Musica per palati fini: i migliori album di inizio 2025 da non perdere

In questi primi due mesi del 2025 sono usciti tre dischi che mi stanno piacendo molto. Per il modo in cui sono stati concepiti, per la qualità delle produzioni e la sensibilità del proporre grande musica ricca di emozioni. Inizio (catalogati per data di uscita dal più recente) con una toccante storia per chitarra, kora e voce dove l’argomento sono le migrazioni, intese in senso lato, la Natura per sopravvivere vive di migrazioni. Ce la propongono Piers Faccini e Ballaké Sissoko in un disco che crea dipendenza. Si prosegue con Nyron Higor, giovane musicista brasiliano che si sta affermando come nuovo esponente di gran valore della Musica Popular Brasileira (MPB). Chiudo con Early James, anche lui giovane artista, di Nashville, che ha registrato il suo ultimo disco in una casa centenaria della città per assorbire tutto il “ruvido” di una registrazione autentica senza perfezionismi da sala d’incisione. Nel titolo ho scritto “musica per palati fini”. Nessun riferimento ad altri “palati” ma solo la  voglia di presentarvi, qualora non li aveste ancora ascoltati, tre esempi di come la musica approccia temi, argomenti, storie. Qui siamo ad alti livelli per bravura degli artisti, per capacità d’emozionare, immaginare, coltivare nuovi orizzonti.

1 – Our Calling – Piers Faccini – Ballaké Sissoko – uscita: 14/02/2025

Our Calling ha diverse accezioni. In questo caso potremo tradurlo con “il nostro destino” ma anche, visto i due artisti che hanno partorito questo splendido disco, “il nostro dovere”, di trattare attraverso la musica – e che musica! – i grossi problemi di questo secolo. Our Calling è il frutto di una sinergia ritrovata tra Piers Faccini, cantautore inglese di origini italiane, e Ballaké Sissoko, virtuoso suonatore di kora maliano, a due decenni dalla loro prima collaborazione che risale a 25 anni fa, quando Sissoko è stato ospite del secondo album solista di Faccini, Tearing Sky, nel 2005 (disco pubblicato l’anno successivo). Nel 2020, è stato Sissoko ad invitare l’amico a cantare Kadidja in lingua Bambara nel suo famoso album Djourou. Veniamo a Our Calling: dieci brani per 44 minuti d’ascolto che diventano un racconto sulla migrazione in tutte le sue accezioni, semi trasportati dal vento, uccelli come l’usignolo, che viaggiano tra l’Africa occidentale e l’Europa, umani, che attraverso i secoli e lungo le rotte commerciali, condividendo modalità e ritmi musicali, hanno contribuito a creare quella cultura mediterranea di cui oggi si fa gran parlare. La migrazione per i due musicisti è un elemento fondamentale della natura e della storia umana. Da One Half of a Dream a If Not Is Real, a Ninna Nanna, canzone popolare cantata in napoletano, in onore delle origini di Piers, a Go Where Your Eyes è tutto un invito alla speranza e alla resilienza. Un incoraggiamento a trovare la propria strada e a seguire la propria vocazione anche di fronte alle avversità. Originale per stile, in una fusione perfetta tra musica tradizionale maliana e folk inglese, è la dimostrazione di come le culture possano trovare un punto comune dove fondersi e raccontare nuove storie. Gran lavoro!

2 – Nyron Higor – Nyron Higor – uscita: 31/01/2025

Per fortuna, dopo alcuni anni di smarrimento cosmico dovuto alla globalizzazione, il Brasile ha ricominciato ha sfornare timidamente nuovi eroi di un genere che annovera nomi intoccabili della musica internazionale, Caetano, Gil, Tom Zé, Tom Jobim, João Bosco, Chico Buarque, Milton Nascimento e via elencando. Oggi vi presento Nyron Higor, polistrumentista afrobrasiliano proveniente da Maceió, la capitale dell’Alagoas, stato che ha dato i natali al grande Djavan. Nyron sta incantando tutti, sia nel suo Paese come nel circuito internazionale. Al suo secondo lavoro, il primo è un disco strumentale autoprodotto dal titolo Fio de Lámina, la musica di Nyron è radicata nelle tradizioni musicali del Nordeste brasileiro e nella MPB dell’epoca d’oro. Nel disco che porta il suo nome, intreccia tutte queste radici con influenze internazionali e tecniche di produzione contemporanee. Come ha spiegato lo stesso artista, “È un test di resistenza e un evento importante nella mia vita, come giovane uomo nero del Nordeste, proveniente da un ambiente umile”. Queste origini si riflettono nel primo dei dieci brani per 24 minuti d’ascolto, Ciranda: un frevo delicato, dove spetta a un trombone raccontare le sue origini. In São Só Palavras Higor si avvale della voce di Alici Sol e della collaborazione di Bruno Berle, altri due bravi artisti emergenti della scena MPB, conosciuti a São Paolo, dove ora ha casa. Se questo è il suo biglietto da visita, sentiremo parlare molto del giovane compositore alagoano!

3 – Medium Raw – Early James – uscita: 10/01/2025

Prima annotazione: è stato registrato in una casa abbandonata di Nashville costruita oltre un secolo fa, con soffitti alti e pareti in gesso che hanno contribuito a fornire un’acustica naturale garantendo così le sonorità crude che l’artista cercava. Seconda annotazione: la strumentazione usata è essenziale volta a enfatizzare le vocalità infuocate di Early, supportate solo da basso e, a volte, da percussioni. Terza annotazione: evviva il dobro! La chitarra resofonica è protagonista assoluta di questo lavoro che promuove ancora una volta il giovane cantautore Early James, al secolo Fredrick James Mullis Jr. – nato il 2 giugno 1993 a Troy, Alabama. Un disco autentico, che sembra riproporre l’essenza più cruda del filone Americana, grazie anche alla manina santa di Dan Auerbach che ha prodotto il disco. L’album apre con Steely Knives, i “coltelli affilati” sono gli occhi di una donna? O il giudizio degli altri? Ah, saperlo: Non lo vedi?/Quegli occhi come coltelli d’acciaio/ Mi tagliano fino all’osso/ Non lo vedi? Quegli occhi come coltelli d’acciaio/ Mi colpiscono quasi ogni volta… canta Early in una sorta di preghiera bluesy. Mentre in Go Down Swinging, brano scritto in collaborazione con Langhorne Slim, la chitarra ha una cadenza quasi da bolero cubano, ricordate Dos Gardenias dei Buena Vista Social Club? Quell’incedere pieno di fatalismo e struggimento ne fa un pezzo che rientra a pieno titolo in questo puzzle di Americana, blues e accenni jazz. Come in Rag Doll, dove James si butta in sonorità jazz minimaliste che evolvono in un finale swing coinvolgente, dimostrando la sua capacità di spaziare tra generi diversi con naturalezza. In conclusione, un disco di 12 tracce per 47 minuti d’ascolto, ricco, vivace, dove su tutto domina la voce graffiante dell’artista. Un’esperienza di ascolto che lascia il segno, intima e potente che ti segna l’anima.