Piero Sidoti e la sua incredibile storia sull’amore

Piero Sidoti – Foto Rebecca Serafini

Ritorno ancora una volta sul tema cantautori, a me caro, per parlarvi di un artista che, “fino a prova contraria” (lo capirete tra poco!) concilia l’essere un appassionato di scienza, laureato in biologia e insegnante di matematica, con la scrittura e le note. Piero Sidoti, friulano di Udine, ha pubblicato alcuni mesi fa un lavoro molto bello e intenso, Amore (fino a prova contraria). Una voce profonda, la consapevolezza che la bellezza dell’amore e della musica sta nelle imperfezioni. Cosa che potrebbe contraddire con la sua mente matematica, dove tutto deve incasellarsi… Una dualità che esce brillantemente dalla cover del disco, un volto composta a metà dal David di Donatello e dall’altra metà dal suo. «È opera della fotografa Rebecca Serafini – racconta Piero – Vediamo sia l’amore meraviglioso e perfetto, rappresentato dal volto del David di Michelangelo, sia l’amore umano che ha il volto più fallace e decadente di un qualsiasi uomo, come il sottoscritto». 

Ecco, dunque, la dualità, la perfezione e l’imperfezione. La prima è pressoché irraggiungibile, la seconda è quella con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni della nostra vita, ma proprio per questo è quella più stimolante, fa parte dell’uomo, dell’amore e di tutte le attività in cui l’essere umano è coinvolto, mentalmente e fisicamente.

Ho incontrato Sidoti a Milano alcuni mesi fa. Ne parlo solo ora perché il lavoro di Piero è uno di quelli che va ascoltato con attenzione, decantato, ripreso, lasciato riposare e riascoltato. E Amore (fino prova contraria), titolo che trovo nella sua semplicità geniale, è un gran bel racconto in musica. Le parole sono essenziali, perché è con queste che Piero disegna armonie che poi traduce in musica, minimalista. L’artista ama le contraddizioni, ecco dunque un brano, Triste, che viene rivestito di un’armonia spensierata, tropicale, o ancora, Valzer per sasso e corda, un racconto che s’è inventato, una storia raccontata a tempo di tre quarti, che fa venire in mente un luna park, etereo, dove tutto è possibile.

C’è del cinema nella musica di Piero e, non a caso, il Nostro ama il cinema e il teatro e lo pratica. Anche i suoi spettacoli sono più teatro-canzone che concerti.

Piero, insegnate di matematica, sono stato sempre una capra in matematica!
«Salire in cattedra o sul palco sono sempre due eventi irripetibili. L’insegnamento è un atto d’amore, ti dirò, insegnante e cantautore sono due mestieri che si parlano abbastanza!».

D’altronde la musica ha a che fare con la matematica…
«Sono amici. Se pensi ai poeti, alla metrica, a Montale, Leopardi, c’è una sintesi tra matematica e parola. Anche dall’altra parte è così, E=MC2, la formula che stabilisce la relazione tra l’energia e la massa di un sistema fisico, è vicina alla poesia, l’energia è massa rarefatta e la massa energia condensata. In entrambi i casi c’è l’ispirazione dell’uomo».

Perché hai scelto di studiare una materia scientifica e non umanistica?
«Nella mia vita ho fatto solo studi sbagliati. Dovevo fare il liceo classico e, quindi, Lettere all’università, invece ho frequentato l’istituto agrario e poi mi sono iscritto a Biologia, perché c’erano materie più ostiche e per me erano una sfida. Sono l’esempio del cattivo orientamento della scuola. In realtà la matematica ha la sua magia, è preveggente, uno più uno fa due! Ti confesso che mi ci sono appassionato».

E il cantautore?
«Scrivevo molti testi, poi ho iniziato a suonare la chitarra. Mettere un accordo sulla parola è stato naturale, musica e parole si sposano. Devo ringraziare Antonio Marangolo (produttore e musicista, ndr), mi ha aiutato tanto».

Cosa vuol dire fare il cantautore oggi?
«Non lo so! La sfida nella vita è essere contenti, se ti piace fare il cantautore può essere bello, altrimenti meglio impegnarsi su altro».

Renderà anche felice chi vuole intraprendere questa strada, ma è bella irta!
«In Italia non c’è più la realtà dei Club, quelli dove si esibivano De Gregori e Venditti, per esempio. In Germania e in Francia per un cantautore è come andare in Paradiso. Qui non viene concessa l’opportunità di crescere, probabilmente abbiamo tanti piccoli Beatles ma nessuno lo saprà mai»

Veniamo ad Amore (Fino a prova contraria), un disco minimal!
«Significa amore a tutti i costi, in tutti i suoi aspetti e dimensioni, anche amore per sé stessi. La cover parla chiaro: il David di Michelangelo è scolpito nel marmo freddo, io sono io, in carne e ossa, con tutta la fragilità umana, siamo un errore e quindi unici. L’errore è un atto distintivo. L’ho dedicato a mio padre che se n’è andato poco tempo fa, suonava il pianoforte, ascoltava tanta musica, era una persona aperta, onnivora».

E tu cosa ascolti?
«Mi piace molto la bossanova, ma anche la musica classica e quella contemporanea, John Cage, Nono, Berio, Stockhausen».

Sul palco più che un concerto fai teatro-canzone…
«Sì, mi piace molto. Questo disco lo porto nei teatri e lo racconto come una fiaba che contiene tutte le canzoni. Racconto la storia di Sasso e Corda, un bambino e una bambina che ogni pomeriggio s’incontrano ai giardini pubblici per ascoltare una storia cantata da Bepi il Matto, un personaggio strano che passa illuso tempo seduto su una panchina. Bepi affascina i bimbi con un racconto avvincente: la possibilità di raggiungere un mondo dove la paura non esiste, imboccando un passaggio segreto. La destinazione si trova dietro la luna, in un luogo magico, dove non c’è gravità, non c’è paura, c’è solo leggerezza e gioco. È un mondo rivoluzionario quello di Sasso e Corda. Un viaggio interstellare, che, metaforicamente, è un viaggio nella profondità dell’inconscio, un percorso di accettazione di se stessi».