Il 2 dicembre è uscito su tutte le piattaforme l’ultimo lavoro di Gianluca Lalli, Favole Ecologiche. Il cantastorie marchigiano appassionato di Rino Gaetano e di Gianni Rodari, vecchia conoscenza di Musicabile, continua nella sua opera di formazione convinto che, se non si parte dai più piccoli, il mondo difficilmente potrà cambiare. S’è creato il personaggio, una valigia di cartone comprata da un rigattiere, un cappello d’antan e una chitarra. Un cantastorie d’altri tempi che pervicacemente gira le scuole del nostro Paese per raccontare ai più piccoli, donne e uomini di domani, favole in musica, per lo più tratte dai libri di Gianni Rodari. Quest’anno è stato ospite fisso con le sue canzoni di Italian Green, programma in onda su Rai2 il sabato mattina. Favole Ecologiche è il terzo capitolo della “saga” dopo Letteratura in Musica del 2021 e Le favole al telefono del 2020.
Raccontare favole con tutto quello che sta succedendo è quanto mai necessario…
«Tra guerre e bimbi ammazzati come se fossero conseguenze naturali, nessuno si scandalizza più. Sono fatti vergognosi che non riescono a scalfire una società individualista. E dei femminicidi, ne vogliamo parlare? La tendenza oggi è pensare a se stessi. Per questo è necessario educare i bambini, io lo faccio attraverso le favole messe in musica».
A proposito di individualismo ce n’è anche nella musica, soprattutto in quella mainstream…
«Un’arte più conformata di questa non s’era mai vista, sembrano tutti usciti dalla pubblicità degli shampoo. E sono anche bravi! Non c’è un messaggio e quello che c’è non è proprio educativo».
Le canzoni per bambini, apparentemente semplici, sono fondamentali per formare senso civico e critico a future donne e uomini!
«Prendi la tragica vicenda di Giulia Cecchettin: i ragazzi oggi hanno tutto, se inciampano in qualsiasi intoppo reagiscono in modi estremi perché non accettano di perdere qualcosa, non hanno un limite. Come canto nella canzone L’orecchio acerbo (brano tratto dalla poesia Un signore maturo con un orecchio acerbo di Gianni Rodari, ndr): I grandi è assurdo ma lo sai anche tu, portan le orecchie però non senton più…
Giustappunto Rodari! Lo scrittore diceva che le favole sono il luogo delle ipotesi…
«La favola e il mito rappresentano a livello fantastico le nostre debolezze. Prendi anche i miti greci: raccontano crudeltà apparentemente lontane da noi ma che, in realtà, sono dentro di noi. La favola ha un grande potere e una grande responsabilità. Prima si attingeva di più dalle favole, pensa a quelle di Esopo. Oggi sono molto più leggere, perché la nostra è una società che fa fatica a riflettere. Rodari arrivava a tutti perché era semplice, pur trattando temi complessi».
Favole Ecologiche, dunque, è un disco fatto per i bambini perché lo ascoltino gli adulti?
«È assolutamente così, i bambini hanno più facilità nel comprendere, noi adulti siamo distratti, meno curiosi, convinti che tante cose non siano giuste o vere. Ci costruiamo la nostra idea per difenderci, siamo abituati alle cose brutte. Rodari è stato relegato ad autore per bambini anche perché ha pagato la sua appartenenza politica dichiarata – era iscritto al Partito comunista – come Ignazio Silone o Pasolini. Le sue storie non sono per bambini, ma parlava a loro perché riuscivano a capire le ingiustizie meglio degli adulti».
Come hai concepito Favole Ecologiche?
Sono partito da un’emergenza, ormai innegabile, che è il cambiamento climatico. Ma poi l’album si è sviluppato con canzoni che parlano di uguaglianza e diversità, temi che non passano mai di moda e che si ripresentano sempre. Uno e Sette è emblematica, narra la storia di un bambino che è contemporaneamente sette bambini, sono la stessa persona e quando questa sarà grande sarà sette uomini diversi, ma, in fondo, tutti uguali: Abbiamo pelle e capelli di colore diverso ma veniamo tutti da Gea e dallo stesso Universo. Agli occhi di un bambino queste tematiche possono colpire, ai nostri, di adulti, come s’è visto, non è poi così scontato».
Hai attinto da Rodari per tutte le tracce oppure ci sono anche testi tuoi?
Il mondo che vorrei è un mio brano che parla di inclusione e di un mondo utopico irraggiungibile, che garantisce opportunità per tutti, al posto di oligarchie che comandano, della disoccupazione, delle disuguaglianze sul lavoro. Il bambino questi discorsi li capirà sulla sua pelle domani. Uguaglianza e diversità devono essere un valore non un modo per essere discriminati».
Vai ancora in giro per le scuole a cantar favole?
«Certo, siamo io, la chitarra, il cappello e la valigia.Quest’ultima, di cartone, l’ho comprata a pochi euro in un negozio di usato a San Benedetto del Tronto; aveva attaccata un’etichetta di viaggio dei primi del Novecento. Sono 15 anni che viaggio con lei ed è ancora intatta!».
C’è una data del tuo lungo touro nelle scuole a cui tieni particolarmente?
«Sì, quella che farò il 26 gennaio al Teatro sociale di Omegna, la città di Gianni Rodari, dove mi aspettano 400 bimbi».
Nel disco hanno lavorato un bel po’ di persone…
«Gli arrangiamenti sono sempre curati dal chitarrista Lorenzo de Angelis, lavoriamo insieme dal 2014, un artista eccezionale. Poi ci sono i musicisti della mia prima band Ucroniutopia del 2009 quando vivevo a Roma: Walter Pandolfi al basso, Giorgio Gallo alla batteria, Stefano Sanguigni alle chitarre e fisarmonica e Jacopo Mosesso agli archi».