Non so voi, ma quando uscì il disco Buena Vista Social Club, opera prima dei Buena Vista Social Club, 25 anni fa, Compay Segundo e la sua nutrita band mi mandarono in tilt. Alcuni tra i più distinti, quotati e vecchi musicisti degli anni Quaranta e Cinquanta, quelli che cantavano nelle case della Trova dell’isola caraibica, ritornavano alla ribalta grazie a quel raffinato cercatore d’oro, musicista e produttore che porta il nome di Ry Cooder, a Nick Gold, patron dell’etichetta inglese World Circuit e al maestro cubano Juan de Marco Gonzáles che diventò il direttore d’orchestra della mitica band. Era il 16 marzo del 1996. Tre anni più tardi ci pensò Wim Wenders a raccontare in un docufilm meraviglioso, la magica storia dei Buena Vista, sempre con la direzione musicale di Ry Cooder.
Il prossimo 17 settembre uscirà un’edizione in cofanetto, via World Circuit, ribattezzata Buena Vista Social Club’s 25th Anniversary Editions (in più versioni, 2LP + 2CD Deluxe Book Pack, 2CD Casebook, 2LP Vinile Gatefold e Digitale), per ricordare la registrazione di quell’album storico che fece amare la musica cubana tradizionale a chi non l’aveva mai ascoltata, avvenuta negli studi EGREM/Areito de La Habana. Alcuni giorni fa è stato messo all’ascolto La Pluma, terzo brano inedito non contenuto nell’album originale, ma registrato sempre in quella storica sessione, che potete ascoltare qui, oltre a Saludo Compay e Vicenta. Per stare sempre sulle news “tecniche”, l’album originale è stato rimasterizzato dal settantasettenne ingegnere del suono americano Bernie Grundman, un nome assoluto nel suo campo, vincitore anche di un Grammy.
Al di là della notizia che ha risvegliato la voglia di riascoltarmi brani diventati mitici, come Chan Chan composto da Compay Segundo nel 1984 – De Alto Cedro voy para Marcané/ Llego a Cueto, voy para Mayarí – il cui incedere quasi solenne è stato la porta d’accesso al mondo magico dei Buena Vista Social Club, ne approfitto per fare alcune considerazioni. C’è una musica, il son cubano tradizionale, che grazie a questi superbi musicisti, è stato tramandato e ha trovato nuovo vigore. Vale la pena ricordare che Compay Segundo, morto a 96 anni nel 2003, Ibrahim Ferrer, frontman per una quarantina d’anni dei Los Bocucos, la cui voce tra il metallico e il falsetto è inconfondibile, andatosene il giorno del mio compleanno, il 6 agosto (del 2005) a 78 anni, Rubén González, pianista eccezionale, re del mambo e del cha cha cha e jazzista di talento, nato a Santa Clara e spentosi a 84 anni nella capitale cubana pochi mesi dopo Compay, oltre a essere stati il motore dei Buena Vista, erano musicisti veri, tutta gente di un pezzo, forgiata dal Son, che ebbe fama e successo ma che poi, poco a poco, uscì dalla scena, in silenzio, seppur continuando a comporre (Compay) o lasciando proprio la professione di una vita (Gonzáles). Anziani, hanno avuto il meritato successo internazionale.
Il resto della band s’è esibito fino al 2016, quando il 14 e il 15 maggio di quell’anno tennero gli ultimi due concerti al Teatro Carl Marx de La Habana. Tra loro c’era (e c’è ancora! Ha 90 anni) Omara Portuondo, grande interprete del Son Cubano, il settantacinquenne chitarrista Eliades Ochoa, i trombonisti Jesús Aguaje Ramos e Luis Manuel Guajiro Mirabal, Barbarito Torres suonatore di laud, il liuto cubano a 12 corde, re del della guajira.
Lo stupefacente di questi simpatici “vecchietti” è che, seppure inconsapevolmente, hanno cambiato la faccia di Cuba. Nel loro “piccolo” hanno fatto più di tanti tavoli diplomatici. Nel 2015 – mi sarebbe piaciuto sapere cosa avrebbe commentato Compay Segundo – sono stati ricevuti e hanno tenuto un concerto alla Casa Bianca davanti al presidente Obama, primi cubani a mettere piede dopo la rivolución nel simbolo del potere Occidentale. Obama quella sera si divertì, cantò con loro, rimase a bocca aperta dalla qualità dello show.
Uno stupore che ancora oggi, dopo averli visti decine di volte nel film di Wenders, e ascoltati centinaia di volte (sono nella mia lista dei preferiti) mi ritrovo a provare ancora e ancora…
Ci sono note che ti entrano nel cuore e non se ne vogliono proprio andare. Note semplici, note che sanno di nostalgia e amore, note che creano un qualcosa di magico ed eterno. Lo comprerò il Buena Vista Social Club’s 25th Anniversary Editions, perché è un omaggio ulteriore alla grandezza di musicisti semplici, persone che sono cresciute e hanno incarnato il potere della musica tradizionale, credendoci e avendo avuto la fortuna (ma si sarà trattato solo di fortuna?) di ritrovarsi nel momento giusto insieme. A celebrare la bellezza di Cuba e della sua arte.