Volutamente spiazzante, istintivamente provocatorio, scariche improvvise di elettronica “metal”, richiami di synth patinati anni Ottanta, chitarre acide e distorte. Echi di Bowie, di Prodigy, di Nine Inch Nails raccontano un personaggio non facile. Entrare nell’universo musicale di Rohma è come avventurarsi in un lisergico mondo dove le dualità diventano confuse, tutto tende a unirsi e a risepararsi in nuova vita, lava che esce da un vulcano e si solidifica in tante forme, nessuna uguale all’altra. Continua a leggere