Per chi si trovasse a Milano domenica 12 marzo sera consiglio un gran bel concerto al Blue Note: la Monday Orchestra diretta da Luca Missiti, insieme con il sassofonista Emanuele Cisi, per un omaggio a Horace Silver. L’occasione per ricordare o conoscere per chi ancora non lo conoscesse, il re dell’hard bop, uomo ironico e scanzonato, carattere infuso nelle sue composizioni che rimangano pietre miliari nella storia del jazz, vedi Song For My Father, il suo brano più conosciuto. Horace, insieme a un altro mitico dell’epoca, il batterista Art Backley, costituì i Jazz Messengers, collettivo di musicisti che infuocarono le scene per molti anni, anche se il periodo d’oro fu dalla metà dei Cinquanta a quella dei Sessanta.
E domenica sarà proprio un collettivo, attivo dal 2004, a riaccendere i riflettori sulle composizioni di Silver, la Monday Orchestra. «Stiamo insieme da 17 anni, abbiamo pubblicato quattro dischi e ne abbiamo uno in preparazione, andiamo avanti consapevoli che è un mezzo miracolo», racconta Luca Missiti, il direttore. Luca è anche, dal 2022, il coordinatore didattico della Civica Scuola di Jazz di Milano, succeduto a Enrico Intra, ora presidente onorario. S’è formato in questa scuola e, sempre qui, da 11 anni insegna armonia, arrangiamento e musica d’insieme.
Al Blue Note si presenteranno in 17 incluso il sassofonista torinese. Una bella formazione per raccontare un «piccolo viaggio tra le tante anime della musica di Silver», commenta sempre Missiti. La band rispecchia quella delle storiche formazioni jazzistiche, alla Duke Ellington e Count Basie, per intenderci. «È un’orchestra di grandi professionsiti, che riesce a preparare programmi complessi in brevissimo tempo. Facciamo una dozzina di concerti l’anno in formazione completa, e non è poco visti i tempi», mi racconta.
Perché proprio Horace Silver? «Lo vuoi proprio sapere?», ribatte. «Perché è uno dei miei compositori preferiti. Abbiamo suonato più volte Ellington, Coltrane, Mingus, Davis, Silver mancava. Sono molto legato alla sua musica perché sembra semplice, e in effetti per chi non mastica il jazz, è una musica orecchiabile, in realtà è ricca di complessità, non è mai banale, e ti permette di dare tanto colore».
Quel colore che Horace ereditò dai geni paterni, capoverdiani. «Silver è il passe-partout per chi è intimorito dal jazz», rimarca Luca. Preparatevi, dunque, a un viaggio nella musica di Silver tra lo swing di Doodlin’ e Sister Sadie” il latin di Nica’s Dream l’immortale Song For My Father fino a pezzi funky come The Jody Grind e Filthy McNasty. Buona musica a tutti!