Da vecchio marpione, va a rilascio contingentato. Ed ecco che arriva il terzo brano di Dylan al tempo del coronavirus. Si intitola False Prohet, un bel blues piantato di sei minuti secchi, dove il menestrello gioca ancora con la sua vita, saluta “amiche”, tira in ballo Luther King, e sostiene, a pericolo d’equivoci, che lui non è un falso profeta, ma una persona normale. Un blues vecchia maniera, salubre e rigenerante, soprattutto per chi aspettava il suo ritorno da anni da quel Tempest, album pubblicato nel 2012. Dopo Murder Most Foul, un autentico successo, al numero uno nella classifica Billboard,… Continua a leggere