Autori Associati, un collettivo per rilanciare la musica di qualità

Filippo Minoia

Si sono chiamati Autori Associati, è un nuovo collettivo di musicisti, compositori, produttori, cantanti, autori  nato sui social con un’idea comune: si può fare musica, anche quella dell’attuale mainstream, creando un prodotto di qualità non soltanto tecnica, ma soprattutto artistica. Testi, musiche, distribuzione diverse da quella attuale? Loro sono convinti di sì. Nell’idea degli AA c’è una costante di base: l’etica. Lavorare per portare al pubblico un qualcosa che sia “sostenibile”, nell’accezione originale del termine, e comunicabile  – vabbè la dico a modo mio – guardandosi fieramente allo specchio.

Chi ha avuto l’idea di questa comunità di artisti proveniente da tutta Italia, volutamente aperta, si chiama Filippo Minoia. È un musicista  e compositore romano. L’ho chiamato per farmi raccontare l’iniziativa che ha portato alla pubblicazione di un primo lavoro, solamente digitale, uscito a settembre dal titolo Ruggine&Borotalco, frutto della sinergia del collettivo. Un brano Pop: il genere non è stato scelto a caso, essendo il più inflazionato dal mainstream, reinterpretato in una chiave più intelligente, ironica, un testo contro i luoghi comuni di una forma canzone che racchiude oggi, almeno qui in Italia, una percentuale di rapper, trapper, simili fra loro al punto di rendere banale anche chi scontato non lo è affatto.

Dunque, Filippo: tutto è partito da te?
«Sì. Il gruppo è nato a fine febbraio. Molti di noi già si conoscevano. Nato e sviluppato sui social per cercare di collaborare assieme, un retaggio della pandemia. Ci teniamo a dire che è figlio dei social perché è l’esempio di un utilizzo non passivo del mezzo, che va al di là dell’uso medio, e cioè per lo più zuffe e commenti personali».

La pandemia ha fatto non pochi sconquassi nel mondo della musica.
«Piuttosto di lamentarci abbiamo pensato di riunirci e dare una nostra visione della canzone italiana. Il brano che abbiamo pubblicato vuole essere il nostro biglietto da visita. Lavoriamo per la canzone e non per l’artista, il contrario di quello che accade ora».

A chi vi rivolgete dunque? Agli addetti ai lavori?
«Non solo, a loro, ma soprattutto al pubblico e ai colleghi musicisti».

Perché avete scelto di partire proprio con un brano Pop?
«È provocatorio. Vogliamo dimostrare che le canzoni Pop possono avere una coerenza nel testo e nella musica. Abbiamo utilizzato questa forma musicale per accostare un testo di contenuto, ironico, curato che avesse qualcosa di valido. Come abbiamo scritto nella nostra presentazione, l’obiettivo è stato quello di “regalare al pop una nuova giovinezza, ironizzando sugli stereotipi odierni del genere attraverso un monologo serrato e sopra le righe, ricco di pregiudizi e sberleffi».

Quindi, Ruggine&Borotalco non è solo un biglietto da visita ma anche il primo di una lunga serie…
«Ne seguiranno altri, ne abbiamo molti in cantiere, li elaboriamo tutti insieme. Il nostro obiettivo è la collaborazione a distanza, dunque aperta a tutti coloro che vogliono unirsi, il nostro obiettivo è aumentare il nostro collettivo. Si tratta di un progetto aperto. Daremo spazio ai vari team che si formeranno».

In quanti siete ora?
«In nove: Elio Aldrighetti (autore e compositore), Marina Del Monte (autrice e docente di comunicazione), Alberto Flavio Fulgoni (autore, compositore e produttore), Cosimo Musciacchio (musicista e compositore), Paride Nicastro (cantautore e autore), Massimo Pellegrini (musicista e compositore), Shasa Rizzi (cantante, autrice e attrice, voce di Ruggine&Borotalco), Luca Viviani (autore) e io, cantautore, musicista, arrangiatore e produttore artistico».

Collettivo è una parola che apre sempre il cuore…
«Siamo un progetto ambizioso ma giovanissimo, stiamo verificando le modalità di come interagire al meglio per dare linfa alla nostra idea. In questa fase non cerchiamo una collocazione discografica. Questa arriverà in un secondo momento, abbiamo infatti intenzione di farlo diventare una vera e propria casa discografica. Conosciamo il mercato e tutti i suoi meccanismi. Però ci riteniamo degli artigiani della musica con una nostra mail (infoautoriassociati@gmail.com, un canale YouTube, una pagina Facebook e una Instagram…».

Sei il portavoce del collettivo, però vorrei sapere da te cosa pensi dei soliti festival e programmi di talent che mettono in competizione… la musica non la puoi ridurre a una banale gara…
«Condivido, è un problema enorme, da un lato dico, meno male che ci sono, dall’altro però un artista non dovrebbe emergere a scapito di un altro. Credo che gli Autori Associati possano cercare di dare un’alternativa, una qualità, un modo di scrivere che apparteneva agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Non facciamo tutto questo per venderci, non dovete comprare noi ma un’alternativa, non certo per entrare in classifica, semmai per dare voce a chi altrimenti non ne avrebbe».

Mi trovi molto d’accordo con quanto stai dicendo, Filippo.
«Come si dice: è il piccolo battito d’ali di una farfalla che può provocare una tempesta. La forma canzone italiana andrebbe rivalutata, ci crediamo».

Però, dovete pur guadagnare…
«Certo, per ora è soltanto un investimento, non tendiamo a produrre profitto, se non il necessario per pagarci le spese. Le grosse produzioni, per motivi fondativi, non sono previste. Al momento ci autofinanziamo».

Dopo il pop che genere affronterete?
«Come ti dividevo abbiamo tante opzioni, potremmo fare un brano solo per chitarra e voce o per pianoforte e voce. Questa prima canzone ci siamo divertiti a riarrangiarla, siamo riusciti a omogeneizzare le varie personalità interfacciando i nostri file. Le premesse per fare un grosso lavoro ci sono tutte. Da bravi sognatori lo crediamo fermamente!».