Le persone hanno bisogno della musica, soprattutto di quella dal vivo, vederla, sentirla, annusarla, toccarla. La sua privazione è una della conseguenze più brutali di questa pandemia, non certo meno importante del lavoro, che, anzi, lo ingloba, insomma, è parte di tutto ciò che rende una vita, normale. L’uomo, in quanto tale, ha bisogno di sostentamento fisico ma anche di quello spirituale e mentale. Ha voglia di bellezza e di sogni, di stimolare la propria mente, di librarsi nei cieli della fantasia.
Dopo le centinaia di appelli di musicisti, tecnici, addetti al settore, l’AIAM, Associazione Italiana Attività Musicali, ente che raggruppa 115 associazioni in tutta Italia con oltre mille abbonati, ha deciso di cambiare strategia: far parlare gli spettatori, l’“Abbonato Abbandonato” (è il nome della campagna) privati della musica live.
Da oggi 25 gennaio – e per 115 giorni, quanti sono i soci raggruppati sotto l’AIAM – attraverso i suoi canali social, l’associazione pubblicherà e invierà a tutti i media italiani, nazionali e locali, un video-appello di un Abbonato Abbandonato. «115 donne e uomini (uno per ogni associazione musicale, ndr) racconteranno perché la musica è necessaria anche nei momenti di crisi», ha spiegato Francescantonio Pollici, presidente di AIAM.
Sempre Pollici, per evidenziare la necessità di una ripartenza sicura, ha ribadito nelle sue interviste come durante il periodo tra un lockdown e l’altro in Italia si siano tenuti 2782 concerti e spettacoli con 350mila spettatori presenti e un solo caso di Covid19 registrato. E questo perché sono stati rispettati rigidissimi protocolli di sicurezza.
Ben vengano questi appelli, che sono lontani dallo stupido negazionismo. Rimettere in moto un comparto che langue ed è allo stremo vuol dire fa respirare anche le menti di tutti noi: abbiamo bisogno di felicità, vogliamo ascoltare la bellezza… Mi auguro serva a qualcosa…