo show è decollato. Un crescendo con lei mattatrice, la tiara tra i capelli che brillava sotto i riflettori, i cambi d’abito in scena, la presentazione accurata della band.
Ecco, dunque, il sessantanovenne bassista Dadi Carvalho, uno che ha fatto la storia del rock brasiliano suonando con i Novos Baianos e i Barão Vermelho, inciso con Mick Jagger e ispirato Caetano Veloso nella composizione di O Leaozinho. E ancora, il chitarrista Davi Moraes, figlio del compositore Moraes Moreira, il batterista Pupillo ex dei Nação Zumbi, il percussionista Pretinho da Serrinha, uno dei più gettonati autori di Samba in circolazione, quindi Chico Brown: «Sono la sua zia, ha raccontato Marisa al pubblico, l’ho visto nascere e crescere». Chico è il figlio di Carlinhos Brown, che assieme a Marisa e Arnaldo Antunes fanno il trio Tribalistas, nonché nipote del mitico Chico Buarque de Hollanda. È anche coautore di tre brani di Portas. E poi la sezione fiati, Antonio Neves (trombone), Eduardo Santanna (tromba e flicorno) e Lessa (flauto e sax), perfetti nel loro ruolo, animo soul e funk della band.
Ai brani di Portas Marisa ha inserito suoi rodati cavalli di battaglia, come Maria de Verdade, scritta da Carlinhos Brown dall’album Verde, anil, amarelo, cor-de-rosa e carvão del 1994, Vilarejo, da Infinito Particular del 2006, scritto con Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown, Ainda Bem, dall’album O Que Você Quer Saber de Verdade, la splendida Vento Sardo composta assieme a Jorge Drexler, l’altrettanto ispirata Dança da Solidão (vi consiglio l’ascolto della versione cantata con l’autore, Paulinho da Viola)… Non poteva mancare l’aggancio con i Tribalistas, fortunata super band composta da Carlinhos Brown, lei e Arnaldo Antunes, con una travolgente Já sei namorar, che ha fatto scattare in piedi la platea.
Un lavoro che contiene musica ma anche un profondo significato che ritrovate nell’intervista fatta lo scorso anno: musica come cultura, musica presidio civile, resistência poética all’imperante imbarbarimento e populismo in cui il Brasile è piombato dopo l’avvento di Jair Bolsonaro alla presidenza della Repubblica. Le persone hanno bisogno di vedere e ascoltare “il bello”, etica ed estetica della musica come valore sociale.
Ed è quello che ha fatto ieri sera Marisa Monte al Teatro degli Arcimboldi: uno spettacolo dove poetica, bellezza, buona musica hanno donato due ore d’energia positiva. La riprova di quanto vi sto dicendo è stato il bis del bis: lei da sola, senza musicisti sul palco a intonare la splendida Bem Que Se Quis (la versione brasileira di E po’ che fa’ di Pino Daniele). Solo voce, forte, cristallina, a cappella insieme al suo pubblico. Mentre lasciava il palco, in platea hanno continuato a cantare fino all’ultima parola della canzone. Attimo di silenzio, mentre il sipario si chiudeva.
Un atto forte che solo pochi artisti possono permettersi: la musica trascende il musicista, diventa condivisione universale. Il palco è lo stesso pubblico, è la musica la protagonista, non l’artista. Presidio civile, resistenza poetica…
Nota di servizio: Marisa Monte sarà in concerto a Cagliari, al Teatro Massimo il 18 giugno, e a Perugia il 9 luglio all’appuntamento di Umbria Jazz.