Sono solo coincidenze, ma… oggi, 2 marzo, sono nati quattro artisti che, in modo diverso, hanno dato e stanno dando, un contributo determinante alla declinazione del genere rock. Sto parlando di Lou Reed (andatosene, purtroppo 7 anni fa), Mark Evans, Jon Bon Jovi e Chris Martin. Tutti venuti al mondo lo stesso giorno, il primo nel ’42, il secondo nel ’56, il terzo nel ’62 e il quarto nel ’77. Tra due giorni, il 4 marzo (era il 1943), ricorre anche l’anniversario della nascita del nostro mitico Lucio Dalla, morto a Montreux il 1 marzo del 2012, otto anni fa. La vita dell’artista bolognese s’è accesa e spenta a marzo. Marzo, dal latino Martius, era il mese dedicato a Marte, il dio della guerra, padre di Romolo e Remo, dunque protettore di Roma e dell’Impero romano. Marzo è sinonimo anche di pazzia, “essere nato a marzo” significa avere un carattere tosto, irrequieto, volubile. E gli artisti in questione, incluso Lucio, rispettano in pieno lo spirito di questo mese.
Lou Reed, nato, cresciuto e spentosi nella sua New York, una giovinezza difficile – a causa della sua bisessualità a metà degli anni ’50 fu sottoposto ad elettroshock – cantore dei bassifondi della Grande Mela è colui che ha dato una sterzata al rock com’era concepito in quel periodo. Per molti versi è um precursore del punk per il suo modo graffiante di suonare la chitarra, la voce volutamente monocorde, il suo modo di apparire sul palco, giubbotto di pelle nera e occhiali Rayban. Con i Velvet Underground & Nico, nel loro primo disco, regala al rock uno dei suoi “anthem”: I’m Waiting for The Man. Nella sua turbolenta e creativa vita Lou conosce e collabora con John Cale, Andy Wharol, Iggy Pop, David Bowie, l’Underground è il suo nido e lo sarà sempre in cerca di nuove forme d’arte, mai cristallizzarsi in un genere. L’incontro sentimentale e musicale con Laurie Anderson, compositrice d’avanguardia, speculare a lui in tutto e per tutto, lo porterà a percorrere strade complesse nella musica e a produrre pezzi marcanti, come In Our Sleep (1994), dove Lou e Laurie raccontano la loro storia d’amore, coinvolgente intesa in un brano minimal, essenziale nella musica e nelle parole: In our sleep as we speak, Listen to the drums beat, As we speak, In our sleep as we speak, Listen to the drums beat, In our sleep, In our sleep where we meet, In our sleep where we meet.
Il nome di Mark Evans potrà non dire molto a qualcuno, ma il sessantaquattrenne signore di Melbourne è stato per due anni, dal 1975 al 1977, il bassista degli AC/DC. Fu licenziato da Angus per divergenze sullo stile della musica dopo la tournée in Europa, in Germania fu l’ultimo concerto con la band, ma anche perché il suo successore, Cliff Williams, oltre a suonare il basso, sapeva anche cantare. Mark, che nel 2011 ha pubblicato un libro autobiografico sulla sua storia inclusi gli anni passati nella famosa band, Dirty Deeds: My Life Inside & Outside of AC/DC, continua a suonare; dal 2017 è entrato nei Rose Tattoo, storico gruppo australiano di hard rock capitanato da Angry Anderson. Ascoltiamo qui gli AC/DC con Mark in Let There be Rock.
E arriviamo a Jon Bon Jovi, vero nome, John Francis Bongiovi Jr. Di lui le cronache hanno parlato proprio un paio di giorni fa, quando il rocker, nato nel New Jersey da padre di origini italiane (i nonni erano siciliani), s’è incontrato negli studi di Abbey Road a Londra con il principe Harry per registrare un brano a scopo di beneficenza. Jon, 57 anni, è da sempre uomo impegnato politicamente e socialmente. Con i Bon Jovi, suo storico gruppo, Jon rilascerà il 16esimo album in studio della band dal titolo Bon Jovi 2020 il prossimo 15 maggio. Per ora ascoltiamo Limitless.
L’ultimo in ordine di anno di nascita è Chris Martin, il frontman dei Coldplay. Che dire di Chris e della sua band? Navigano in acque alterne, dal pop rock alla disco, al rock. Il loro ultimo lavoro, Everyday Life mi è piaciuto molto. Chris tuttofare, gioca con la musica e con i generi, è maturato e si sente. Come dimostra anche lo spin off di Everyday Life rilasciato il 21 febbraio assieme a Jonny Buckland, chitarrista del gruppo. Si tratta di una versione “acustica” di tre brani del disco, BrokEn, Champion of the World e Cry Cry Cry (quest’ultimo brano, in versione originale, è stato anche “tradotto” in video con la regia di Dakota Johnson e Coirey Bailey). Tutti e tre “reimagined” con due membri in meno della band, un gruppo di archi e tre coristi in più. Ascoltiamo insieme BrokEn.